La prima, dimenticata indagine a fumetti del Commissario Ricciardi: Mammarella
La sfortuna di esser un piccolo editore è che a volte non si riesce a far arrivare al grande pubblico una proposta interessante che, di conseguenza, rischia di passare inosservata. In questi giorni si parla molto del prossimo Romanzo a fumetti di casa Bonelli dedicato al Commissario Ricciardi, l’intrigante personaggio creato da Maurizio de Giovanni, ma ci dimentichiamo che questa non è la prima apparizione di Ricciardi nel mondo dei fumetti. Nel 2010, infatti, Ricciardi arriva sulle pagine di Mammarella, edito da Cagliostro Epress.
Mammarella è un volume interessante, non solo per la storia narrata, ma anche per gli extra. L’introduzione è una presentazione del personaggio di Ricciardi, dal punto di vista editoriale e caratteriale. De Giovanni ha creato Ricciardi inserendolo in un contesto storico preciso, gli anni ’30 dello scorso secolo, durante il dominio fascista. IL commissario è un uomo di legge, che cerca di fare rispettare come rappresentate della regia polizia, nella sua Napoli.
La particolarità del commissario è il Fatto, un dono che gli consente di dialogare con le vittime dei crimini su cui indaga. Questo elemento paranormale è trattato con delicatezza, come una sorta di ultimo ricordo della vittima che viene confessato a Ricciardi. Il tema non è una novità, ma la capacità di uno scrittore è sapere come rendere qualcosa di già noto appassionante, presentandolo sotto una nuova luce.
Mammarella è la dimostrazione di come questo sia possibile. L’elegante volume di Cagliostro ha la buona idea di unire il racconto al fumetto, in senso letterale. Inizialmente viviamo questa indagine di Ricciardi tramite il fumetto, realizzato da Alessandro di Virgilio per la sceneggiatura e Claudio Valenti per i disegni.
Il risultato è emozionante, anche per lo stile grafico. Niente colore, ma una tinta bianco e nero che si sposa alla perfezione con la storia raccontata, con l’ambientazione non solo geografica della Napoli meno nota, ma con il contesto emotivo di Ricciardi. Il tono malinconico del protagonista e dei suoi gregari viene rispecchiato in modo egregio sia nel disegno che nella colorazione. Valenti indugia spesso sugli occhi, ritraendo i personaggi in alcune piccole gestualità che li rendono reali, vivi.
In tal senso, è perfetto il ricordo che lega Ricciardi al suo sottoposto, il brigadiere Maione. Si respira la tragicità dell’attimo, il dolore condiviso tra i due. Un risultato così si ottine quando la storia di sposa alla perfezione con il disegno, senza distacco tra i due pilastri dell’albo. O del volume, come in questo caso.
Mammarella non è un semplice fumetto ispirato al commissario Ricciardi, ma rappresenta un lavoro di approfondimento sul personaggio letterario di de Giovanni. L’ideale sarebbe leggere prima il racconto dell’autore, presente nel volume dopo la parte disegnata, giusto per poter poi ammirare la sensibilità con cui di Virgilio e Valenti hanno trasportato tutto il carisma di de Giovanni nel fumetto. A completare questo percorso nel mondo di Ricciardi sono presenti degli interessanti articoli che invogliano a recuperare i libri scritti da de Giovanni, cosa che personalmente sto facendo in questi giorni.
Mammarella è, purtroppo, un volume ormai difficile da recuperare, ma la ricerca deve essere quantomeno tentata, specialmente se si inizia ad apprezzare Luigi Alfredo Ricciardi, investigatore atipico ed incredibilmente umano.