La sovraesposizione dei metaumani al cinema è ormai soverchiante. Se da un lato si può apprezzare la presenza di un grande mosaico di avventure come il Marvel Cinematic Universe, dall’altro è innegabile che alcune pellicole abbiano mostrato i limiti di una bulimia di presenza in sala.
Eppure, sin dalla comparsa del primo trailer, Spider-man: Un nuovo universo mi ha trasmesso quel brivido (sarà mica stato il mio senso di ragno?) di passione che mi ha convinto che il nuovo film a cartoni di Sony potesse nascondere molto più di quanto mostrasse.
Spider-man: Un nuovo universo mostra i primi passi di Miles Morales nella sua nuova vita da supereroe
Va detto subito: Spider-man: Un nuovo universo è quanto di meglio si sia visto ad oggi sul Tessiragnatele.
La trilogia di Sam Raimi rimane un buon arco narrativo sul mito dell’Uomo Ragno, i due film con Andrew Garfield non sono stati propri eccelsi e il nuovo Spidey presente anche in Infinity War deve ancora mostrare il proprio valore.
Il nuovo prodotto marchiato Sony, invece, sembra voler puntare su ciò che ha reso Spider-man l’eroe che tutti conosciamo, ma capace di emozionare ancora più intensamente il lettore affezionato del fumetto.
Ad esser onesti, se dovessi scegliere una parola per identificare Spider-man: Un nuovo universo direi coraggioso. Perché creare una storia di Spider-man prendendo come protagonista principale la versione Ultimate del personaggio è puro coraggio. Per la maggior parte della gente, Spider-man è Peter Parker, il primo Tessiragnatele dei fumetti, mentre nel cartone animato Sony ci ritroviamo a seguire principalmente Miles Morales, uno Spider-man completamente nuovo per chi non bazzica il mondo fumettistico.
Nato nel 2011 dalla mente di Bendis e dalla matita della nostra Sara Pichelli, Morales è lo Spider-man dell’Universo Ultimate. In questa realtà, Peter Parker viene ucciso da uno scontro e Miles, dopo esser stato morso da un particolare ragno, viene dotato di nuovi poteri che decide di usare con nobili scopi, per omaggiare l’eredità di Parker.
Il film Sony segue al meglio questo incipit. La costruzione emotiva del giovane Morales parte in modo suggestivo, creando un’empatia basata sulle prime difficoltà dell’adolescenza e un complicato rapporto familiare. Tuttavia, è quando entra in gioco il lato metaumano della vicenda che lo spessore emotivo e narrativo di Spider-man: Un nuovo universo sfodera il suo pieno potenziale.
Miles, dopo esser stato morso da un ragno radioattivo, scopre i suoi nuovi poteri, e torna sul luogo dell’accaduto per scoprire cosa avesse di particolare questo ragno. Durante la sua ricerca, finisce per assistere allo scontro tra Spider-man, Prowl e Goblin, una lotta con in palio il controllo di un dispositivo in grado di mettere in contatto diversi universi. Il macchinario è proprietà di Wilson ‘Kingpin’ Fisk, criminale che intende usarlo per i propri scopri.
Durante la lotta, Spider-man viene colpito da un raggio del macchinario, che ha aperto una finestra su altre realtà, richiamando, all’insaputa di tutti, altre Spider-persone in questo universo. Lo scontro termina con la morte di Peter Parker, sotto gli occhi di Miles, che si trova ora nella situazione di bersaglio della banda di Kingpin. Ma la sua vita sarà sconvolta anche dalla consapevolezza di non esser il solo ad aver questi doni.
Phil Lord e Christopher Miller, sceneggiatori del film, hanno voluto prendere uno dei personaggi più iconici del Marvel Universe e imbastire una storia su un punto cardine del suo spirito: la solitudine. In tutto il film, la prima fase che ogni Spider-persona pronuncia incontrando le sue altre versioni è ‘Pensavo di esser l’unico’. La difficoltà di esser un metaumano comporta un distacco dal resto del mondo, ma saper di non esser soli in questo passaggio è una nuova consapevolezza per i diversi personaggi. Che vengono tutti presentati in modo simile, per mantenere una certa coerenza, ma hanno poi il giusto spazio per venir presentati nel giusto modo per esser apprezzati e coerenti con la storia.
