Firefly 2 – Recensione del secondo volume della miniserie basata sulla serie TV

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Qualche mese fa abbiamo parlato di Firefly, la nuova miniserie presentata in Italia dalla sempre scatenata saldaPress, ovvero la nuova incarnazione dell’omonima serie televisiva creata nel 2002 da Joss Whedon.

Alla serie, durata una sola stagione, ha fatto seguito un film per il cinema intitolato Serenity uscito nelle sale nel 2005 e ora arriva la serie a fumetti che vede sempre Whedon al soggetto, mentre la sceneggiatura è di Greg Pack e i disegni di Dan McDaid.

Riassumiamo in breve la sinossi generale della serie con una autocitazione alla recensione di Firefly 1 che va tanto di moda:

La storia è ambientata in un futuro remoto in cui i viaggi spaziali sono la norma: dopo una guerra civile per il controllo del sistema stellare, l’Alleanza risulta vincitrice e impone il proprio dominio. A due ex soldati della fazione indipendentista, Malcolm Raynolds e Zoe Washburne non resta che iniziare una vita ai limiti dell’illegalità a metà via tra commercio e contrabbando a bordo del cargo spaziale Serenity di classe Firefly. Il loro è un modo per nascondersi dalle forze dell’Alleanza che vogliono catturare gli ultimi ribelli. Gli uomini e le donne che compongono l’equipaggio del Serenity, però, sono tutte persone dal passato piuttosto burrascono. La storia si svolge in un’ambientazione che mischia fantascienza futurista e atmosfere western vecchia scuola tanto care agli americani.

La recensione di Firefly 2, il secondo volume della miniserie saldaPress basata sull’omonima serie TV e firmata dal trio Joss Whedon, Greg Pack e Dan McDaid

E ora veniamo alla serie in questione: attaccati da un’astronave dell’Alleanza, Malcolm, Zoe e i suoi compagni riparano sulla luna di Betlemme dove devono guardarsi da un gruppo di misteriosi personaggi: una comitiva di pellegrini che si scopre essere parte di un culto sanguinario, una banda di predoni del deserto e, non ultimo, i componenti dell’Alleanza che sono sulle loro tracce capitanati dall’implacabile Boss Moon.

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Nell’albo che abbiamo fra le mani, Malcolm è stato catturato da Boss Moon dopo che il plotone di quest’ultima è stato distrutto e i due sono costretti a collaborare per sopravvivere nelle insidie di Betlemme. Contemporaneamente, Zoe è costretta a prendere il comando del gruppo della Serenity, ma anche per lei le cose non sono affatto semplici: mentre all’interno della squadra ci sono divisioni e tentativi di sabotaggio interno, la donna è costretta a fare i conti con il proprio passato.

Il primo numero di questa nuova miniserie si muoveva seguendo il percorso del western fantascientifico: Betlemme era un Far West in miniatura dove si potevano incontrare pellegrini, banditi, sparatorie e duelli. Questo secondo capitolo, invece, sposta maggiormente il peso verso la space opera.
La sceneggiatura di Greg Pack si muove sicura su più binari in cui assistiamo alle disavventure di Malcolm e Boss Moon, il gruppo di Zoe e una terza linea narrativa composta da alcuni componenti della Serenity alle prese con la giustizia.

Proprio a questi ultimi tocca la parte più divertente e, entro certi limiti, originale del volume, mentre Zoe vive una parabola inaspettata. La parte negativa riguarda propria quella incentrata su Malcolm e Boss Moon, troppo stereotipata e telefonata nel suo progredire e nel trasformare due acerrimi rivali prima in alleati per necessità e poi in (quasi) amici. Benché banale, si tratta comunque di quel percorso narrativo rassicurante per il lettore.

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Aria di familiarità grazie ai disegni che sono ispirati dagli attori della serie TV

Riguardo ai disegni non si può dire nulla che non sia stato detto nella recensione precedente: i personaggi principali, soprattutto Malcolm, sono modellati direttamente sugli attori che li hanno interpretati sia nella serie televisiva che al cinema. Il pregio dei fumetti è che i personaggi possono rimanere cristallizzati in eterno, mentre grossomodo tutti gli attori ora sono sulla cinquantina abbondante.

Per il resto, si tratta di buonissimi disegni in perfetta linea con la tradizione americana con un’altissima leggibilità che concede giusto una manciata di concessioni alla spettacolarità fine a se stessa.

Se proprio vogliamo trovare un difetto in questo albo dobbiamo ripetere quanto detto in fase di recensione del precedente volume: si tratta di un fumetto per gli appassionati di Firefly, per coloro che hanno già avuto modo di vedere sia la serie che il film, mentre il neofita rischia di non cogliere tutti i riferimenti e le citazioni presenti.

Ciò detto, per gli appassionati della space opera si tratta di un’opera irrinunciabile e in un formato che farà la sua buona parte in libreria e che potete trovare QUI su AMAZON.