L‘anno scorso ha fatto la sua comparsa nelle librerie di tutta Italia Aurora nel buio della scrittrice modenese Barbara Baraldi edito dai tipi di Giunti e ora giunge sugli scaffali il secondo capitolo intitolato Osservatore oscuro.
Facciamo un po’ di ordine: Barbara Baraldi ha all’attivo una carriera decennale alle spalle come autrice di romanzi e da un po’ di anni ha aggiunto anche l’attività di autrice di fumetti, prevalentemente per la collana Dylan Dog della Sergio Bonelli Editore, per la quale ha scritto alcuni numeri, oltre a Torture Garden uscito per Edizioni Inkiostro.
Barbara Baraldi torna a raccontare le indagini di Aurora Scalviati con Osservatore oscuro
Nel 2017, dopo qualche anno in cui si era dedicata allo urban fantasy (a proposito, avete letto Scarlett e Striges?), si è ributtata nel thriller con Aurora nel buio, primo romanzo di una serie con protagonista la profiler Aurora Scalviati.
Aurora, reduce da uno scontro a fuoco in un ex mattatoio a Torino, si è ritrovata con una pallottola conficcata nel cervello impossibile da estrarre e con i suoi fantasmi che non smettono mai di tormentarla. Trapiantata a Sparvara, immaginaria cittadina della provincia modenese, Aurora dovrà fare i conti sia con il pazzoide di turno, soprannominato il lupo cattivo, che con i propri demoni interiori.
Il primo romanzo sembrava quasi essere stato scritto con il manuale del perfetto thriller sempre a portata di mano: abbiamo il poliziotto (in questo caso una poliziotta) dal passato difficile, un killer spietato e imprendibile, una task force messa in piedi alla meno peggio con dei soggetti che apparentemente sono dei casi umani, mentre in realtà si rivelano geniali, e abbiamo il classico superiore rompiscatole che sembra quasi mettere i bastoni fra le ruote ai nostri detective.
Un thriller, insomma, con tutti gli ingredienti giusti per fare breccia presso il pubblico, il quale ha subito risposto in maniera positiva.
E anche al sottoscritto il romanzo è piaciuto molto.
Considerato che il primo volume è stato un successo, ecco che spunta il seguito diretto. Aurora è coinvolta in un caso che la riguarda in prima persona. Un uomo è stato trovato barbaramente ucciso e sul suo corpo è stato tatuato il nome di Aurora. Considerata in un qualche modo implicata nell’orrido delitto e osteggiata dalla procura, Aurora dovrà fare tutto da sola e in clandestinità, anche perché la squadra con cui ha lavorato al caso del lupo cattivo è stata sciolta.
La Baraldi riesce a schivare la trappola in cui rischiava di cadere dopo il primo romanzo: riproporre la stessa identica salsa anche nel secondo. Se nel primo volume c’era la task force e Aurora agiva potendo sfruttare i potenti mezzi della polizia, qui il gruppo è stato sciolto e la protagonista è costretta a muoversi al di fuori dei canali ufficiali e in gran segreto. Qualche personaggio esce di scena, in tutto o in parte, altri subentrano e cambia lo status quo di alcuni comprimari. Pur senza stravolgere le linee guida del primo romanzo, insomma, la Baraldi fa centro anche al secondo colpo senza fare una mera fotocopia.
Considerando il genere proposto, non era facile.
La prosa è quella sicura di chi padroneggia l’arte dello scrivere da diversi anni e che sa come tenere imbrigliato il lettore dalla prima all’ultima pagina posizionando i colpi di scena nei punti giusti.
La protagonista Aurora ha tutte le carte in regola per far breccia nei cuori degli appassionati: giovane e tormentata, deve fare i conti con un passato doloroso, con un presente complicato e con un futuro difficilissimo, reso ancora più incerto dai sentimenti che prova nei confronti del suo collega Bruno Colasanti, anch’egli non meno incasinato di lei.
Osservatore Oscuro riesce a tenere alta la tensione nel lettore, dando nuova carica al mondo di Aurora Scalviati
Un romanzo consigliatissimo agli appassionati di thriller, insomma.
Se cercate qualcosa da leggere sotto l’ombrellone, questo volume di oltre cinquecento pagine è quello che fa al caso vostro.
Difetti?
Sì, uno. anzi, due.
Più che difetti, si tratta di scelte narrative che a me non piacciono. Possono propormele in tutte le salse possibili, ma a me non sono mai piaciute. Sia messo agli atti che la mia è un’opinione puramente personale, anzi, ci sono parecchie persone cui queste soluzioni piacciono.
Difetto numero uno: lo spiegone. Ho riscontrato il medesimo difetto sia nel primo che nel secondo romanzo. Verso la fine, Aurora si trova faccia a faccia con il killer. Ha capito quasi tutto, ma ancora le sfugge qualcosa. Il killer, forse in un delirio di onnipotenza, invece agire, passa diverse pagine a spiegare in lungo e in largo i dettagli del suo mefistofelico piano, dando tempo ad Aurora di trovare modo di risolvere la situazione.
Una scena del genere è presente tale e quale anche in Osservatore oscuro, ma devo prendere atto del fatto che è servita un po’ meglio.
Difetto numero due: Sparvara. Immaginario (ma neanche troppo, visto che è esistito davvero un borgo medioevale con questo nome) paesino della Bassa Emiliana, per ora è più uno sfondo che altro. A parte i comprimari di Aurora, non esiste una vera e propria tridimensionalità del luogo; sembra più uno sfondo che altro e questo è un peccato.
Se escludiamo questi due aspetti, Osservatore oscuro è un buon thriller che strizza l’occhio ai maestri del genere pur non rinunciando alla propria identità.
Fatelo vostro e non ve ne pentirete.