E se pensiamo che in scena vediamo ben sei Spider-persone, potete intuire come questo fulcro narrativa sia centrale. Ma a far la differenza è che mentre tutti sono già perfettamente abituati alla propria seconda vita, Miles sta scoprendo questo nuovo universo di avventure, in un modo inatteso, ma soprattutto subendo immediatamente il giudizio delle sue controparti.
E chi meglio di uno Spider-man disilluso, invecchiato e cinico può diventare il suo maestro? Peter B. Parker è, a mio avviso, il vero valore aggiunto di questa pellicola. Spider-Gwen, Spider- Noir e Spider Pork sono sicuramente divertenti, la Peni Parker del futuro è carina ma avrei lasciato spazio ad un’altra Spider-persona più interessante, ma Peter B. Parker è magnifico.
Spider-man: Un nuovo universo è un atto di amore per il Tessiragnatele, il miglior cinecomic dell’annata cinematografica
Vedere crescere il rapporto mentore-allievo tra Peter e Miles è emozionante, questa alternanza di istruzione da supereroe e cinica visione del mondo, in quello che diventa uno scambio emotivo in cui entrambi i personaggi trovano una nuova definizione di sé. Trovano il coraggio, insomma, di accettare la propria vita, recuperando la propria bussola e imprimendo alla propria sorte una nuova rotta.
Spider-man: Un nuovo universo, dietro la natura di cartone animato supereroistico, sfoggia una complessità narrativa non comune. I dialoghi sono divertenti, ma all’occorrenza incarnano il lato più fragile dei personaggi, non nascondono le difficoltà e le debolezze degli uomini sotto la maschera, ma le trasformano in un percorso interiore che conduce alla forza dell’eroe che in realtà sono. Ed è struggente che questo messaggio venga veicolato dall’ultimo di cameo di Stan Lee, una presenza che al sottoscritto ha dato una coltellata al cuore.
Per veicolare queste emozioni, il trio Persichetti-Ramsey-Rothman ha scelto di non dimenticare che siamo di fronte ad un cinecomic, e quindi si sono lasciati ispirare al mondo dei comics anche nell’impostazione visiva. La presenza di onomatopee e narrazione testuale tipica dei fumetti diventa il mezzo per veicolare lo spirito delle origini di Miles Morales, unita ad una visione cromatica intensa e ipercinetica che esalta questa intensa avventura. Scenari newyorkesi emozionanti e una serie di scontri vividi e adrenalinici sono i punti forti visivi di questo cinecomic, in cui lo spettatore viene estasiato e rapito da colori guizzanti ed accesi, capaci di esaltare la battaglia e le gesta dei sei Spider-men. Da apprezzare la presenza di effetti grafici che richiamino alle identità fumettistiche delle diverse Spider-persone e allo stile dei comics, come retinature e piccoli accorgimenti tipici dei supereroi disegnati. Il tutto esaltato da una colonna sonora sontuosa!
Spider-man: Un nuovo universo è , in definitiva, uno Spider-movie stupefacente. L’immancabile presenza ai richiami del mito di Spider-man sono sempre presenti, ma in modo discreto, toccando anche i periodi meno gloriosi del mito del Tessiragnatele. Dove ho accusato particolarmente il colpo è nelle citazioni ai due padri del personaggio, Stan Lee e Steve Ditko, che vengono giustamente venerati in uno Spider-movie nell’anno della loro scomparsa.
Può dunque un cartone animato esser il miglior cinecomic? Assolutamente si. Spider-man: Un nuovo universo è quanto mi aspetterei da un film ispirato ai fumetti, ne rispecchia non solo l’impianto narrativo, ma anche l’aspetto visionario ed eroico. Nell’anno dell’osannato Infinity War, Spider-man: Un nuovo universo è il miglior prodotto ispirato ai fumetti approdato nei cinema, capace finalmente di veicolare il vero spirito dei metaumani fumettistici.