Finalmente, dopo un bel po’ di tempo che La taverna di mezzanotte continuava a guardarmi perplessa, in cima alla pila di manga che non vedo l’ora di leggere e tra le cui pagine mi perdo non appena la frenesia quotidiana me lo concede, sono riuscito a immergermi nella lettura del primo numero dell’opera di Yaro Abe pubblicata da Bao Publishing per la sua collana Aiken e già in vendita QUI.
La recensione del primo volume de La taverna di mezzanotte, il manga di Yaro Abe edito da Bao che ha ispirato la serie Netflix Midnight Diner: Tokyo stories
Prima di parlare di questo primo volume e della caleidoscopica circolazione di persone e storie che “transitano” sugli sgabelli di una piccolissima taverna giapponese (a essere precisi un tradizionale izakaya) di Tokyo, è bene fare una piccola premessa propedeutica per descrivere la leggerezza e l’intimità con la quale personalmente mi sono approcciato alla lettura del manga. L’opera di Abe ha già ricevuto un riuscitissimo adattamento televisivo grazie alla serie antologica Netflix Midnight Diner: Tokyo stories, una vera perla che consiglio di godere soprattutto a coloro che sono amanti della cultura giapponese.
Ho visto la serie molto prima che il manga da cui è tratta fosse disponibile in Italia, scoprendola nel catalogo di Netflix una sera dopo essere stato ospite, guarda caso, di una famiglia giapponese di Roma con la quale avevo condiviso una cena a base di shabu shabu, cosa che per me, terrone con la passione per il Giappone, aveva rappresentato una vera esperienza mistica. L’apparire la sera stessa di questa nuova serie TV, e l’impatto con i protagonisti, hanno avuto il sapore di un destino già scritto che ha aumentato ancor di più la voglia di andare alle origini di ciò che aveva ispirato lo show.
Provate a ordinare quello che vi pare e io ve lo preparerò, se ho tutti gli ingredienti
L’incipit del manga è semplice, essenziale e per questo rappresenta il terreno fertile che permette alle varie storie e narrazioni de La taverna di mezzanotte di prendere vita e intrecciarsi come eterei riccioli di fumo che salgono dalle pentole di una cucina dove si prepara quello che appare come il cibo più semplice e buono del mondo. La Taverna di Mezzanotte, minuscolo locale che si trova nel cuore di Shinjuku, vivace quartiere che ospita la vita mondana e notturna di Tokyo, ed è aperto esclusivamente dalla mezzanotte alle sette del mattino. Al suo interno, come da tradizione degli izakaya, si beve e si mangia seduti su degli sgabelli e il titolare, noto come il “maestro”, nonostante un menù davvero ristretto ed essenziale, è in grado di preparare qualsiasi piatto gli venga chiesto dai clinti, a condizione di avere gli ingredienti gisti a disposizione (ingredienti che anche i clienti stessi possono procurare e portare al ristorante).
Dietro un bicchiere di biru (birra), una ciotola di katsudon, dei wurstel tagliati come polipetti e fritti, un invitante omuraisu oppure un piatto di curry, si alternano diversi avventori che trasportano con loro storie di vita vissuta. Queste storie a volte affondano nel passato e nell’infanzia dei clienti del locale, con radici spesso intime e quasi inconfessabili, magicamente si dipanano e si rivelano dinnanzi alle pietanze preparate dal “maestro”, un vero “personaggio” che ha tutto un suo fare particolare, la sua cicatrice sull’occhio sinistro e l’immancabile sfumacchiata che si concede dopo la preparazione dei piatti, mentre i clienti mangiano tranquilli.
Un piatto, una storia: la notte porta sempre consiglio
Ogni avventore ordina un piatto diverso, richiede ricette tradizionali che gli ricordano momenti felici, porta al ristorante ingredienti particolari affidandoli alla maestria del cuoco e, in cambio, racconta la sua storia che gronda di umanità, sentimenti e riflessioni intime che puntano dirette al cuore del lettore in maniera molto rispettosa ed educata, con il tipico modo di fare nipponico. Si tratta di storie davvero semplici ma sorprendenti e che, nel proseguire della lettura, ritorneranno intrecciandosi con nuovi eventi, nuove narrazioni e nuovi personaggi.
Sappiamo benissimo quanto il cibo possa unire, rilassare e appagare le persone, anche quelle con le ferite più dolorose e i segreti più reconditi. Ma La taverna di mezzanotte sembra essere un mondo parallelo, un’oasi di tranquillità e intimità proprio nel cuore di una città e una realtà che di intimo sembra avere poco. Un piccolo izakaya stretto in una viuzza in una città immensa, proiettata verso il futuro e popolata da persone frenetiche che non si fermano mai e dove anche un momento di pausa è considerato quasi un abuso da parte di chi vive questa realtà frenetica.
La convivialità come viatico per la pace interiore
Il maestro è pronto ad accogliere tutti democraticamente, dal dirigente d’azienda alla prostituta, dalla coppia di fidanzati al sicario della Yakuza, perché capisce come il suo ristorante sia un posto dove si cerca la tranquillità che diversamente non si riesce a trovare e dove, dietro a donburi fumante si riesce finalmente a fare pace soprattutto con sé stessi.
Dal punto di vista prettamente artistico i disegni di Yaro Abe rispecchiano la semplicità e l’essenzialità delle storie e dell’approccio che il manga ha nel raccontarle: le caratteristiche somatiche dei personaggi sono tutte diverse e non si ha difficoltà a riconoscerli subito, particolare che non crea confusione quando le varie storie si intrecciano (alcune volte forse troppo forzatamente).
È bastato il primo volume de La taverna di mezzanotte (che trovate in vendita qui), con un secondo che arriverà tra pochissimo (è già preordinabile su Amazon) per capire che questo manga è tra i migliori giunti in Italia negli ultimi anni, con Bao Publishing che conferma il suo fiuto per opere di spessore ma non troppo impegnative, storie che alleggeriscono il cuore e che rappresentano le gemme più brillanti della collana Aiken.