Sab 27 Luglio, 2024

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La recensione de L’esorcista del Papa, ovvero Russell Crowe in vespa

Qualche anno fa William Friedkin, regista de L’ Esorcista nel 1973, presentò a Venezia il documentario The Devil and Father Amorth, incentrato su un esorcismo compiuto dall’esorcista riconosciuto dal Vaticano (vissuto realmente e morto solo pochi anni fa) padre Gabriele Amorth, ispirazione per il nuovo film con protagonista l’ex gladiatore Russell Crowe, L’esorcista del Papa.

Chi è L’esorcista del Papa?

Nel film, Padre Gabriele Amorth è il capo esorcista del Vaticano, un prete che passa le giornate a scacciare il demonio dai posseduti e che viene maltrattato dai suoi superiori anche se, ha detta sua, il suo unico capo è il Papa. In film si apre nel 1987 a Tropea, dove vediamo l’esorcista arrivare in un cascinale a bordo di una Vespa, esordendo con una battuta già memorabile: “è proprio un bel maiale”, dopo aver visto l’animale tenuto al guinzaglio.

La possessione che deve esorcizzare Padre Amorth ha il comodo effetto di far parlare inglese la vittima, non aramaico, non latino, ma inglese, in modo che Crowe molli l’italiano, parlato fino a quel momento, ed esegua l’esorcismo nella sua lingua natia. Convocato dal Capo (Franco Nero), il prete viene spedito in Spagna ad esorcizzare il piccolo Henry, trasferitosi dagli USA con madre e sorella (altra scusa per parlare inglese), coadiuvato dal prete locale, Padre Esquibel (Daniel Zovatto).

LEsorcista del Papa

L’esorcista del Papa (simpaticone)

Padre Gabriele Amorth, nella versione di Crowe, è un esorcista sui generis, beve whisky, usa il turpiloquio e fa “cu cu” alle suore. Sempre incline alle batture la sua paura più grande è che la Francia vinca la coppa del mondo, la sua italianità è tutta racchiusa nel momento in cui gli viene offerto un cappuccino in pieno pomeriggio e risponde. “A quest’ora? Ma siete pazzi?” ordinando un doppio espresso. Ce la mette tutta l’attore australiano per sembrare italiano ma, complice anche certe battute che gli vengono messe in bocca dalla sceneggiatura, risulta essere una caricatura dell’esorcista italiano, mai veramente preso sul serio (forse com’è giusto che sia).

Lo stesso padre Amorth è stato un personaggio controverso e incline all’esagerazione. In un’intervista concessa al Sunday Telegraph dichiarò di aver compiuto oltre 50000 esorcismi tra il 1986 e il 2000, una media di 9,5 interventi al giorno, anche se, sempre secondo le sue dichiarazioni, i veri posseduti sono stati “solo” un centinaio, il resto erano disturbi psicologici.

Con una premessa del genere era logico che il regista Julius Avery tentasse un approccio al materiale originale con una certa ironia, e infatti L’esorcista del Papa è un film che non vuole mai prendersi sul serio, è un film di serie z, che vuole esserlo e diventa divertente proprio per quello.

Amorth-mobile

A dimostrazione delle intenzioni non “sacre” del film, Padre Amorth si sposta da un luogo all’altro a bordo di una vespa, e vedere la mole di Russell Crowe muoversi sulle due ruote è già una dichiarazione d’intenti. Ma muoversi fra le strade di Roma, nel 1987, in vespa, ha perfettamente senso. Il problema nasce quando il nostro esorcista viene spedito in Spagna, all’abazia di San Sebastiano. Lo stacco di montaggio introduce l’esorcista direttamente in Spagna a bordo della sua lambretta, vera e propria Amorth-mobile, ed è esattamente la stessa vespa che guidava a Roma.

Quello che ci sta suggerendo il film è che Gabri (come viene affettuosamente chiamato dal demone Asmodeo), ha compiuto il tragitto Roma-Castiglia in vespa. Considerando che una vespa 125 arriva al massimo agli 85 Km/h e che tra la capitale italiana e la Castiglia, regione spagnola dove risiede l’abazia, ci sono 1913 Km occorrerebbero più di 20 ore per compiere il tragitto, sempre sperando che il motore della vespa, spinto costantemente al massimo, non dichiari forfait prima del traguardo. Anche all’inizio, quando Crowe/Amorth, esegue l’esorcismo a Tropea ci arriva in vespa, ma in quel caso i km sono “solo” 631.

Se qualcuno ha mai visto il documentario di Friedkin con Padre Amorth, avrà sicuramente notato che la somiglianza tra l’esorcista e Russell Crowe è la stessa che passa tra Charlie Chaplin e Bud Spencer, probabilmente le uniche due cose attinente alla realtà sono il nome dell’esorcista e la sua professione. Di certo non siamo di fronte ad una biografia canonica e non possiamo fare il confronto tra la realtà e la finzione come avvenuto ad esempio nella scena del Live Aid in Bohemian Rhapsody, ma è evidente che nelle intenzioni del film, l’attinenza alla realtà non è una questione primaria.

Esorcisbirri

L’esorcista del Papa, sembra quasi un buddy movie, quei film con una coppia di poliziotti, alla Arma Letale per intenderci, in salsa horror. I due esorcisti Amorth e Esquibel formano una coppia che si amalgama alla perfezione, saggio e navigato il primo, giovane ed inesperto il secondo, uno incline alle battutacce e all’alcol, l’altro ligio al dovere. Visto il successo del film e il finale, siamo certi che vedremo ancora la coppia di esorcisti-sbirri (o esorcisbirri) per molti anni, e del resto, è già in cantiere un sequel.

I tempi del Gladiatore sono lontani per la star australiana e, com’è noto, non parteciperà al sequel della pellicola che gli valse l’Oscar nel 1999. Negli ultimi anni Crowe si è ritrovato in film non proprio riusciti (Poker Face, Il Giorno Sbagliato), ma nei panni dell’esorcista italiano salta all’occhio quanto l’attore si sia divertito nei bizzarri panni di un esorcista non convenzionale. C’è anche la forte sensazione che Russel Crowe abbia accettato L’esorcista del Papa solo per venire a Roma per strafogarsi di carbonara, ma questo è un altro discorso.

Una farsa sacra

Julius Avery, dopo il deludente Samaritan, dirige un film assurdo e grossolano, dove tutte le scene di possessione demoniaca sono viste e straviste, e non c’è nemmeno il tentativo di realizzare qualche jump scare stile The Conjuring e affini. Ma l’aspetto su cui gioca fortemente Avery è appunto la farsa, il voler prender in giro un filone che negli ultimi 10 anni ha sfornato almeno 2 film l’anno, concentrandosi sul personaggio sopra le righe e sull’attore che lo interpreta. C’è anche il tempo di provare a ripulire una delle peggiori pagine della Storia della Chiesa, nella sceneggiatura di Micheal Petroni e Evan Spiliotopoulos, ma il tentativo risulta fiacco e approssimativo (e anche un po’ bigotto).

L’esorcista del Papa è un film da prendere alla leggera, da guardare con gli amici per farsi due risate, e contare le assurdità presenti nel film ma, come già detto, è evidente come le intenzioni del regista fossero proprio queste.

L'Esorcista del Papa
L'esorcista del Papa è un film che non vi incuterà timore, ma piuttosto vi farà fare qualche risata.
Pro
Russell Crowe è uno spasso
Un film che non si prende sul serio
Divertente, da guardare con gli amici
Contro
Molto poco horror
Nulla di nuovo sul discoro possessioni ed esorcismi
6.2
Voto Finale

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