10 cose che (forse) non sapevate su UFO Robot Goldrake

Salvatore Miccoli Di Salvatore Miccoli 9 Min di lettura

Mentre si celebrano con nostalgico entusiasmo i 40 anni di Ufo Robot Goldrake in Italia, è giunto il momento di conoscere qualcosa in più dell’anime che spianò la strada alla conquista dei ragazzi italiani da parte dei robottoni giapponesi, un’epopea che ha segnato profondamente un’intera generazione!

Ecco, dunque, dieci cose che (forse) non sapete su Goldrake.

1 – Più amato in Italia che in Giappone!

Nonostante sia stato la testa d’ariete che ha permesso ai robottoni giapponesi di invadere (fortunatamente) l’Italia, Goldrake è però il terzo della cosiddetta Mazinsaga opera di Go Nagai.

UFO Robo Gurendaizā è infatti l’ultimo della trilogia dei robottoni creata dal maestro Go Nagai che, per l’appunto, in Italia è giunta esattamente in ordine inverso all’originale timeline giapponese (Mazinga Z – 1972, Il Grande Mazinga – 1974, Goldrake – 1975), tanto che se nel nostro paese Goldrake è leggenda, l’icona stessa degli anime robotici, in Giappone accade esattamente il contrario, dove è Mazinga Z ad aver conosciuto il successo maggiore, mentre Goldrake è, ironia della sorte, il meno considerato.

Infatti trait d’union della saga è il personaggio di Koji Kabuto, il pilota di Mazinga Z, che sarà il pilota del Disco Volante (da lui stesso costruito) prima e del Goldrake 2 poi, cosa che in Italia creerà confusione anche perché il nome di Koji fu cambiato in Alcor.

2 – La grande battaglia dei dischi volanti, il prequel di Goldrake

Goldrake è “ispirato” al mediometraggio UFO Robot Gattaiger – La grande battaglia dei dischi volanti (Uchū enban daisensō) del 1975 diretto da Yōichi Kominato in collaborazione con Go Nagai, pellicola che divenne il pilot per lo sviluppo di Goldrake.

Nel film, di cui potete vedere un estratto qui di seguito, sono presenti già le prime idee che verranno siluppate successivamente, come un robot (completamente diverso chiamato Roboizer e disegnato da Tadanao Tsuji) che si aggancia ad un disco volante, l’ambientazione country/western, le musiche e il personaggio di Duke Fleed (il futuro Actarus/Umon Daisuke).

3 – Il mistero dell’Atlas

Ufo Robot Goldrake arriva in Italia sì dal Giappone, ma facendo tappa prima in Francia, nazione dalla quale fu importato dalla RAI.

I funzionari della TV di stato, quando ricevettero il materiale su questa serie animata dai colleghi d’oltralpe, sul plico recapitato loro lessero la parola Atlas, che in francese significa “atlante/compendio/guida informativa” e credettero facesse parte del titolo, intendendo quell’Atlas Ufo Robot (Guida a Ufo Robot) come il nome completo dell’opera.

Ecco perché in Italia è storicamente conosciuto con quel nome che, nonostante tutto, appare magnifico e unico a suo modo soprattutto sulle copertine dei 45 giri.

Il qui pro quo, tutto sommato, fu rimediato dal fatto che la RAI credette subito in Goldrake tanto che lo mandò in onda prima degli stessi francesi.

Ufo Robot Goldrake

4 – Per fortuna che Gianni c’è!

Dopo la prima messa in onda di Goldrake non si fecero attendere le feroci critiche rivolte all’anime con, sugli scudi, due dei più grandi intellettuali italiani come Dario Fo e Alberto Bevilaqua.

Il primo dichiarò: «Goldrake è l’angelo sterminatore, il vendicatore che si “sacrifica” per il povero uomo della strada (in fondo c’è dietro la stessa idea dei terroristi)» (non si capisce come mai una persona che si sacrifica per i poveri possa essere un terrorista); il secondo, invece, ci andò giù ancora più pesantemente: «Killer, sì, più che robot il pugno rotante equivale al pugno di ferro; l’alabarda spaziale alla baionetta; il maglio perforante al manganello Goldrake è lo stadio che può precedere la droga vera e propria.».

Fortunatamente, non tutti si scagliarono con furia cieca contro Goldrake.

