Dragonero Adventures: La palude misteriosa – Recensione

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Con La palude misteriosa, le Dragonero Adventures non solo arrivano al traguardo del settimo episodio, ma tengono fede alla promessa degli autori di darci una visione del mondo di Dragonero che, per quanto diretta ai lettori più giovani di casa, sia comunque parte integrante dell’universo dell’Erondar.

Nel leggere La palude misteriosa, specialmente la prima storia che dona all’albo il titolo, è chiaro come le Dragonero Adventures riescano, con particolare cura, a rispondere ad alcuni interrogativi del passato di Ian Aranill. Stefano Vietti, tenendo fede a questo impegno, ha inserito in La palude misteriosa un richiamo ad uno degli elementi più intimi e personali di Ian: il fratello Drev.

Dragonero Adventures  mette i nostri giovani amici alle prese con lucertoloni e piante affamate

Drev è stata una figura che nella serie principale di Dragonero ci è stata lentamente presentata, fino al suggestivo incontro vissuto in Il paese del non ritorno, il numero di aprile della serie del Dragonero ‘adulto’. In La palude misteriosa abbiamo modo di assistere nuovamente ad un riferimento alla figura del fratello scomparso ad uno spaccato di vita familiare, in cui la famiglia Aranill si stringe intorno al ricordo di Drev.

È stato il momento più toccante della storia. Non solo l’iter di avvicinamento a questo istante è stato perfettamente costruito da Vietti, ma Federico Vicentini, autore dei disegni, ha saputo come attribuire ai personaggi una caratterizzazione emotiva perfetta, che traspare non solamente dagli sguardi di Ian e Myrva, ma anche dalla mimica dei genitori, o come abbia reagito anche Gmor sentendo il nome di Drev.

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Ma trattandosi delle Dragonero Adventures, poteva mancare l’avventura? Ovviamente no!

Vietti si diverte nell’offrirci un’avventura in cui ricompare anche una nostra vecchia conoscenza (a voi scoprire chi…), che sembra avere sviluppato un certo interesse per il buon Gmor. Sarà infatti questo insolito amico a togliere i nostri eroi dai problemi, andando a recuperare i rinforzi. E che rinforzi.

Dopo aver visto in azione un altro orco, Kuma, in La grande fuga, in questo numero Vietti ci porta a conoscere altri verdi amici, tra cui spicca un certo Bulko, che di certo farà sollevare un sopracciglio ai lettori della serie principale di Dragonero. Come sempre, Stefano Vietti riesce a costruire la sua storia con un ritmo calzante tra divertimento ed azione, in cui i nostri protagonisti sono sempre credibili, incarnando al meglio l’ideale dei ragazzini vivaci.

E bisogna riconoscere a Vicentini l’aver disegnato La palude misteriosa con personalità. Le espressioni divertenti dei personaggi e l’aspetto dei predoni lyzad sono ben realizzati, così come gli sfondi su cui si muovono i nostri protagonisti. Le tavole di Vicentini sanno passare dalla forte connotazione emotiva citata prima ad un dinamismo esplosivo, che riesce ad aggirare i limiti della gabbia.

Ad esaltare questo racconto sono anche i colori di Valentina Bianconi. La colorista riesce a imprimere alle tavole delle tonalità delicate e o marcate a seconda delle esigenze della narrazione, valorizzando al meglio i giochi d’acqua durante lo scontro nel covo dei predoni lyzad.

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Dalle battutine ai momenti di studio (in cui il nostro Ian non eccelle di sicuro), La palude misteriosa è una lettura intrigante, in cui abbiamo modo di vedere anche come i giovani Ian e Myrva vivano la professione della madre, Elara. La botanica imperiale è il trait d’union delle due storie di questo albo delle Dragonero Adventures, dove la professione di Elara è la fonte dei problemi dei nostri avventurosi protagonisti nella seconda storia, La pianta carnivora.

Il secondo racconto delle Dragonero Adventures di maggio è decisamente più vicino alla curiosità e alla tendenza dei tre giovani a ficcarsi nei guai. D’altronde, come è possibile che tre intraprendenti combinaguai, animati dallo spirito d’avventura, resistano alla tentazione di esplorare una torre piena di curiosità?

Francesca Aureli interpreta La pianta carnivora con un tocco molto particolare. Prospettive studiate per enfatizzare il crescendo emotivo e una dinamicità prorompente sono i tratti distintivi delle tavole della Aureli, che realizza i visi dei protagonisti giocando al meglio con gli occhi.

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Per questo racconto delle Dragonero Adventures il colore è firmato da Paolo Francescutto, il maestro del colore della serie. Specialmente all’interno della torre di Elara, Francescutto si scatena, realizzando dei contrasti tra ombre e luci incredibili.

Naturalmente non poteva mancare in questo albo la presenza di due colonne della serie, ovvero Riccardo Crosa con una copertina suggestiva come suo solito, e di Marina Sanfelice, letterista del mondo dell’Erondar.

A ribadire come Dragonero Adventures sia un prodotto che vuole entrare in sintonia con i giovani lettori è l’accoglienza di Myrva, in cui vengono salutati i piccoli appassionati che inviano alla redazione di Dragonero i loro disegni. Questo contatto tra personaggio e lettori è uno dei punti forti di questa serie, il perfetto biglietto d’ingresso nel mondo dei fumetti per i lettori del domani.