Il Ciclo della Fondazione: non solo robot per Asimov – Recensione

Trilogia della Fondazione Isaac Asimov

La fantascienza, quella più classica e tradizionale, torna sugli scaffali delle librerie con la nuova edizione targata Mondadori de Il Ciclo della Fondazione di Isaac Asimov, praticamente l’ABC della fantascienza del secondo ‘900.

Prima di iniziare la recensione, occorre fare due rapide premesse. Premessa numero uno: chi scrive non è un appassionato di Asimov. Di più! Ergo, non aspettatevi una recensione imparziale e asettica, bensì parecchie lodi sperticate per quello che, a mio avviso, non è semplicemente un bel ciclo, ma un autentico capolavoro della narrativa tutta del ‘900.

Il Ciclo della Fondazione è una di quelle opere talmente belle e totali che travalicano il confine del proprio genere narrativo (la fantascienza, in questo caso) per diventare altro, qualcosa di più. Potrei applicare lo stesso discorso a opere come Il Signore degli Anelli di Tolkien, a Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christie e a tante altre cose.

Il Ciclo della Fondazione di Asimov, uno dei capolavori della fantascienza, torna in libreria con una nuova edizione

Premessa numero due: francamente, mi viene difficile fare una vera e propria recensione di questo romanzo per una serie infinita di motivi. Il primo è che non è un vero e proprio romanzo, bensì una raccolta di racconti scritti da Asimov alla fine degli anni ’40 e raccolti in tre volumi a partire dal 1951; il secondo è che non so francamente che altro dire oltre a tutto ciò che è stato scritto in quasi settant’anni di vita editoriale.

Davvero, recensire il testo in questione sarebbe come recensire Via col Vento o Quarto Potere. Sarebbe come parlare di Matrix a un corso di Semiotica. Ah, no aspetta, quello lo fanno per davvero. Perciò, più che sul libro in sé, mi concentrerò anche sull’edizione.

Breve sinossi: siamo a circa diecimila anni nel futuro e lo scienziato Hari Seldon, il primo e più grande psicostoriografo vivente (la psicostoria è una scienza inventata da Asimov che permetterebbe di prevedere, attraverso un mix di matematica, statistica e psicologia storica, gli eventi futuri), profetizza che nel giro di pochi secoli il potente Impero Galattico crollerà e dopo di esso vi saranno decine di migliaia di anni di barbarie in tutta la galassia.

Seldon viene arrestato per comportamento antipatriottico, ma riesce a patteggiare (o meglio, a prevedere) una pena alternativa, cioè finire confinato sul pianeta Terminus per stilare una Enciclopedia Galattica comprendente tutte le conoscenze della Storia Umana. Lo scopo è quello di preservare tutte le nozioni possibili per contenere al meglio i millenni di barbarie che verranno.

il ciclo della fondazione cover

Tutto ciò, raccontato nelle prime decine di pagine dell’opera, non è altro che l’inizio ad una serie di Crisi Seldon (dal nome di colui che le teorizzò) che si verificano ciclicamente e che porteranno a profondi scombussolamenti interni alla Galassia. I successivi racconti, infatti, mostreranno i tentativi di vari protagonisti di risolvere o arginare le varie Crisi Seldon, le quali si protrarranno per secoli.

Mi limito a citare i protagonisti dei primi due racconti, ovvero Salvor Hardin e Hober Mallow. Hardin è il sindaco di Terminus, il quale riuscirà a risolvere due crisi con le armi della diplomazia, mentre Mallow dovrà risolvere una crisi che coinvolgerà il mondo dei mercanti.

Messa così sembrerebbe una roba alla Star Wars e in parte George Lucas ha preso a modello l’opera di Asimov, anche se più per la tanto vituperata, spesso giustamente, Trilogia Prequel che per la Trilogia Classica, la quale invece prende moltissimo da La fortezza nascosta di Kurosawa e altre robe. Va detto, però, che il lavoro svolto da Asimov è molto diverso e molto meno ludico rispetto al lavoro di Lucas, il quale 1) è di quasi trent’anni successivo e 2) è molto più tarato sull’intrattenimento spicciolo.

