Dragonero Senzanima: Fame, l’altra faccia della guerra

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Giusto un anno fa a Lucca compariva il primo volume di Dragonero Senzanima, la collana ‘matura‘ dedicata al passato mercenario di Ian Aranill, prima colonna della sezione Audace di Sergio Bonelli Editore a cui si è presto anche l’ambientazione western di Deadwood Dick. Pare quindi giusto che nell’edizione 2018 della kermesse toscana arrivi in anteprima Dragonero Senzanima: Fame, il secondo capitolo di questa saga adolescenziale di Ian.

Dragonero Senzanima: Fame è il secondo capitolo della saga sul passato mercenario di Ian Aranill

Se con la prima avventura del giovane Aranill (che abbiamo recentemente scoperto esser intitolata Guerra) si era subito voluto chiarire come il tono, tanto narrativo quanto grafico, sarebbe stato più cinico e cupo rispetto alla serie regolare, con Dragonero Senzanima: Fame non si è solo ribadito questa presa di posizione, ma ci si è spinti oltre. La cifra stilistica di questa serie flashback è improntata alla dimostrazione del lato meno eroico della guerra, ci si sofferma sull’impatto emotivo distruttivo e disumanizzante dei conflitti, uno spunto narrativo che nemmeno nella Saga delle Regine Nere è stato reso in modo così cinico e privo di retorica.

Dragonero Senzanima: Fame è una lettura che colpisce allo stomaco, quindi siete avvisati. Vietti sceglie di affiancare Ian in un momento particolarmente complesso di una campagna militare: la scarsità di cibo. Per comprendere bene questa scelta, e la maniacale preparazione dell’autore, leggetevi poi l’intervista-editoriale a fine volume, un bel modo di fornire al lettore la chiave di lettura di certi aspetti dell’avventura appena letta.

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Se nei fumetti siamo spessi portati a vedere il lato eroico degli scontri, in questo caso ci vengono sbattuti in faccia le meschinità e le difficoltà spesso offuscate dai racconti di gloria e vittorie. La fame che fornisce il titolo all’albo è la vera nemica, equa con tutti, si abbatte su soldati e popolo, creando una serie di tensioni che innescano delle dinamiche che in un ambiente sociale simile diventano delle micce.

Assieme al compagno Burba, Ian viene inviato, sotto il comando di Carogna, a perlustrare in avanscoperta una zona prossima all’accampamento, in cerca di viveri per l’armata di Senzanima. LA ricerca sembra esser infruttuosa, sino a che i tre non giungono in prossimità di un villaggio nascosto nella boscaglia che sembra offrire una speranza di rifornimenti. Ma i tre mercenari avranno davvero trovato la salvezza per i propri compagni, o sono incappati invece in un pericolo ancora più grande?

Dragonero Senzanima: Fame è strutturato non solo su questa terrificante vicenda, ma soprattutto su un sottile gioco di contrasti. L’idealismo che abbiamo spesso visto nelle azioni dell’Ian maturo viene meno in questa parte della sua vita, complice una confusione del personaggio che si trova a vivere una lotta interiore tra gli insegnamenti ricevuti e la sua vena di ribellione adolescenziale. Curiosamente, è il personaggio meno eroico, Burba, a rivestire il ruolo dell’idealista, suscitando in Ian alcune timide reazioni che finiscono presto per soccombere alla sua nuova vita.

Dragonero Senzanima: Fame mantiene il tono duro e spietato del precedente volume

Vietti non delude, ed orchestra al meglio questa tensione emotiva all’interno della storia. Leggere Dragonero Senzanima: Fame non è solo un approfondimento della vita di Ian Aranill, ma un modo nuovo di vivere le conseguenze della guerra. Non illudiamoci che l’ambientazione medievale sia una sorta di cupo ricordo, le emozioni e le scelte di alcuni personaggi sono specchio di una disperazione umana senza tempo.

