Le Storie di guerra Vol. 3: Garth Ennis torna in guerra – Recensione

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Siete pronti a farvi trascinare all’inferno? Benissimo, allora segnatevi sul calendario la data del 18 luglio e accaparratevi la vostra copia di Storie di guerra vol. 3 di Garth Ennis, celeberrimo, folle e geniale sceneggiatore americano.

A pubblicare questo albo, così come i due precedenti, è la scatenatissima Saldapress, praticamente l’editore che, più di ogni altro, sta dando spazio al fumetto popolare (e autoriale) americano che si distanzia dal tradizionale binomio Marvel/DC, e per fortuna.

Le storie di guerra vol. 3, saldaPress continua a raccontare la guerra secondo Garth Ennis

Come dice il titolo, e come dicono anche i volumi precedenti, Ennis ci propina una serie di racconti di guerra, quindi non troverete una storia unica, bensì due, entrambe ambientate durante la Seconda Guerra Mondiale e che raccontano il punto di vista dei soldati inglesi della marina e dell’aviazione. Aspetto peculiare di entrambe le storie è quello di raccontare aspetti e fronti poco noti di quella guerra, il cui immaginario collettivo è dominato dal fronte giapponese, quello russo e quello francese.

La prima storia, Nightingale, è piuttosto breve, mentre la seconda, Il fiore della mia vita, è decisamente più lunga e strutturata.

Facciamo subito una breve premessa: avete presente il Garth Ennis folle e visionario che avete conosciuto negli anni? Quello di Preacher, Hitman e Punisher? Ebbene, dimenticatelo. L’Ennis di queste due storie è di basso profilo, dotato di una delicatezza fuori dal comune e solo alcuni frangenti ci riportano alla memoria l’autore che tutti abbiamo imparato ad apprezzare. Tutto ciò è un bene perché dimostra la versatilità dell’autore irlandese, uno di quegli sceneggiatori capaci di spaziare da una roba all’altra e di adattare il proprio stile a vari registri senza per questo abbandonare i propri tratti autoriali.

Seconda premessa: queste storie di Ennis non sono proprio recentissime: risalgono ormai a una quindicina di anni fa e sono state pubblicate dalla Vertigo, ma si tratta comunque di un’ottima occasione per scoprirle, o riscoprirle.

Nightingale, disegnata da David Lloyd e Tomas Aira, è, fra le due, la storia che più si avvicina alla realtà: essa si rifà, come spiega lo stesso Ennis nelle appendici finali, a un evento realmente accaduto a una nave della flotta inglese durante la guerra. L’equipaggio, visto con sospetto per aver ricevuto l’ordine di non intervenire mentre un’intera flotta veniva massacrata, riscatta il proprio onore salvando i superstiti di un naufragio.

Qui Ennis ci delizia con una storia che assume i connotati dell’horror più autentico. Niente fantasmi o zombie, per intenderci, ma un sottile senso di orrore crescente, una tensione costante che sfocia nel bellissimo e catartico finale. Il tutto impreziosito dai disegni meravigliosamente retrò della coppia artistica. Niente di eccessivamente spettacolare (a tratti mi è venuto in mente il sempreverde Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons), ma si tratta di tavole realizzate con gusto e professionalità. Chiare, leggibili e capaci di trascinare il lettore nel turbinio degli eventi: queste sono le tavole di Nightingale, senza dubbio la storia che più mi è piaciuta del duo.

Con Il fiore della mia vita, invece, Ennis vira clamorosamente sul romantico e sull’esistenziale, tratteggiando una vicenda che parte dal fronte africano per poi concludersi in Italia dopo che Roma è stata evacuata dai nazisti.

La storia è quella di Robin, scatenato pilota d’aerei inglese e del suo rapporto con Antonio Valenzano, capitano dell’aeronautica italiana, finito prigioniero degli Alleati al termine della sanguinosa battaglia di El Alamein. Mentre Antonio è calmo e flemmatico, ferito dentro da un tragico dramma, Robin è un combattente furibondo, con nessun altro pensiero che buttarsi in continuazione nella mischia, ma entrambi, vivendo per lunghi mesi fianco a fianco, arriveranno a cambiare e a capire un po’ di più di sé stessi.

Ecco, per quanto si tratti comunque di una bella storia, la mia impressione è che Il fiore della mia vita sia un po’ un semplice compitino senza troppe pretese: i due personaggi sono caratteri non particolarmente originali (quello di Robin, poi, è addirittura troppo estremo per essere credibile) e non basta il bel colpo di scena finale, anche se non proprio così imprevedibile, ad elevare oltre misura questa storia, che si trascina a lungo in momenti troppo didascalici e, soprattutto, senza nulla di veramente concreto da dire se non il classico pistolotto sui conflitti fra gli esseri umani.

Purtroppo anche i disegni, questa volta del solo Tomas Aira, risultano essere abbastanza standard senza guizzi particolari. Lo stile del disegnatore non brilla particolarmente, ma anche i colori, troppo cartooneschi, a mio avviso, non hanno aiutato.

Sia messo agli atti che non parliamo di una storia da buttare via, anzi, ci sono alcuni momenti in Storie di guerra vol. 3 davvero interessanti e ben fatti, su questo non si discute, ma non siamo di fronte a quel piccolo gioiello che è Nighingale.

Per chiudere, possiamo dire che ci troviamo di fronte a un bel volume che porta avanti il lavoro di Saldapress e che permette al pubblico italiano di andare a fondo nell’opera di Garth Ennis, già presentate in lavori come Jimmy’s Bastards, sicuramente uno degli sceneggiatori che più ha impresso il proprio marchio sul fumetto americano negli ultimi 25 anni.

Potete reperire Storie Di Guerra 3 di Garth Ennis A QUESTO INDIRIZZO.