Quando Asimov scrisse questi racconti, la Seconda Guerra Mondiale era da poco finita e gli echi di quanto era successo erano ancora nella mente di tutti. Asimov, srotolando i nastri della Storia, si è reso conto di come nei decenni precedenti vi fossero tutti gli elementi possibili per prevedere, o quanto meno intuire, il disastro che sarebbe avvenuto. Andando ancora più a fondo, si potevano vedere le costanti in tutte le crisi che si erano verificate nel mondo.

Forse è troppo arrivare a pensare che Asimov abbia scritto il Ciclo della Fondazione per mettere in guardia le generazioni future e per dare loro gli strumenti con cui pensare, ma sotto sotto mi piace pensare che in questa idea ci sia un piccolo fondo di verità. L’allegoria generale dell’opera, i continui parallelismi con la storia dell’Impero per eccellenza, quello Romano, nonché le tempistiche con cui questo racconti sono stati scritti, non possono essere un caso.

Come tutte le opere di Asimov, compreso il Ciclo dei Robot, non aspettatevi voli pindarici di qualsivoglia natura (tranne quelli dell’autore di questa recensione) o frasi particolarmente arzigogolate. Lo stile di Asimov è quello secco e asciutto, privo di retorica, che ha fatto la sua fortuna di romanziere.

Anche nei momenti più ostici, lo scrittore di Brooklyn non perde mai la sua tipica scrittura semplice e diretta, la quale sicuramente deriva dalla sua fervida attività di divulgatore scientifico, probabilmente il lavoro per cui egli era più noto a livello mondiale.

L’edizione Mondadori di questa trilogia, purtroppo, fa cadere abbastanza le braccia. Non dico che mi sarei aspettato decine di pagine di saggi introduttivi (costante tipica delle ristampe dei classici Mondadori, che il sottoscritto comunque adora), ma non mi sarei neppure immaginato la totale assenza di qualsivoglia nota introduttiva all’opera o all’autore, a parte le solite due righe in sovracopertina che dicono poco o niente.

Insomma, l’apparato redazionale e saggistico è del tutto assente e a mio avviso questo è un male. Per dire, un minimo di apparato ce l’ha anche I tre moschettieri, libro che a me piace tantissimo, possibile che non si sia potuto scrivere due righe per Asimov?

il ciclo della fondazione 1

Questa edizione ha, comunque, il pregio di ripresentare al grande pubblico il ciclo più classico di Asimov in una forma nuova ed elegante, grazie anche ad una bellissima copertina, e a un’impaginazione curata e priva di sbavature. Un buon compitino svolto senza troppi clamori, insomma.

Altra nota importante: in questo libro sono raccolti solo i tre volumi principali del Ciclo della Fondazione, i quali sono Prima Fondazione, Fondazione e Impero e Seconda Fondazione. Naturalmente il solo è relativo, in quanto per me già questo sarebbe sufficiente. Va detto, per onor di cronaca, che esistono altri due cicli, uno prequel e uno sequel, che vanno a comporre un mosaico complessivo di ben sette romanzi.

Si tratta di cicli scritti tra gli anni ’80 e ’90 in forma di romanzo per cui molto diversi da quelli presentati in questa edizione. Tocca essere onesti ed ammettere che essi sono un po’ meno belli rispetto alla saga originale, in particolare il ciclo prequel, realizzato per ultimo e con Asimov già malato, ma si tratta di romanzi comunque meritevoli di lettura.

In chiusura, non ci troviamo certo di fronte all’edizione della vita, bensì a una semplice riverniciata di una pubblicazione già presentata negli anni scorsi, però, al netto di questo difetto che può interessare solo un asimoviano come me, non si può nascondere che una platea di nuovi e giovani lettori ha la possibilità di scoprire una delle più grandi e famose opere letterarie del ‘900. Non esitate, andate in libreria, possibilmente in una librerie indipendente, e fate vostro questo volume al più presto, tenendo a mente che presto potremmo veder il Ciclo della Fondazione diventare una serie televisiva.

Garantisco che non ve ne pentirete.