Sab 27 Luglio, 2024

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Le Povere Creature di Yorgos Lanthimos: la recensione

Vincitore del Leone d’oro a Venezia e candidato a 11 premi Oscar, Povere Creature è il nuovo film di Yorgos Lanthimos, regista greco che si è fatto notare nel panorama del cinema internazionale con La Favorita, L’assassinio del Cervo Sacro e il film che lo ha fatto notare al grande pubblico, The Lobster.

Lanthimos, insieme allo sceneggiatore Tony McNamara, adatta l’omonimo romanzo di Alasdair Gray che reinventa il mito di Frankenstein, raccontando una storia di emancipazione femminile ma che si adatta perfettamente a qualunque essere umano che aspira ad essere libero dalle catene della società.

Le povere creature di Lanthimos

Il dottor Godwin Baxter, chirurgo dal volto e fisico deturpato, giunge nella sua casa di Londra con la governante e con la giovane Bella, donna che sembra soffrire di un ritardo mentale, che il dottore ha “curato”. Uno studente di Godwin, Max McCandles viene invitato dal dottore a collaborare ad un esperimento, seguire la vita di Bella e annotarne i progressi. Ben presto Max viene a conoscenza della verità riguardo a Bella, suggerita tra l’altro dalla scena d’apertura del film, finendo poi per innamorarsene.

Scoperto dell’infatuamento, Il dottore propone a Max di sposare Bella, con la condizione che la ragazza non abbandoni mai la casa di Baxter. Per sugellare l’accordo con un contratto, Godwin assume l’avvocato Duncan Wedderbun, ed è qui che iniziano i problemi.

Wedderbun è un incallito donnaiolo e, incuriosito dal particolare contratto, seduce Bella e la porta alla scoperta del mondo, appagando il desiderio della ragazza di conoscere altro, oltra alla casa dove è confinata da Godwin. Tra un “furioso sobbalzo” e un giro tra le città più importanti del mondo, Bella, bambina in un corpo da donna, cresce e scopre che la vita non è solo spensieratezza e divertimento, ma che c’è molto orrore nel mondo che non si può risolvere solamente attraverso le buone intenzioni.

Bella, scoprirà la filosofia, il socialismo e il mestiere più antico del mondo, crescendo e diventando adulta e consapevole di sé stessa e del mondo che la circonda, il tutto raccontato attraverso la straordinaria lente di Lanthimos, la splendida fotografia di Robbie Ryan, le ammaglianti scenografie steampunk di Shona Heath e James Price e la colonna sonora dissonante e perfettamente aderente al film di Jerskin Fendrix.

Le povere creature di Lanthimos (2)

Creature in libertà

L’intento di Povere Creature è sicuramente quello di parlare di libertà. Libertà di vivere in una società piena di restrizioni e repressioni com’era l’epoca vittoriana del film, ma come è ancora oggi. Bella di fatto ha il cervello di una bambina e quindi non sa comportarsi all’interno della società, ed è per questo priva di qualsiasi freno inibitore; il che rende la ragazza una creatura rara e non convenzionale, irresistibile per tutti.

L’avvocato Wedderbun, che prima la seduce e le intima di non innamorarsi di lui, scopre a sue spese di essere un semplice oggetto per Bella, non solo dal punto di vista sessuale, ma anche come “Cicerone” del mondo esterno. Tutto questo fatto non con cattiveria da parte di Bella, ma semplicemente portato alla luce con ingenuità. A corto di soldi, Bella decide di lavorare in un bordello a Parigi, unendo il dovere (portare a casa la pagnotta) con il piacere (il sesso). Per lei la prostituzione è la cosa più ovvia e scontata del mondo, mandando su tutte le furie l’inebetito avvocato Wedderbun non più in grado di tollerare e comprendere la scelta di Bella.

È interessante vedere come la prostituzione non viene mostrata come un qualcosa di mal sano o di sgradevole, ma semplicemente come un modo per guadagnarsi da vivere, cosa molto attuale se si pensa al fenomeno (anche se più complesso) di Onlyfans.

L’ucronia di Povere Creature

Povere Creature è un film molto libero, non solo per l’argomento che vuole trattare, ma anche per il modo in cui viene trattato: i furiosi sobbalzi sono molto espliciti e Lanthimos non prova nemmeno lontanamente a nasconde i genitali dei protagonisti, come deve essere per una storia che parla di libertà. L’ottava pellicola del regista è forse la più divertente della sua filmografia, ricca di black humor e senza alcun pudore, Povere Creature è un piacere per gli occhi e per la mente.

