Presentato in anteprima alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia, La ballata di Buster Scruggs è il nuovo film di Netflix, firmato dai fratelli Cohen. Il duo è stato il creatore di pellicole leggendarie, come Non è un paese per vecchi o Il grande Lebowsky, con cui hanno saputo dare ottime prove sia come registi che come creatori di storie. Negli ultimi anni abbiamo visto il loro Fargo diventare una serie Tv, mentre la loro produzione sembra arrestata.
La ballata di Buster Scruggs è un emozionante western corale, ora disponibile su Netflix
Che a dirla tutta, sarebbe anche una prova di rispetto verso chi ha sempre tributato fiducia ai due Cohen. Meglio fermarsi quando hai dato il tuo meglio, e riservarsi qualche piccola soddisfazione dando vita a pochi film ma di spessore. Come La ballata di Buster Scruggs, che, paragonato alla precedente produzione dei due fratelli, è un film completamente diverso. E proprio per questo emozionante.
Idealmente, siamo di fronte ad un film antologico, i cui diversi episodi sono legati all’ambientazione western. I Cohen hanno scelto di non rimanere troppo saldamente legati ai canoni della narrazione western, ma di partire da questo spunto narrativo per creare diversi modi di raccontare l’umanità, nei suoi pregi e nei tanti difetti, ma utilizzando la Frontiera come teatro della vita umana.
Intelligente la scelta di impostare l’intero film come una lettura comoda, una serie di racconti contenuti in un libro che racchiude il meglio del mito del West. Il passaggio tra i diversi episodi avviene con il voltare un pagina , mostrando le illustrazioni che introducono ogni racconto in perfetta linea con lo stile del periodo. Sono questi piccoli dettagli che danno al film quel senso di completezza, che ricordano come i Cohen siano sempre dei narratori sopraffini.
La ballata di Buster Scruggs racchiude nei suoi sei episodi più umanità che West, lasciando che i punti saldi della narrazione western siano riaddattati e piegati alle esigenze dei singoli episodi, in modo da consentire ai Cohen di plasmare il west su diversi generi. Dal musical al racconto intimista, il film dei Cohen accontenta gli spettatori con una varietà di suggestioni.
Ad aprire il film è proprio La ballata di Buster Scruggs, il racconto che offre al film il titolo. Tim Blake Nelson offre una prova esilarante del suo pistolero canterino, in cui il linguaggio del western diventa quasi una caricatura dei tipici dettami western, offrendo allo spettatore un breve racconto ironico e appassionante, l’unico narrato direttamente allo spettatore, come se si volesse attrarlo quasi fisicamente all’interno del volume di racconti.
Curiosamente, il primo passo di questo viaggio nel West dei Cohen è quello che, pur essendo mirabilmente eseguito, mi ha colpito meno. Dei sei episodi, tre costituiscono il vero fascino de La ballata di Buster Scruggs.
Near Algodones è l’unico dei racconti ad essere profondamente radicato nei dettami tipici della narrazione western. Il ladro interpretato da James Franco è un personaggio ottimo, che giova non poco dall’ottima recitazione dell’attore, coinvolto in una storia grottesca dal finale amaro, ma raccontata con un tocco finale quasi romantico, nella sua repentina e tragica conclusione. Franco è come sempre impeccabile, capace di risultare credibile e meritevole nel riuscire a mostrare con la sua mimica la situazione quasi paradossale in cui si trova il suo fuorilegge.
Franco potrebbe essere il migliore interprete di questo film, in cui recitano attori del calibro di Liam Neeson e Brendan Gleeson, se non fosse che in La ballata di Buster Scruggs si vede un raro esempio di grandezza interpretativa in All Gold Canyon, ad opera di Tom Waits. Il suo cercatore d’oro è uno dei personaggi più entusiasmanti ed umani del film, capace di creare una vera poesia con la sua determinazione. I Cohen con All Gold Canyon realizzano un episodio che mostra l’epica della vita umana, nella sua difficoltà e caparbietà, capace di affrontare una lotta impari con la natura, rappresentata con una vitalità ed un tripudio di colori perfetto.
A farmi sentire pienamente nel west, però, è stato The gal who got rattled. Impietoso, al limite dell’ingiusto, un racconto pieno di speranza e positività che repentinamente crea un crescendo di tensione che conduce ad un finale straziante, sospeso poco prima del momento più travolgente con una perfezione da maestri. La giovane Zoe Kazan è meravigliosa nel dare alla sua Alice Longabaugh una vitalità incredibile, specchio di una giovane donna del periodo, creando quel senso di affetto nello spettatore che diventa parte integrante del finale straziante. Al suo fianco, un perfetto uomo della prateria, interpretato da Grainger Haines, che avrebbe fatto un figurone anche in un western di altro profilo.
Anche questi tre racconti La Ballata di Buster Scruggs sono, come gli altri, uniti da un fil rogue: la morte. Come in precedenti produzioni dei Cohen, la mortalità viene affrontata con occhio appassionato ed attento, dando una visione ironica o tragica all’occorrenza, ma non mancando mai di emozionare lo spettatore.
Gran parte di questo coinvolgimento è da attribuire alle splendide scenografie, che ricreano al meglio i classici scenari da film Western. I colori di All Gold Canyon e The gal who got rattled sono incredibili, vividi ed intensi, rimangono impressi negli occhi e nei cuori. A dar manforte a questa ricchezza emotiva è anche una colonna sonora impeccabile, pienamente western nelle sonorità e mai scontata, ma sempre realizzata per dare maggior risalto alla vivida gamma emozionale di La ballata di Buster Scruggs.
La lentezza di alcuni passaggi non deve trarre in inganno, sono i momenti che concorrono a creare quei picchi emotivi che rendono La ballata di Buster Scruggs una visione appassionante. Netflix ha scelto di puntare sulla dialettica visiva dei fratelli Cohen (altra felice intenzione dopo Outlaw King), una decisione che ha dato vita ad un film corale affascinante ed imperdibile, uno spaccato della frontiera americana onesto e suggestivo.