Con l’approdo su Netflix di Rebel Moon Parte 2: La Sfregiatrice è giunto il momento di tirare le somme sulla space opera targata Zack Snyder, nata inizialmente come un film facente parte dell’universo di Star Wars e che, probabilmente, nella mente del regista, è rimasta ancorata all’universo creato da George Lucas.
Rebel Moon Parte 1: Figlia del fuoco
Il pineta Veldt è un pianeta addetto all’agricoltura, dove vive la giovane Kora interpretata da Sophie Boutella, donna dal passato nebuloso. Un giorno sbarca sul pianeta agricolo l’ammiraglio Atticus Noble (Ed Skrein), scagnozzo dell’Imperium in cerca dei ribelli Devra e Darrian Bloodaxe. Per un assurdo motivo il pianeta viene reso schiavo dall’Imperium, ma la giovane Kora elimina tutti i soldati rimasti e parte, accompagnata dall’abitante del villaggio Gunnar, interpretato da Michiel Huisman, alla ricerca di compagni per difendersi dal ritorno dell’ammiraglio Noble.
La prima tappa è lo spazio porto di Providence, dove manca soltanto la cantina con i musicisti alieni, per essere in tutto e per tutto uguale a Guerre Stellari. Qui incontrano Kai (Charlie Hunnam), pilota strafottente e attaccabrighe (che non ricorda per nulla Han Solo) e anche un Uruk Hai direttamente dal Signore degli Anelli.
Il gruppo raggiunge quindi una tenuta di frontiera dove reclutano Tarak Decimus, un ex principe di un mondo distrutto dal Mondo Madre che doma Fierobecco di Harry Potter, nella stessa maniera in cui Jake Sully domava Toruk Makto in Avatar.
È la volta poi di Nemesis, una spadaccina che ha delle spade con la lama di luce rossa, che potremmo chiamare anche spade laser. Viene poi reclutato Titus, ex generale dell’imperium, finito a fare il gladiatore e quindi interpretato da Djimon Hounsou, apparso appunto nelle stesse vesti ne Il Gladiatore. A completare la banda di cosplayer del mondo nella fantascienza si uniscono i già citati fratelli Bloodaxe (Ray Fisher e Cleopatra Coleman).
Rebel Moon Parte 2: La Sfregiatrice
Nella seconda parte, Kora e il suo manipolo di eroi, dopo 40 minuti di scena in cui raccolgono il grano in slow motion, addestrano gli abitanti del villaggio a combattere in attesa dell’arrivo dell’Imperium. A parte scoprire un po’ il passato di Kora e degli altri protagonisti, Rebel Moon parte 2: La Sfregiatrice è veramente tutto qui: 40 minuti di nulla e 1 ore e 20 di azione e guerra.
C’è però il tempo anche per una scena in cui i protagonisti raccontano il loro passato appunto, seduti ad un tavolo, uno dopo l’altro. Una scena totalmente anticlimatica e fuori posto da vedere, esattamente come la scena di Batman vs Superman in cui venivano mostrati i metaumani uno dopo l’altro attraverso il monitor di un laptop. È in queste cose che si vede l’incapacità di narratore di Snyder.
Rebel Moon tutto d’un pezzo
Tutti i personaggi sono presi paro paro da altri film. Non c’è nulla nuovo ed interessante, risulta quasi inutile cercare di caratterizzare i vari protagonisti, dato che rispecchiano tutti i cliché possibili immaginabili, e già dai primi minuti ci si può fare un’idea del loro percorso all’interno della storia. La domanda quindi sorge spontanea: dato il piattume dei personaggi e della trama, non bastava un film unico?
La cosa incredibile è che esiste anche una versione senza tagli di Rebel Moon che arriverà anch’essa su Netflix. Ammetto che la curiosità di vedere cosa sia stato tagliato da questi due film un po’ mi prende. Vedremo i nostri eroi fare rifornimento ad una pompa di benzina spaziale? Fare la spesa in un space market per le provviste del viaggio? Ancora non si sa, quello che è certo è che sarà per la maggior parte a rallentatore.
L’estetica di Snyder
L’estrica di Snyder, inoltre, è molto caratterizzata dalla fotografia cupa e piena di riflessi. In Rebel Moon a curare la fotografia è lo stesso Snyder e il risultato è uno schermo quasi nero e con la messa a fuoco soltanto al centro dell’immagine, con i bordi sfocati: una scelta artistica alquanto discutibile. Anche la sceneggiatura non è un punto di forza della filmografia di Snyder e in questo film l’autore del soggetto originale e dello script è proprio il regista stesso, anche se parlare di soggetto originale è quanto meno eufemistico.
La regia invece offre qualche guizzo, al di la di alcuni slow motion ingiustificati, alcune immagini dal film sembrano infatti un dipinto su pellicola. Per molti detrattori anche questo è un modo di fare regia molto didascalico, ma va da detto che visivamente alcune scene di Rebel Moon sono un piacere per gli occhi. Il problema è che contestualizzate nella pochezza di tutto il resto del film perdono il loro impatto visivo.
Il dibattito su Zack Snyder è aperto sin dal suo secondo film, 300. Si tratta di un regista ultra didascalico che funziona solo quando la trama si ispira a cose non scritte da lui o autore con un’estetica tutta sua?
Rispondere a questa domanda è un campo minato, il mondo ormai si divide tra la fan base di Snyer, che è riuscita a convincere Warner Bros. a sborsare 60 milioni per realizzare Zack Snyder’s Justice League, dopo il flop al cinema della versione rimaneggiata da Josh Weadon, e chi invece vede in Snyder un “non regista”.
Stare nel mezzo di queste due fazioni risulta complicato, ma se è vero che Rebel Moon è l’opera di Snyder che ha realizzato in totale libertà, senza pressioni esterne, mentre invece un film tipo Watchmen, non è del tutto figlio della mente del regista, è abbastanza facile scegliere la parte con la quale schierarsi.
Ctrl+C Rebel Moon
Se la prima parte di quest’opera era una scopiazzatura di vari film di genere, la seconda parte è un tentativo di allungare il brodo, senza però dire nulla di nuovo. Sia chiaro, di film derivativi ne esistono moltissimi, da Avatar che sfrutta la trama alla Pochaontas o dallo stesso Guerre Stellari ispirato da La Fortezza Nascosta di Akira Kurosawa e il romanzo Dune di Frank Herbert, per non parlare di Quentin Tarantino che sul prendere di peso da altri film per crearne uno nuovo ci ha costruito una carriera. Il punto è che se si ci s’ispira ad altre opere già esistenti, andrebbe il tutto rielaborato e adattato al proprio film. In Rebel Moon, Snyder copia ed incolla ottenendo lo stesso risultato delle lettere che i rapitori inviano alle vittime tagliando le lettere da quotidiani o riviste: un quadro psicologico preoccupante.
In conclusione, sperando di non irritare troppo la fan base di Snyder, Rebel Moon nella sua totalità è un vero disastro. Una brutta copia di vari film di fantascienza, mescolati in un’unica bruttezza di celluloide. Il buon Zack ha aperto anche alla possibilità di proseguire la saga, oltre alla versione integrale del film.
Non credo che ce la farò questa volta.