Morgan Lost Dark Novels: L’inferno che cammina – Recensione

Ci sono momenti in cui il termine recensione sembra un gabbia, le cui sbarre sono fatte di obiettività e asetticità. Una recensione deve esser priva il più possibile di influenze personali, bisogna valutare l’opera in esame con un distacco emotivo che aiuti a mantenere l’oggettività. Farlo con L’inferno che cammina, il terzo albo delle Morgan Lost Dark Novels, mi risulta difficile.

Tutta colpa di Giovanni Talàmi (tiene molto all’accento sul cognome, sappiatelo). Giovanni è un amico, una di quelle persone che ha un’emotività che ti avvolge ogni volta che parli con lui, dallo scherzo al momento di serietà. E per un disegnatore, questo è, forse, lo strumento più importante con cui dar vita alla propria arte.

Morgan Lost Dark Novels, un terzo episodio ad alto tasso emotivo

In L’inferno che cammina, Giovanni ha dato sfogo a questo suo tumulto interiore. Realizzando le tavole di questo numero delle Morgan Lost Dark Novel, il disegnatore ligure è passato in un turbinio emotivo, che passa dalla nascita di una figlia alla perdita di un amato maestro, e la sensibilità di Giovanni non poteva che venirne scossa, riversandosi sul suo modo di disegnare, esaltandolo.

Ci sono tavole, in questo albo, che sono un distillato di emotività. Prendete il bacio mancato tra Morgan e Pandora. È un punto di emotività immenso, che arriva dopo un crescendo che si è sviluppato in tutti gli albi di Morgan, arrivando al culmine proprio in L’inferno che cammina. Talàmi ha la tendenza a sorprendere i lettori cogliendo un preciso attimo delle situazioni, mai il momento clou, ma sempre quell’istante prima, quando si vede la tensione dell’evento, ci fa vivere il moto che anima i personaggi, diventa lo specchio delle loro emozioni.

I disegni di questo albo sono una sequenza di espressioni incredibilmente vivide, nella cura della postura del corpo, nel dinamismo reale dei personaggi.

morgan lost dark novels 1

Troverete una vignetta con protagonista il direttore generale in cui Giovanni riesce a costruire il movimento giocando in modo sublime sulla percezione distorta della prospettiva. Muovere un personaggio così ingombrante non è semplice, eppure Talàmi riesce a costruirne il moto in maniera dirompente, dando maggior tensione alla situazione anche con gli elementi di sfondo, come la versione ‘Nosferatu‘ del celebre Urlo di Munch. Nessun dettaglio è lasciato al caso, tutto è parte della storia, tutto è emozione.

Nelle tavole finali, emerge tutta la vena creativa di Giovanni Talàmi, con una costruzione degli ambienti (come la cupola, maestosa) e della costruzione visionaria delle tavole che sembra voler abbandonare le pagine e sgorgare nella realtà. E non mi limito a liquidare tavola 17 con un perentorio ‘capolavoro’, sfido chiunque a dire altrimenti.

In tutte le tavole dell’albo traspare una sinergia tra l’emotività del tratto di Giovanni e la storia, opera del solito Chiaverotti. Nello scorso numero eravamo rimasti con il fiato sospeso, dopo aver scoperto come Morgan abbia quello che sembra un tumore al cervello.

E dalla strana forma, per giunta, un elemento che consente all’autore torinese di dar maggior rilievo all’elemento paranormale, ripresentando quello shining che appartiene alla narrativa di Chiaverotti (come ricordano i lettori di Brendon), unendolo ad una delle più intriganti religioni magiche, il voodoo.

In L’inferno che cammina si respira quella continuity promessa, ma ci si sente anche a casa, grazie ai richiami alla precedente stagione delle avventure di Morgan Lost. Il ritorno del voodoo si richiama ad una delle prime storie, e la spiegazione della figura dei Loa diventa un elemento narrativo che dona alla storia quel sapore esotico che ben si sposa con il personaggio.

Morgan è al suo meglio, in questo albo. Ma non è il solo a venire perfettamente ritratto. Nelle Morgan Lost Dark Novels ci muoviamo su tra linee narrative. La prima, ovviamente, riguarda il protagonista assoluto, ma sono le altre due che al momento mi stuzzicano maggiormente.

Lisbeth finalmente viene esaltata, la sua grinta e la sua determinazione sono magnetiche, e la sua prigionia nelle mani del direttore generale è uno spunto narrativo che ha dato ottimi frutti, specialmente per gli eventi di questo albo.

Su Wallendream potremmo parlare per ore. La rockstar dei serial killer è finalmente valorizzato, prigioniero nel corpo ma ancora in grado di usare la sua arma più pericolosa, quel fascino del proibito e del bad boy, come direbbero sulle Sexy News, che fa presa. Complice una capacità di manipolare le menti più deboli incredibile, roba da far invidia anche a Hannibal Lecter.

Da tenere sotto controllo anche il buon dinamismo che viene dato alla coppia PandoraInge. Apparentemente rigido nella prima serie di Morgan, con le Dark Novels le due donne stanno mostrando una maggior fluidità nel relazionarsi, più aperte l’una con l’altra. E non fate incavolare Inge, che ha un destro mica male!

Morgan Lost Dark Novels mantiene le promesse del team di autori

Ci sono anche due piccole citazioni al passato fumettistico di Chiaverotti, nascoste all’interno di questo albo della Morgan Lost Dark Novels.

La prima è un indirizzo molto mysterioso, Washington Mews, strada newyorkese in cui ha vissuto per qualche anno Martin Mystere, personaggio bonelliano a cui il nostro Claudio ha collaborato. E come non sentire un tonfo al cuore quando leggiamo Lacrima di Tenebra, qui usato per indicare una droga, ma che inevitabilmente ci riporta ad una della storie più belle di Brendon.

Vorrei inneggiare alla bravura di Fabrizio de Tommaso, che con le sue copertine realizza delle vere e proprie opere d’arte, ma questa volta il suo lavoro lascia un sapore amato. Guardando la quarta copertina si vede l’anticipazione della copertina del prossimo numero. Spero sia uno scherzo, orrendo.

In questi giorni su Facebook è circolata una stupenda tavola di Fabrizio, che avrebbe dovuto esser il nostro benvenuto su Perché un assassino. Sarei curioso di sapere chi, in Bonelli, ha pensato bene di mutilare il lavoro di Fabrizio, perché tagliare quella tavola è un gesto incomprensibile, brutale.

morgan lost dark novels fabrizio

La versione mutilata la vedrete il prossimo mese in edicola, il 21 marzo, ma io preferisco continuare a immaginarla come la vedete qui sopra, sperando che in Bonelli qualcuno comprenda quale errore sia stato fatto. Dal canto mio, posso solo dire che è stata maltrattata una delle migliori copertine di Fabrizio, a tutti gli effetti un’opera d’arte.