Gianni Rodari, uno che “qualcosa la sapeva” di racconti e storie per fanciulli, nell’articolo intitolato “In difesa di Goldrake” difende il robot paragonandolo a un Ercole, metà uomo e metà macchina spaziale.

Secondo Rodari i bambini non sono soggetti passivi di questi disegni animati, perché sono in grado di rielaborare il materiale fantastico che la televisione propone loro nel gioco e nelle attività quotidiane. (Corriere della Sera)

5 – Girl power Bia addicted!

Già concepito, fin dalla richiesta fatta dalla Toei Animation a Go Nagai, come anime destinato anche a un pubblico femminile, Goldrake vide il progressivo ingresso delle figure femminili di Venusia (Makiba Hikaru) prima e Maria (Grace Maria Fleed) poi, come ruolo attivo della serie ai comandi del Double Spacer e del Delfino Spaziale rispettivamente.

La figura di Maria fu introdotta perché, man mano che Venusia si ritagliava sempre più spazio, gli ascolti giapponesi diminuivano.

Fu così che la produzione sostituì il character designer Kazuo Komatsubara con la coppia Shingo Araki e Michi Himeno che avevano preso parte alla realizzazione dell’anime Bia la sfida della magia. Infatti Maria e Noa (amica/rivale di Bia) si somigliano tantissimo.

6 – Il lampo di genio tutto italiano di Romano Malaspina

Nella versione giapponese dell’anime i personaggi, mentre usavano le armi, spingevano solo dei pulsanti o tiravano delle leve, cosa che causò dei “tempi morti” durante il doppiaggio italiano con imbarazzanti silenzi.

Fu così che Romano Malaspina, mitico attore/doppiatore di Actarus (che avrebbe meritato maggior successo anche al di fuori del doppiaggio), inventò i termini come “Alabarda Spaziale”, “Maglio Perforante”, “Raggi Laser” e “Lame Rotanti”.

7 – Figli delle stelle

Alcuni nomi dei personaggi italiani come Alcor, Venusia, Rigel, Mizar, Hydargos e Procton (adattamento di Procyon/Procione) sono tutti nomi di stelle/pianeti come lo stesso nome di Actarus, modifica di Arturo, astro appartenente alla costellazione dell’Orsa Maggiore.

8 – Goldrake come Devilman

C’è una cosa che unisce Ufo Robot Goldrake e Devilman.

Oltre ad essere figli dello stesso papà Go Nagai, Actarus e Akira (Devilman) condividono un altro particolare che li accomuna: gli occhi!

Sebbene si scherzi sul fatto che le ciglia di Actarus sembrano essere infoltite a colpi di Rimmel, entrambi i protagonisti presentano infatti un marcato tratto scuro che definisce in maniera netta la palpebra inferiore, accorgimento usato da Nagai per sottolineare la natura non esattamente di origine umana (alieno Actarus, demone Akira) dei due.

9 – Goldrake un nome tutto italiano…o quasi

Non ci sono notizie certe riguardo al nome tutto italiano di Goldrake. Si pensa che forse sia derivato da uno strano mix tra Goldfinger e Mandrake, oppure dalla scelta del termine inglese Gold Drake (drago d’oro), forse suggerito dal fatto che si trattava di una produzione orientale. Tuttavia la versione ritenuta più verosimile si riferisce all’italianizzazione di Goldorak, nome dato dai francesi alla produzione.

10 – Nicoletta Artom, la persona a cui si deve tutto

Il responsabile televisivo che effettivamente portò UFO Robot Goldrake in Italia è Nicoletta Artom la quale visionò alcune sequenze di Grendizer a una fiera di cartoons a Milano nel 1977 (Mifed).

La manager ne rimase così favorevolmente impressionata tanto da decidere di acquistarne subito i diritti.

L’entusiasmo di Nicoletta Artom è evidente da quello che la manager disse al collega Sergio Trinchero riguardo alla “scoperta” di Goldrake:

Sergio, ho visto dei cartoni animati giapponesi… incredibili… una cosa nuovissima… mai vista… non si può dire nemmeno che siano di fantascienza!

È un mondo di robot pilotati da esseri umani. Che si trasformano. Volano. Uomini che diventano macchine… si dividono in due…

Che dire, le saremo eternamente grati signora Artom!

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