Godzilla: Mangiapianeti, l’ultimo capitolo della trilogia Netflix – Recensione

Di Manuel Enrico 7 Min di lettura

Giusto un anno fa su Netflix faceva la sua comparsa Pianeta di mostri, il primo capitolo della nuova trilogia d’animazione dedicata al re dei kaiju in persona: Godzilla.

Per concezione, questo anime era ben lontano dalla fenomenologia classica del gigantesco rettile, dando vita ad una lunga storia in tre parti che, dopo Minaccia sulla città, uscito nella scorsa estate, ora trova la sua conclusione con Godzilla: Mangiapianeti.

Godzilla: Mangiapianeti chiude la trilogia di Netflix dedicata al re dei kajjiu

L’intera produzione di questa trilogia è stata affidata da un joint venture tra Toho Animation, Polygon Pictures e Netflix. L’impianto visivo è sicuramente uno dei punti forti di questa produzione, che ha voluto creare una suggestione che trasmetta la potenza del mostro e la fin troppo complessa varietà di ambientazioni.

Se si dovesse giudicare Godzilla: Mangiapianeti solo dal punto stilistico, si dovrebbe fare un grande applauso agli autori. I giochi di luce e il design di mezzi e personaggi è futuristico e credibile, capace di veicolare il senso di fantascienza classica che si vuole dare a questa narrazione.

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Godzilla è realizzato in modo raffinato, la sua potenza muscolare e il suo carisma ferale sono perfettamente tratteggiati, dando allo spettatore la percezione di un mostro imbattibile, che ha pienamente meritato il ruolo di incubo per l’umanità e d i suoi alleati alieni. Guardando questa trilogia su uno schermo ampio e di buona qualità, sicuramente ci si può godere uno spettacolo visivo impressionante, che potrebbe essere l’elemento centrale di una nuova, avvincente storia del Re dei Mostri.

Potenzialmente, il lavoro di questa comunione d’intenti autoriale avrebbe potuto offrire un’opera spettacolare dedicata a Godzilla. Peccato che anche Godzilla: Mangiapianeti si riveli un prodotto che ha ben poca affinità con il mito del Kaiju. Non basta mettere un nome celebre nel titolo e dedicare qualche momento a schermo al gigantesco rettile per potersi fregiare di esser parte del mito del grande lucertolone asiatico.

Per quanto ammirevole dal punto di vista stilistico, Godzilla: Mangiapianeti è piagato dallo stesso problema che ha caratterizzato la tra dei due capitoli precedenti: una trama che vuole dire troppo senza alla fine avere una propria anima. La presenza di ben due razze aliene, l’una dedita alla scienza l’altra più spirituale, diventa lo spunto per imbastire un confusionario contrasto tra fede e pragmatismo, con in mezzo gli umani a dover scegliere una delle due filosofie per sconfiggere Godzilla.

I personaggi stessi, costretti ad incarnare questo equilibrio non hanno modo di svilupparsi in modo credibile, ma la loro natura viene in certi punti persino forzato. Il voler ad ogni costo creare una tensione emotiva, dando vita a dialoghi stereotipati ed eccessivamente ampollosi, scade spesso nello scontato, don il risultato di appesantire la narrazione. In più di un’occasione ci si ritrova all’interno di situazioni che sembrano più pensate per dare buona mostra delle abilità della produzione che non funzionali allo svolgimento della trama. Il popolo degli Houtua, che nel secondo capitolo sembravano essere un elemento importante di questa storia, non riescono ad emergere in modo sufficientemente valido, rimanendo l’ennesimo spreco di potenziale di questa produzione.

Scene eccessivamente tragiche, nonostante una colonna sonora gradevole, ed una serie di pretenziosi  colpi di scena spinti da intuizioni incredibile di alcuni personaggi rendono Godzilla: Mangiapianeti una delusione, considerando anche che dovrebbe essere il capitolo finale di una trilogia. Dopo averci fatto sperare con i primi due episodi che all’ultimo avremmo avuto una visione completa, e possibilmente godibile, della storia, con questo finale in realtà appaiono ancora più evidenti le debolezze di una storia troppo ambiziosa.

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Spogliata della sua indubbia bellezza visiva, la trama di Godzilla: Mangiapianeti rimarca l’approssimativo lavoro svolto in fase di costruzione della trama. I presupposti di questa trilogia sarebbero anche invitanti, con l’apparizione di questa duplice presenza aliena che pare intenzionata a dominare ciò che resta dello spirito umano, tornata su una Terra regredita ad uno stato primitivo.

In alcuni frangenti queste tematiche sarebbero anche appassionanti e meritevoli, ma chi sceglie di vedere un film su Godzilla, vuole il re dei Kaiju al centro della scena. I punti fermi tipici del mito del gigantesco rettile non compaiono neanche di striscio, si cerca di fare credere allo spettatore che tutto ruoti intorno a Godzilla, ma a conti fatti, terminata la visione di Godzilla: Mangiapianeti, si rimane con la sensazione di avere cercato a lungo un segno di Godzilla, vedendo ogni tanto una magra imitazione, un’ombra sfocata.

Godzilla: Mangiapianeti non riesce quindi a spingersi oltre i limiti di Pianeta di mostri e Minaccia sulla città, privando questa trilogia di tutto il possibile valore che un simile sfoggio di talento visivo avrebbe potuto conferire ad una trama avvincente e ben scritta, magari non peccando di sfrenata ambizione con una storia troppo complessa e poco appetibile.

Certo, gestire un personaggio amato ed ingombrante come Godzilla non è una cosa semplice, ma il saper cogliere gli aspetti essenziali del lucertolone è indispensabile se si vuole creare un prodotto, film o altro, che ne onori lo spirito e motivi il suo nome nel titolo. Godzilla non è semplice spettacolo visivo, ma si basa su una filosofia precisa, che negli anni è stata spesso travisata da trasposizioni americane che ne ammiravano più la forza che non il suo animo, confondendo il suo aspetto gigantesco per il suo punto di forza.

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Lo stesso errore compiuto dalla produzione di questa trilogia di Godzilla, che pur cercando di attingere al contesto di rapporto tra kaiju e umanità, non riesce a coglierne l’essenza, mostrando poca considerazione per Godzilla riducendolo a mero comprimario, mentre avrebbe meritato il ruolo della star.

E per chi ancora cerca un minimo di fascino nella lotta finale, rimane la speranza di vedere una migliore trasposizione del mito di Godzilla nella nuova versione cinematografica in arrivo, King of Monster.

 

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