Le stagioni del commissario Ricciardi: Il senso del dolore – Recensione

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Sergio Bonelli Editore inizia la sua pubblicazione de Le stagioni del commissario Ricciardi con Il senso del dolore

Sergio Bonelli Editore pubblica per la prima volta un fumetto il cui soggetto è ben noto. Con Il commissario Ricciardi. Il senso del dolore infatti la casa editrice milanese realizza la trasposizione in fumetto della prima avventura del noto Commissario inventato dalla prolifica mano di Maurizio De Giovanni. Per chi non lo conoscesse, gli ingredienti della serie poliziesca sono questi: un protagonista geniale, malinconico, dallo sguardo magnetico e soprattutto caratterizzato da un dono eccezionale, Il fatto, ossia la capacità di vedere in una sorta di istantanea con gesti e voci i morti di morte violenta nel loro ultimo pensiero, traccia che l’abile Ricciardi usa per risolvere i casi più difficili. Ma il dono è anche l’altra faccia della tristezza che vela sempre il volto del commissario, costretto costantemente a fare i conti con la concretezza della morte, l’ambientazione nella Napoli dai grandi contrasti e dal cuore pulsante degli anni Trenta in mezzo al Ventennio fascista (ma quando mai Napoli non è stata piena di contrasti prima e dopo?), la violenza di delitti che nascono da passioni forti e tensioni a livello di relazioni interpersonali, la cura (come è giusto in un prodotto seriale) dei comprimari e dei luoghi di azione dei protagonisti.

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Già le case editrici Star Comics e Cagliostro Epress avevano provato a realizzare la trasposizione de Le stagioni del Commissario Ricciardi, ma l’investimento della Sergio Bonelli Editore pare decisamente più importante. Vediamo insieme le caratteristiche del prodotto. L’idea è stata lanciata ormai da più di un anno e ha coinvolto nella realizzazione del primo numero, dei concept dei personaggi e delle location due autori che sono proprio di Napoli ossia Claudio Falco ai testi e Daniele Bigliardo ai pennelli. E mai scelta fu più sensata perché aggiunge ancora più vita al fumetto Bigliardo, come racconta nei ricchi redazionali dell’edizione da libreria, ha curato la realizzazione grafica dei personaggi e ha visualizzato per primo il mondo descritto da De Giovanni; inoltre il disegnatore ha spinto perché la serie si caratterizzasse per una decisa rottura della cosiddetta gabbia bonelliana a favore di una impostazione più da graphic novel (ma non direi alla bedé come accade in certi numeri del Tex cartonato a colori da 48 pagine). Il risultato è davvero eccellente: la narrazione domina come ci aspettiamo in un fumettoBonelli, ma nello stesso tempo si ha la netta percezione di avere in mano un prodotto che deve percorrere strada diverse forse per la sua stessa origine. Se mi è concesso un paragone, quasi azzarderei di mettere in relazione la resa più libera delle singole tavole de Le stagioni del Commissario Ricciardi a certe scelte che il grande De Luca aveva attuato nelle sue trasposizioni dei classici shakespeariani.

Falco dal canto suo dimostra una conoscenza profonda dei romanzi di De Giovanni, ma nello stesso tempo non è un timido ‘traduttore’. Per funzionare un fumetto deve anche rispettare il suo essere fumetto: parole, disegni, scelte di inquadrature, spazi bianchi carichi di fatti sottintesi ma presenti, colori e sfumature. Falco lo sa bene e ci guida con sapienza nella storia ricca di tensioni scritta in origine da De Giovanni. Vorrei provare a portare un esempio delle scelte della sceneggiatura di Claudio Falco. Il libro di De Giovanni si apre con la scoperta della morte violenta del tenore nel teatro San Carlo e l’arrivo di Ricciardi sulla scena insieme a Maione, il suo fidato assistente. Il secondo capitolo ha funzione di flashback e ci racconta del legame tra Ricciardi e Maione nato a seguito della morte di Luca, figlio di Maione, durante un’azione di polizia. Ricciardi arriva sulla scena del crimine, ‘vede’ il morto e conforta Maione dicendogli che l’ultimo pensiero di Luca era stato per il padre.

