Pasquale del Vecchio: vi racconto il mio Tex!

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Pasquale del Vecchio ci racconta la sua esperienza con la sua storia di Tex, Nueces Valley

Ha infiammato l’inizio d’autunno del fumetto nostrano, ha fatto discutere e appassionare. Stiamo parlando di Nueces Valley, il nuovo Maxi Tex scritto da Mauro Boselli e disegnato da Pasquale Del Vecchio ed edito dalla Sergio Bonelli Editore. Proprio con il disegnatore di questo volume abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere e non solo su Tex o sul Maxi, ma anche sull’attività fumettistica di del Vecchio e su alcuni progetti per il futuro.

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Con il recentissimo Maxi Tex Nueces Valley, ti sei trovato ad affrontare alcuni dei personaggi chiave della saga di Tex con Gunny Bill e il padre Ken, nonché la madre Mae. Come ti sei approcciato a questi personaggi? In particolare alla madre Mae, la quale non si era addirittura mai vista prima.

Mi sono approcciato con un certo timore. Mi rendevo conto di dover caratterizzare dei personaggi mai apparsi prima e che erano circondati da un’aura quasi mitologica: i genitori del grande eroe del west, Tex Willer! Mauro Boselli mi ha descritto con cura i personaggi e, dopo una serie di studi e feed-back con la redazione , siamo arrivati ad un risultato condiviso. Per la mamma di Tex ho usato come base Keri Russell, una delle protagoniste della serie “ Into the west”, prodotta da Spielberg, ma come faccio di solito parto da un riferimento per poi modificarlo. Non mi fa impazzire una somiglianza troppo stretta con attori nel fumetto.

Nueces Valley è la più lunga storia che tu abbia mai realizzato per Tex finora. Quanto è durata la lavorazione?

Tanto tempo: ci ho messo due anni e qualche mese per disegnarla tutta. Si tratta di una storia abbastanza impegnativa, con tanti personaggi, ambientazioni diverse, grandi movimenti di massa.

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Negli ultimi anni hai lavorato parecchio anche per il mercato estero. Come si sono riversate queste esperienze nella lavorazione del Maxi Tex?

Non ho una chiara consapevolezza di come i lavori per la Francia possano avere influenzato il mio lavoro per Tex. Sicuramente quando lavoro per un libro edito in Francia mi concentro di più sul segno, in quanto uso molto meno i neri e le ombre, che spesso sono affidate al colore. Inoltre oltralpe apprezzano molto le vignette piene di dettagli, con un décor molto ricco e le tavole sono spesso piene di vignette, a volte più di dieci. Questo richiedere un lavoro di regia ed organizzazione della tavola completamente diverso rispetto alla gabbia bonelliana.

Nueces Valley racconta l’anno zero della saga di Tex. Cosa pensi del recente ciclo di storie che approfondiscono il passato del personaggio mostrandone aspetti mai visti prima?

Penso che sia una buona idea. Mi piace la possibilità di esplorare quelle fasi della vita del nostro eroe ancora circondate dal mistero. Credo che sia una cosa che tocca prima o poi a tutti i grandi personaggi. Apprezzo poi incursioni in quel West ancora più selvaggio e meno conosciuto degli anni prima della guerra di secessione.

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Personalmente ho apprezzato moltissimo le scene notturne di Nueces Valley, credo che il tuo bianco e nero sia stato molto efficace. Altrettanto efficaci ho trovato le scene del viaggio della mandria. Ti trovi più a tuo agio nelle scene notturne, in cui puoi esaltare i contrasti del b/n, oppure ti trovi meglio nelle grandi praterie durante il giorno?

A me piace disegnare le scene notturne con contrasti di ombre: le trovo più sapide. I miei colleghi dello Studio Capurso invece non sono d’accordo. Preferiscono il mio disegno ligne claire, prima che lo infarcisca di ombre e spesso mi rimbrottano: “Fermo! Lascialo così!”

Questa è la tua prima collaborazione con l’attuale Mauro Boselli. Come ti sei trovato a lavorare con lui?

Mi sono trovato molto bene. Le sceneggiature di Mauro sono molto precise ed attente: non ci sono mai errori nei dialoghi nelle scene con più personaggi. Chi parla per primo è sempre a sinistra nell’inquadratura! E non sei costretto a fare salti mortali per rispettare l’ordine di lettura. L’unica nota dolente è dover ogni tanto decodificare i suoi appunti col pennarello rosso : è come decriptare la calligrafia di un medico su una ricetta.

Quando lavori a Tex, hai degli autori particolari (sia italiani che stranieri) che tieni come riferimento?

Ho tanti autori che ammiro e che a rotazione guardo sempre . Si va dagli italiani Ticci, D’Antonio e Milazzo a Giraud, Hermann, Toth e tanti, tanti altri, impossibile citarli tutti. A questi aggiungo Frederick Remington, Russell e Terpning, grandi pittori che hanno descritto molto bene l’epopea del West americano.

Disegni su carta tradizionale oppure su tavolozza digitale?

Finora ho disegnato sempre su carta, combattendo con matite, pennini e pennelli. Ora vorrei provare qualcosa in digitale e lavorare rilassato come i miei amici di studio.

Sei molto lontano dallo stereotipo del “disegnatore-divo”, quello che va alle fiere con stuolo di fan adoranti al seguito. L’impressione è che tu sia più uno “vecchia scuola”, che sta chino sul tavolo da disegno e si butta a capofitto nel lavoro macinando tavole su tavole.

Forse perché se vado alle fiere non ho uno stuolo di fan adoranti!

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Quali sono i futuri progetti texiani nei quali sei coinvolto? Stai attualmente proseguendo le collaborazioni con il mercato francese?

Adesso sono al lavoro su una nuova storia di Tex sceneggiata da Pasquale Ruju, sulla quale non posso rivelare molto. Per quanto riguarda il mercato francese, dopo più di 10 anni di collaborazione con varie case editrici, mi sono preso un periodo sabbatico per fare “Nueces Valley”. Era troppo stressante lavorare su due progetti contemporaneamente. Magari prossimamente…

Ringraziamo Pasquale Del Vecchio per la sua disponibilità e cordialità e vi ricordiamo che il Maxi Tex Nueces Valley è tutt’ora disponibile in edicola, fumetteria e sul sito della Sergio Bonelli Editore.