Nella seconda puntata della quarta stagione di The Big Bang Theory, episodio intitolato “L’esaltazione dei vegetali cruciferi”, il nostro geniale e allampanato Sheldon Cooper individuava quello che lui stesso definì il “punto di singolarità”, ovvero la data più probabile di quando l’uomo sarebbe riuscito a trasferire la mente umana all’interno di un computer raggiungendo, così, l’immortalità.
Ma si può davvero, anche teoricamente, fare una cosa simile?
Questa è la domanda posta da una quindicenne di Nuova Dehli all’interno della serie Curious Kids di The Conversation, quesito a cui Dobromir Rahnev, neuroscienziato del Georgia Institute of Technology, ha cercato di replicare considerando le attuali conoscenze.
La risposta breve è no, La risposta lunga? Ancora no, ma forse un giorno… chi lo sa.
Benvenuti nel mondo (virtuale) del “mind uploading”
Il nome tecnico di questa teorica (per ora) procedura da fantascienza è mind uploading: l’idea è quella di copiare il contenuto del cervello umano, ossia memoria, personalità, coscienza e anche tutte le cose che si sono dimenticate e trasferirlo in un computer.
In questo modo si potrebbe vivere per sempre, essere praticamente immortali anche senza avere un corpo fisico, ma con la possibilità di fare inimmaginabili.
Suona figo? Certo.
È fattibile al giorno d’oggi? Manco per sogno.
A che punto siamo? Neuroni, sogni e un sacco di lavoro da fare
Il cervello umano è considerato la cosa più complessa dell’universo. Contiene 86 miliardi di neuroni, con trilioni di connessioni tra loro. Già riuscire a mappare tutto questo è un’impresa titanica, figuriamoci replicarlo in digitale.
Attualmente sì è riusciti a mappare il cervello di una mosca e piccole porzioni di cervello di topo. Quindi, allo stato attuale, non abbiamo nemmeno iniziato con quello umano.
Anche se si riuscisse a scansionare il cervello umano, sarebbe necessario replicare e simulare ogni piccola reazione chimica, ogni impulso elettrico e ogni minima variazione di umore (tipo quando vi gira male perché siete stati killati da un boss di Elden Ring).
Serve un mondo digitale realistico
Caricare il contenuto del cervello in un computer non basterebbe: la mente umana ha bisogno di input sensoriali per funzionare. Vista, udito, tatto, perfino l’istinto. Senza tutto questo, si rischierebbe un’overdose di solitudine digitale, una black box con coscienza di sé ma nessuna del mondo esterno.
Ovviamente non si può “esistere solo nei propri pensieri” in una sorta di bolla virtuale. Sarebbe come una forma sofisticata di tortura.
Per questo motivo, è necessaria anche una simulazione realistica a livelli del mondo che possa essere percepita dal cosiddetto “io digitale”, lo stesso concetto che Morpheus tenta di spiegare al confuso Neo.
Insomma, servirebbe un Matrix con ray tracing esagerato e tanta, ma tanta, fisica quantistica.
Trasferire la mante umana in un computer: quando potrebbe succedere?
Sebbene i calcoli di Sheldon coincidano più o meno con le più ottimistiche delle previsioni che parlano del 2045 come data possibile per i primi upload mentali, la verità è che oggi non sappiamo nemmeno come il cervello generi il pensiero. Non sappiamo se basterà simulare le sinapsi o se servirà riprodurre ogni singola molecola.
C’è chi propone anche un altro approccio: sostituire ogni neurone con uno artificiale, uno alla volta, fino a raggiungere il completo “swap”. Più che trasferire la mente umana in un computer, si tratterebbe di trasformare il cervello stesso in una macchina. Peccato che, al momento, non sappiamo nemmeno replicare un singolo neurone in modo completo.
Quindi? Se tutto va be, potrebbero volerci circa 200 anni, a meno che i progressi dell’Intelligenza Artificiale non risultino così rapidi da “replicare” il cervello di una persona direttamente via software, imparando da ciò che uno ha fatto, detto scritto, cercato sul web…
E davvero ci riuscissimo?
Certo, se dovesse davvero accadere, preparatevi a un mondo totalmente nuovo. Niente più corpi fragili, niente malattie, solo voi e il vostro cervello digitale in eterno che, però, come la ragazzina di Nuova Dehli potrebbe chiedersi: “Sono ancora io, oppure una copia di me stesso?”
Se dovessimo esistere solo come “coscienza digitale”, potremmo ancora amare, essere tristi, provare dolore e… dimenticare una password?