Aggirando gli spoiler, posso solo dire che il fulcro della vicenda, ossia la parte nel villaggio, ha un tenore narrativo impressionante. Vietti non si risparmia, intende dare alle anime corrotte e disperate quanto più colore possibile, creando una dicotomia vittima-carnefice fluida e difficilmente identificabile, perché anche le azioni più efferate sono una conseguenza di una serie di brutture e sofferenze che hanno plagiato gli animi.

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Una situazione esaltata da un animo ancora in cerca di uno scampolo di sanità mentale, che consente di dare vita all’unico momento di vero calore umano di tutto l’albo. Non confondiamo alcune scene di intimità con la mera sessualità, ma contestualizziamole all’interno di una situazione disperata, in cui la ricerca di una salvezza, fisica e mentale, passa anche dal contatto umano più vero e sincero. Non a caso, la pulsione sessuale viene presentata, in Dragonero Senzanima: Fame, in due situazioni apparentemente simili, ma diametralmente opposte, come lo sono le anime dei due mercenari coinvolti.

In tutto questo turbinio, si intravedono ancora le ingenuità di un Ian ancora poco abituato a questo mondo brutale e sanguinario. Ci sono punti in cui il lettore più che parteggiare per Ian si ritrova a provarne quasi pietà, vedendo come il suo animo comunque buono cerchi di venire a patti con la sua nuova vita. Vietti è un maestro della narrazione per immagini e lo dimostra nuovamente, creando dei dialoghi che contrappongono queste emozioni del giovane Aranill, creando una costante tensione emotiva.

Da tenere a mente il difficile conflittuale rapporto tra Ian e Carogna, con delle divergenze che generano un attrito tra i due. Sarà interessante vedere come le dinamiche tra i due si evolveranno, visto il modo piacevole in cui si sono salutati recentemente in Dragonero: Il senza cuore, la doppia storia che si concluderà tra pochi giorni sulla serie regolare, in cui i due ex compagni di ventura tornano a lottare fianco a fianco.

In tal senso, sono particolarmente rilevanti i balloon. Abituati al classico font della serie mensile, in Dragonero Senzanima: Fame il lettering di Marina Sanfelice deve rispecchiare una dimensione più acida e cupa, e quindi ecco mutare i caratteri e le stesse nuvolette, più spigolose e volutamente più grezze. I dialoghi, in un fumetto, sono la voce dei personaggi e dei loro animi, ed è quindi giusto che anche i balloon rispecchino questa aspetto, elemento perfettamente riuscito .

Dragonero Senzanima: Fame ha potuto contare sul superlativo lavoro di Ivan Calcaterra ai disegni. Non nuovo al mondo di Dragonero, Calcaterra ha saputo adeguarsi subito alla nuova dimensione del racconto di Senzanima, creando scene particolarmente crude e disturbanti, con la stessa bravura con cui riesce a trasmettere il poco di emotivamente puro che traspare in questa storia. È complicato non scadere nel gore e nel volgare, in questa tipologia di racconto grafico, eppure Calcaterra sembra averlo fatto senza alcuno sforzo.

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Se da un lato mi ha fatto stringere lo stomaco in certi passaggi, dall’altro mi ha commosso nel rapporto tra Ian e la giovane Mina, grazie ad una delicatezza incredibile, pari al rispetto con cui ha ritratto i personaggi e le loro traversie interiori. Una complicata prova autoriale, che ha consentito però a Dragonero Senzanima: Fame di avere una carica emotiva incredibile. Complice anche la bella colorazione di Andres Mossa, in grado di dare il tocco finale al variegato mosaico emotivo di questo volume da collezione

La copertina firmata da Mario Alberti e i già citati contenuti editoriali sono i tocchi finali di un’opera a fumetti ricca di fascino. Dragonero Senzanima: Fame conferma la valenza di questa collana sul passato di Ian, mantenendo una continuità con il mito dello scout erondariano, senza rinunciare ad una propria identità narrativa, libera da certi schemi presenti invece nella serie mensile.

Dragonero Senzanima: Fame arriverà in libreria, fumetteria e sullo shop Bonelli il prossimo 8 novembre, per poi lasciarci attendere l’uscita del prossimo volume, previsto per il prossimo anno.