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Questo è l’estratto di parte del capitolo II in cui si descrive il primo incontro tra Ricciardi e Maione:

“Maione si era legato a Ricciardi proprio in occasione della morte del figlio.L’allora delegato di polizia era stato tra i primi ad arrivare sul posto. Con gentilezza aveva chiesto a Maione di allontanarsi dalla cantina dove era stato trovato il corpo del ragazzo, riverso in una pozza di sangue, il coltello che sporgeva dalla schiena. Era rimasto solo per alcuni minuti: quando era uscito dal buio gli occhi verdi sembravano illuminati da una luce interna come quelli di un gatto, ma erano pieni di lacrime. Si era avvicinato a Maione. Nel silenzio dei presenti, imbarazzati di fronte allo strazio del padre, Ricciardi aveva allungato una mano e gli aveva stretto il braccio. Maione ricordava ancora l’insospettata forza che aveva sentito, il calore di quella mano attraverso la stoffa della divisa.“Ti voleva bene, Maione. Ti voleva bene da morire. Ti ha chiamato, come ultimo pensiero. Ti sarà vicino sempre, a te e a sua mamma.”Pur nella nebbia dell’immenso dolore, Maione sentì un brivido lungo la schiena e dietro la nuca. Non aveva chiesto, né allora né dopo, durante gli anni di appostamenti o nelle lunghe trasferte imposte dalle varie indagini, come Ricciardi sapesse, perché era stato proprio lui a recapitargli l’estremo messaggio del figlio amatissimo. Ma sapeva che era andata proprio così, che il delegato aveva detto quello che aveva visto e sentito, che non erano le solite parole di conforto che lui stesso aveva tante volte ripetuto ai parenti dei morti.”

Falco ne Le stagione del commissario Ricciardi a fumetti inverte l’ordine delle vicende e apre con un prologo ricco di tensione e azione: descrive l’azione di polizia che porta Luca alla morte, quindi vediamo l’arrivo di Ricciardi sulla scena, il suo ‘vedere’ il corpo di Luca, l’arrivo disperato di Maione e il dialogo inaspettato, doloroso ma confortante con Ricciardi. Dopo il prologo, la scena successiva inizia con l’inquadratura da fuori del Teatro San Carlo che sarà la location del Falco quindi non opera solo per sottrazione, ma deve anche aggiungere per aiutare i lettori che di Ricciardi non sanno nulla. Nelle pagine del Prologo capiamo già tante cose: la vita criminale di Napoli, il tono cupo della serie, lo sguardo malinconico ma anche giusto e amorevole di Ricciardi, il ‘Fatto’, il profondo rispetto di Maione per Ricciardi. Non aggiungo altro per non togliere il gusto della lettura, ma sottolineo come questa resa a fumetti de Le stagioni del Commissario Ricciardi sia un esperimento molto ben riuscito che piacerà a chi conosce già il personaggio e ha letto i romanzi di De Giovanni e a chi si avvicina ora per la prima volta a quel mondo letterario.

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Questo primo albo de Le stagioni del commissario Ricciardi è disponibile in un doppio formato: da libreria in formato grande con qualche pagina di redazionali e making of (€ 19,00, 176 pagine) e da edicola in formato bonelliano senza redazionali (€ 7,90, 160 pagine). Quale preferire? Capisco gli amanti del formato Bonelli, ma la rottura della gabbia e la tricromia su carta più patinata si godono appieno nell’edizione da libreria! L’appuntamento con Le stagione del Commissario Ricciardi a fumetti è quadrimestrale per almeno quattro uscite a cui si aggiungerà in primavera un magazine con quattro storie brevi.