Lo strangolatore di Boston: recensione del thriller con Keira Knightley

Keira Knightley in lo strangolatore di boston

Uscito direttamente sulla piattaforma Disney+, Lo strangolatore di Boston, film diretto da Matt Ruskin e con protagonista Keira Knightley, è ispirato ai veri casi di omicidio che sconvolsero la città di Boston negli anni ’60, efferati delitti tutt’ora irrisolti.

La Knightley interpreta Loretta McLaughlin, giornalista del Boston Record American che, insieme alla collega Jean Cole (Carrie Conn), inizia a collegare vari omicidi di donne avvenuti per strangolamento a Boston e dintorni, sfidando la reticenza della polizia e dei suoi colleghi giornalisti maschi nell’identificare un unico assassino dietro agli omicidi.

Uomini che odiano le donne

Il film, oltre a raccontare la cronaca relativa al caso dello strangolatore di Boston, mette in luce la difficoltà delle donne dell’epoca di lavorare in un ambiente prettamente maschile e poco incline a prendere sul serio le opinioni del gentil sesso.

A inizio film l’articolo più eccitante di cui si deve occupare Loretta, è la recensione di un tostapane, visto che è “relegata” a occuparsi di notizie di moda e costume. Sperando in momenti migliori l’intraprendente giornalista, venuta a conoscenza di un caso di omicidio avvenuto per strangolamento, inizia a collegare i puntini e a parlare per prima di un caso su un vero serial killer, ancora prima che tale termine fosse inventato. Ma farsi ascoltare dagli uomini è difficile per una donna di quel periodo, tant’è che il capo redattore si rivolge a lei chiamandola ragazzina per tutto il film, essendo più che reticente ad assegnarle il caso. Più navigata e scaltra, invece, è Jean, collega di Loretta che già sa come muoversi nell’ambiente della polizia, anche grazie a personali informatori.

Anche le forze dell’ordine non sono da meno del capo di Loretta in quanto a misoginia, con il commissario della polizia che si lamenta fin da subito con il direttore del giornale dicendo: “È stato lei a mandare una femmina alla polizia?”, come a voler intendere che una donna non può rapportarsi con poliziotti maschi e non è capace di mantenere il polso della situazione in un caso di omicidio.

Nel finale, uno dei sospettati, intervistato da Loretta le confessa: “Gli uomini uccidono le donne”, così è stato e così sarà, sembra voler aggiungere uno dei presunti colpevoli.

L’idea di affrontare la mascolinità tossica del periodo si rivela il punto di forza del film, forse l’unico, soprattutto perché lo strangolatore di Boston è stato accusato di avere violentato e ucciso, tra il 1962 e 1964, tredici donne, di età compressa fra i 19 e gli 85 anni, con l’indagine che si trasforma in una sorta di crociata a sostegno del genere femminile per Loretta.

Un thriller sull’ossessione

Già nel 1968, il regista Ruben Fleischer girò Lo strangolatore di Boston, mettendo però al centro della scena il presunto assassino, Albert DeSalvo, interpretato da Tony Curtis, e l’indagine del detective Bottomly, interpretato da Harry Fonda. Nella nuova versione del film si decide di raccontare la storia dal punto di vista femminile, allineandosi con i tempi che corrono, e cercando di realizzare il classico thriller dell’ossessione, ovvero quei film dove un detective, o un giornalista, sacrificano tutto in nome della verità e della scoperta dell’assassino di turno. Un ottimo esempio di thriller dell’ossessione è sicuramente Zodiac, film del 2007, diretto da David Fincher, che vedeva i giornalisti Robert Downey jr. e Jake Gyllenhaal alla caccia del “killer dello zodiaco“. I rimandi al capolavoro di Fincher, per Lo strangolatore di Boston, sono piuttosto evidenti, ma qui mancano la mano di un regista abile a muoversi in certe storie come solo Fincher sa fare, e una sceneggiatura a prova di bomba, che in questo film scricchiola un po’ soprattutto quando deve esporre le motivazioni dei personaggi e svelare chi tira i fili del complotto.

Anche il montaggio pecca, soprattutto nella prima parte di film, dove sembra tutto frettoloso e non ci si prende il tempo per caratterizzare a fondo i personaggi.

La fotografia di Ben Kutchins è tutta giocata sui toni seppia, tipici dei film thriller, ambientati nel passato, il che contribuisce a rendere il film qualcosa di già visto.

Il cast de Lo strangolatore di Boston

Nutrito il cast del film con, sugli scudi, Keira Knightley e Carrie Conn che forniscono una prestazione simile, entrambe poco espressive e distaccate, forse per volontà dello stesso regista.

Chris Cooper (e le sue borse sotto gli occhi), veste i panni del capo redattore del Boston Record American.  Alessandro Nivola, l’attore italo americano dall’aspetto meno italo americano possibile, è il detective Conley, impegnato nelle indagini sullo strangolatore e che stringerà una collaborazione con Loretta.

Nel ruolo del sospettato numero 1, Albert DeSalvo, troviamo David Dastmalchian, attore solitamente ingaggiato quando si devono interpretare personaggi psicopatici, o quando non si riesce a mettere sotto contratto Paul Dano.

Il cast è poi completato dai noti caratteristi Bill Camp, nel ruolo del reticente e misogino Commissario McNamara e Rory Cochrane in quello del detective DeLine.

Conclusioni

Lo strangolatore di Boston è un thriller che diventa teso solo nella parte finale, dove i nodi vengono al pettine e (forse) il mistero viene risolto.

Matt Ruskin, nel doppio ruolo di regista e sceneggiatore, realizza un film freddo e asettico, prendendo molto, o forse troppo, dal più illustre collega David Fincher, ma senza avere quella capacità di messa in scena e di raccontare storie cariche di tensione. La poca caratterizzazione dei personaggi principali rischia di essere poco coinvolgente per gli spettatori, che vedendo il film da casa, sono più facilmente preda delle distrazioni. Più che raccontare la storia delle due giornaliste che hanno portato alla luce il caso dello strangolatore di Boston, il film si limita a riprodurre la fredda cronaca di quegli eventi storici, aggiungendo, nella prima parte, una riflessione sulla mascolinità tossica dell’epoca.

Data la portata della storia Lo strangolatore di Boston è un’occasione sprecata, confezionato con poca originalità e molta superficialità, cercando di copiare altri film più riusciti e finendo, suo malgrado, nel filone dei film dimenticabili.