Citadel: Forged with fire – Recensione

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Creare un open world non è un’impresa facile, si tratta di una delle sfide più complicate dell’ambito gaming. Bisogna riuscire a dare al giocatore il giusto sprint per lanciarsi in questa nuova avventura, spingendolo ad esplorare e confrontarsi con un mondo di gioco che consente di affrontare qualunque esperienza. A confrontarsi con questa intrigante sfida sono stati i ragazzi di Blue Isle Studios, con il loro Citadel: Forged with fire.

Pensare che prima di questo imponente progetto Blue Isle Studios abbia lavorato a titoli di tutt’altro livello, rende ancora più affascinante lo sforzo compiuto nel dare a Citadel un tono che lo renda in grado di rivaleggiare con diretti concorrenti, come ARK o un certo The Elder Scrolls.

Citadel: Forged with fire è l’esperimento open world fantasy di Blue Isle Studios

L’ambientazione fantasy in cui si svolge Citadel: Forge with fire ha un suo fascino. Fin dalla creazione del personaggio, che segue un classico percorso in cui diamo al nostro alter ego digitale, prima di lanciarci nel mondo di Ignis.

Graficamente il mondo in cui ci troveremo ha una buona fattura. L’ambientazione rigogliosa in cui muoveremo riesce a trasmettere al giocatore la sensazione di esser realmente su Ignis. Vegetazione, rovine e interazione con l’ambiente seguono l’iter rodato dei videogame di questo genere. Raccogliere bacche, legno e pietre, all’inizio, diventa la nostra attività principale, grazie alla quale uniremo all’esplorazione fin dal primo istante un crafting piuttosto sviluppato.

Il nostro personaggio, infatti, dovrà crearsi quasi tutto ciò di cui avrà bisogno, spingendoci ad una compulsiva ricerca di materiali. Il crafting è legato alla crescita del nostro personaggio, visto che livellando, oltre a sbloccare nuove abilità di combattimento e magia, avremo modo di apprendere ulteriori progetti per creare armature, armi e pozioni. Inizialmente questa progressione è rapida e coinvolgente, ma in poco tempo questa frenesia per il levelling viene meno, privando Citadel del suo fascino.

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Per quanto il crafting e l’esplorazione siano emozionanti, nonostante una grafica dignitosa, Citadel purtroppo subisce il peso di alcune problematiche si manifestano pian piano, minando la giocabilità del titolo di Blue Isle Studios.

In primis, la caratterizzazione del personaggio. La scelta è quella ci costringere i giocatori a creare un alter ego che, in modo piuttosto evidente, sfrutti la magia. La maggior parte delle abilità a nostra disposizione riguardano infatti il percorso dell’incantatore, facendoci propendere in quella direzione. Sono presenti anche delle skill dedicate al combattimento più fisico, ma tutto ciò che è ranged e a distanza è legato principalmente alla magia.

Sotto questo aspetto, Citadel: Forged with fire si presenta come una contraddizione. In un titolo oper world in cui non dovrebbero esserci limiti, il sistema di gioco cerca di spingere il giocatore verso un’evoluzione del proprio personaggio che potrebbe non corrispondere al suo stile di gioco. Prendendo come esempio Skyrim, nel titolo di Bethesda era possibile creare un multiclasse che usasse sia la magia che il combattimento fisico, ma nulla ci vietava ci creare un PG che fosse puro mago o guerriero.

Con Citadel questa libertà viene meno, costringendoci ad aver sempre bene chiaro che la componente magica deve esser la più marcata. Nella mia esperienza sono riuscito ad usare il combattimento con armi come asce o spade, ma le abilità a disposizione erano decisamente minori. Se poi si aggiunge a questo aspetto il fatto che crafting, combattimento e altri tratti condividano lo stesso pool di punti esperienza da investire, si può intuire come la progressione del nostro personaggio sia priva di una pianificazione che solitamente si accompagna all’empatia tra giocatore e personaggio.

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Altro limite, comune a molti open world, è la mancanza di una storia che ci aiuti a sentirci più coinvolti e partecipi alla vita di Ignis. L’esplorazione è la chiave dei titoli di questa tipologia, ma se non è sostenuta da una spinta narrativa che dia una direzione al nostro girovagare rischia di rivelarsi controproducente. Un minimo di direzione, di profondità dell’ambientazione e di stimolo alla nostra curiosità deve esser presente, o il rischio che subentri una certa ripetitivà e un senso di sbandamento dovuto all’assenza di obiettivi allontana il giocatore.

Nella sua forma attuale, Citadel: Forged with fire ha sicuramente degli spunti interessanti, che, se ben sviluppati da Blue Isle Studios, possono portare questo titolo ad un buon livello. Sono, sfortunatamente, ancora troppi i difetti di questo videogioco che lo rendono in breve tempo ripetitivo, poco coinvolgente, incapace di sfruttare appieno la potenzialità di un contesto open world. Non è detto che la libertà totale di crearsi la propria avventura debba passare dalla totale assenza di trama, ma anzi necessita di una struttura narrativa minima.

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Il fatto che Citadel: Forged with fire sia ancora in modalità Early Access su Steam può farci sperare che Blue Isle Studios abbia modo di dare un nuovo sprint al suo open world, intervenendo su queste mancanze che al momento sono piuttosto pesanti nell’economia del gioco. Tuttavia, nella sua forma attuale Citadel è un titolo acerbo anche per gli amanti duri e puri degli open world intenzionati ad aspettare con pazienza di veder qualche miglioria.