Le ultime lacrime delle fate: il tragico ritorno di Brendon – Recensione

La tradizione estiva che ci consente di tornare a sentire il profumo del deserto della Nuova Inghilterra in compagnia di Brendon si rinnova anche quest’anno. Da quando il Cavaliere di Ventura creato da Claudio Chiaverotti non ha più la sua presenza mensile fissa, gli amanti del personaggio hanno dovuto accontentarsi di una storia estiva, divisa in due parti, che continuasse a raccontarne le imprese. Dopo  Il buio oltre le stelle, e Nel tempo e nello spazio,  questo mese con Le ultime lacrime delle fate finalmente torniamo in sella con Brendon.

Da un tragico errore prende vita la nuova avventura di Brendon, Le ultime lacrime delle fate

Quando ci si addentra in una storia scritta da Chiaverotti, bisogna accettare che le regole a cui siamo solitamente legati in materia di eroi dei fumetti vengono meno. Caratteristica dei personaggi di Chiaverotti è di essere più vicini al lettore sul piano emotivo, considerata la bravura con cui l’autore piemontese riesce a convogliare una precisa costruzione interiore dei protagonisti nelle sue storie. Che si tratti di Brendon o Morgan Lost, l’altra creatura di Chiaverotti, l’impressione è che si voglia definire maggiormente il personaggio non tramite il suo eroismo, quanto attraverso le sue debolezze.

 

Brendon, ad esempio, nasconde una sua fragilità interiore che in Le ultime lacrime delle fate diventa il fulcro emotivo dell’intera vicenda. In una Nuova Inghilterra post-atomica in cui le persone di buon cuore sembrano destinate a subire angherie, Brendon si è sempre distinto come un’anima fuori dal coro, intenzionato a perseguire, il giusto e l’onorevole ad ogni costo. Non a caso, Brendon veniva bonariamente sbeffeggiato, nel suo albo d’esordio, di esser ‘nato il 31 febbraio’, a rimarcare questo suo spirito inconsueto per un mondo così violento.

Chiaverotti non ha mai dimenticato questo lato umano e a tratti romantico del suo primogenito, lo ha sempre valorizzato, analizzandolo da diversi punti di vista, ma nella prima parte di questo speciale estivo, decide di andare oltre, mettendolo di fronte ad una situazione in cui ogni sua certezza venga infranta.

Brendon si trova a passare per la cittadina portuale di New Hope durante l’annuale festività del Giorno dei Morti, celebrazione che ricorda molto i Dias de los muertos sudamericani. Mentre i festeggiamenti proseguono, Brendon corre in aiuto di una donna che ha trovato una giovane in fin di vita, che prima di morire riesce a sussurrare a Brendon un indizio su chi sia stato il suo assassino. Il cavaliere di ventura si mette subito sulle tracce del criminale, ma complice l’uguaglianza di tanti costumi commetterà un errore irreparabile, uccidendo un innocente.

E come dice il suo amico Tennant:

E’ capitato a tutti di sbagliare persona. E non c’è la galera, per gli errori…solo i rimorsi.

Ed ecco nuovamente la tendenza di Chiaverotti nel presentare l’umana fragilità dei propri eroi. Brendon è irruento, non ha riflettuto e si è lanciato in una caccia all’uomo senza pensare, spinto dalla sua voglia di giustizia. Quelle che ne consegue è un viaggio nel rimorso, preceduto da una fase di ostinata certezza di esser nel giusto, che sembra una sorta di disperato appello alla sorte per scoprire di non aver davvero commesso uno sbaglio così grande.

Chiaverotti riesce a costruire questa tensione emotiva di Brendon mostrandola come in un flashback, dopo aver già presentato i primi elementi della storia. Scelta interessante, che viene basata sul mostrare inizialmente un Brendon delirante e mai così allo sbando, portando il lettore a cercare nelle pagine successive il motivo di questo suo delirio.

Le ultime lacrime delle fate mostra Brendon nel suo momento più cupo, di massima fragilità. L’aver commesso uno sbaglio così tremendo lo ha privato, in un certo senso, di quel suo carattere di cavaliere senza macchia, è come se Chiaverotti avesse infine deciso di mettere il personaggio a confronto con il suo punto di rottura. Nel creare questo percorso interiore di dolore e sofferenza, l’autore intreccia anche la seconda linea narrativa, che si appella alla parte più onirica e fantastica della serie.

Dal regno delle fate viene inviata sulla Terra una letale assassina, Esma, incaricata di recuperare l’unica arma creata da Wildo Jumper priva di un meccanismo di autodistruzione, che potrebbe ribaltare l’andamento della guerra a favore deli orchi. Ovviamente l’arma è in mano al nostro Brendon, ed Esma si metter sulle tracce.

Chiaverotti non rinuncia alla tentazione di rendere Esma un personaggio intricato, mostrando la sua natura attuale e dando al suo passato una valenza importante, che si intreccia con l’attuale situazione di Brendon. Le ultime lacrime delle fate è composto da queste due diverse vite, Brendon ed Esma, che si inseguono, convergono e sono destinate a scontrarsi definitivamente ad agosto con il capitolo finale, Le guerre degli orchi.

A dare vita alla storia di Chiaverotti è Cristiano Spadavecchia, disegnatore capace la meglio l’elemento emotivo di questo albo. L’espressività dei personaggi era centrale in una trama del genere, e Spadavecchia la interpreta al meglio, gestendo con sensibilità sia l’espressione dei volti che il linguaggio corporeo dei personaggi, spremendo ogni possibile goccia di emozione dalle sue tavole.

Altrettanto emozionante è la splendida copertina di Lola Airaghi, che i un tripudio di colori racchiude la pienezza del personaggio, circondandolo con la forza muscolare delicata ma decisa delle fate guerriere, disegnate in modo perfetto.

Bisogna ora pazientare sino a fine agosto, per poter leggere la seconda e ultima parte di questa storia, Le guerre degli orchi.