Il film è girato egregiamente da Lanthimos, che cita spesso e volentieri il cinema espressionista tedesco degli inizi del ‘900. Il dottor Godwin, con il volto sfigurato, è perfettamente assimilabile all’imaginario filmico dell’epoca e, molte volte, il regista greco applica un mascherino nero sull’obbiettivo della macchina da presa, lasciando libero soltanto uno spiraglio centrale circolare, altra tecnica diffusa nel cinema espressionista tedesco e che trasmette un senso di claustrofobia per chi guarda il film. Anche le scenografie barocche e gotiche si rifanno al cinema tedesco dell’epoca, o a quelle dei primi film di Tim Burton, per avere un riferimento più vicino nel tempo, rendendo il mondo di Povere Creature una fantastica ucronia steampunk.

La regia e le scenografie sono il punto di forza del film, insieme ad una grande prova d’attrice.

Le povere creature di Lanthimos (1)

La creatura Emma Stone

La protagonista del film, Bella Baxter, è interpretata da Emma Stone, attrice statunitense già vincitrice del premio Oscar nel 2017 per La La Land. La sua prova d’attrice è il punto di forza di Povere Creature. Immaginare un’altra attrice al suo posto è già ora molto difficile.

La Stone con il viso e con il fisico da vita ad una bambina con il corpo da donna, che durante l’arco narrativo del film completa il passaggio da fanciulla ad adulta, trasmette perfettamente l’età mentale del suo personaggio. Se prendessimo a caso una scena del film, basterebbe dare un rapido sguardo alla Stone per capire in quale fase della crescita di Bella ci troviamo. Quella di Emma Stone è la sua miglior interpretazione in carriera, se dovesse essere premiata con l’Oscar, sarebbe il suo secondo Accademy Award a soli 35 anni.

Un’altra povera creatura del film è il dottor Godwin Baxter, interpretato da un grandissimo Willem Defoe, con il volto pieno di cicatrici, opera di un make up eccezionale ad opera di Mark Coulier. Il dottore è un personaggio tragicomico: il padre l’ha cresciuto come una cavia da laboratorio ma, nonostante tutto, quella di Godwin è quasi un’ammirazione nei confronti dello scienziato, un padre che rappresenta quello che lo stesso Godwin vorrebbe essere. Solo grazie all’affetto paterno provato per Bella, Godwin ritrova la sua umanità. Tra assurdi animali, un apparato digerente artificiale che crea bolle e una carrozza a vapore con la testa di cavallo, il mondo di Godwin è un’altra bellissima assurdità nell’assurdità di Povere Creature.

L’avvocato Duncan Wedderbun di Mark Ruffalo, anche lui in nomination, è l’esempio perfetto di mascolinità tossica. Spesso l’interpretazione di Ruffalo è sopra le righe e didascalica, ma la scelta è chiaramente voluta.

Il finale di Povere Creature

Povere Creature è una svolta cupamente comica della storia di Frankenstein, molto intelligente, con un cast di grande talento e una messa in scena tra scenografie, fotografia e costumi che sono un piacere per gli occhi. Quello di Lanthimos è un grande film che ha forse l’unico difetto di allungarsi un po’ nel finale. Il terzo atto del film sembra aggiunto solo per mostrare un altro “mostro” della società dell’epoca, che riemerge dal passato di Bella. Un personaggio che sottratto all’equazione del film non avrebbe fatto alcuna differenza.

Povere Creature è un film che va visto al cinema, per ammirare le splendide immagini che ci regala e uno dei miglior film dell’anno che, però, è appena iniziato.

Le povere creature di Lanthimos Emma Stoen
Povere Creature è un piacer per gli occhi, divertente e riflessivo, con parla di femminismo, salvando però anche le figure maschili. Non adatto ai pudici.
Pro
Una rivisitazione del mito di Frankenstein, in chiave femminista
Emma Stone straordinaria interprete
Scenografia, fotografia e costumi steampunk, riprese perfettamente da Lanthimos
Contro
Un finale un pò troppo allungato e didascalico
8.6
Voto Finale

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