Dragonero 50, “La vendetta” – Recensione

Dragonero torna in edicola con una storia che mette a dura prova l’animo di Ian Aranill!

Bentornati, avventurieri dell’Erondar!

Se ancora non vi siete ripresi dell’ottima lettura di La principessa delle sabbie, lo speciale uscito la scorsa settimana realizzato dal trio Enoch-Bignamini-Hamilton, preparatevi, perché con l’uscita del cinquantesimo albo della serie regolare di Dragonero veniamo nuovamente viziati con una storia che ribadisce ancora una volta il valore di questa serie di casa Bonelli.

La vendetta è un albo che va letto con estrema attenzione. Negli ultimi tempi abbiamo visto come sempre più spesso la vita di Ian sia analizzata in modo più intimo, con una particolare attenzione ad eventi del suo passato che stanno avendo un certo peso nel suo presente. La formula del passato che ritorna è un espediente narrativo consolidato ed usato spesso, ma all’interno di Dragonero ha una sua precisa funzione: preparare l’eroe per quello che sta arrivando.

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La copertina di Giuseppe Matteoni per Dragonero “La vendetta”

Siamo ormai ad un passo dalla tanto attesa Saga delle Regine Nere, un evento che, dalle parole stesse di Luca Enoch e Stefano Vietti, sarà epocale nella vita non solo di Ian, ma dell’intero Erondar. Ai due autori è sembrato giusto mettere Ian sotto ulteriore pressione, portandolo a confrontarsi con vecchie ferite mai guarite e sensi di colpa che ancora lo tormentano. Ma soprattutto, mettendo finalmente a nudo alcuni suoi aspetti che da tempo noi lettori sospettiamo, ma di cui non avevamo la piena certezza.

In La vendetta, Vietti sembra voler rimettere al nostro giudizio l’anima stessa di Ian Aranill, che non a caso vive questa tragica avventura da solo, privo del sostegno dei suoi fedeli amici. Questo albo è un potenziale bivio per lo scout, secondo me. Ha la possibilità di costruire quel rapporto che tanto desidera con Briana (la scout che abbiamo conosciuto nei numeri sul raduno annuale del corpo), ma qualcosa dentro di lui gli impedisce di vivere appieno questa possibilità, una reticenza ad aprirsi pienamente che riesce a vincere a fatica, ma che comunque impedisce ad Ian di essere sereno.

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Il Grande Vallo ritratto in Dragonero “La vendetta”

Il bivio è anche con noi lettori. Sapevamo l’origine della sua cicatrice, o meglio quando Ian la ricevette, ma la storia sul come non era mai stata raccontata veramente. Ed è giusto che un racconto così tormentato e doloroso venga narrato dallo stesso Ian, che sembra non riuscire più a trattenere questo peso. Sembra che gli autori ci stiano chiedendo di giudicare Ian anche per quello che scopriamo in questo albo: lo perdonerete?

Vietti dimostra ancora una volta di sapere accogliere il lettore con una narrazione che sfrutta ogni aspetto, spingendo sull’empatia con ogni strumento; mentre Ian svela la verità di quel momento terribile, sullo sfondo una tempesta sembra acuire la durezza del racconto, ma una volta che lo scout si è tolto questo peso, aprendosi con Briana, il cielo si rasserena, come a ribadire che certe durezze della vita ora sono meno gravose.

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Un raro attimo di serenità per Ian in Dragonero “La vendetta”

Ma c’è una linea guida che nuovamente appare in La Vendetta e che è un punto fermo di Dragonero: la continuity, l’aderenza alla macro-trama. Il lavoro di Vietti ed Enoch è impercettibile, perché ormai siamo abituati a sentirci parte dell’Erondar, ma analizzandolo attentamente si notano tutti gli elementi di una cura maniacale (come il dialogo tra Myrva e gli Ingegneri). Negli scorsi numeri abbiamo conosciuto Roccabruna ed il periodo in cui Ian era stato distaccato nella Accademia dei Dragonieri, ed ecco che in La Vendetta questa nostra conoscenza diventa essenziale, ritorna in gioco e ci aiuta a comprendere maggiormente il tormento interiore dello scout. Sembra un’inezia, ma il modo con cui gli autori ci guidano per l’Erondar è ragionato, tutto ha una precisa funzione, è asservito al fine ultimo: creare empatia fra Ian ed il lettore, trasformandolo in un cittadino dell’Erondar a tutti gli effetti.

Con questo albo di Dragonero, ci troviamo di fronte alla prima vera crisi interiore di Ian. Tutti i suoi dubbi, i suoi timori e rimpianti, i desideri infranti di un futuro diverso vengono enfatizzati, inizialmente illudendo lo scout che ci possa esser un angolo di serenità per lui, per poi venire scagliato nella dura realtà del suo ruolo. Ian Aranill, nonostante lo si veda spesso ridere, è l’archetipo del predestinato, dell’eroe tormentato le cui azioni sono da un lato pilotate dal destino e dall’altro plasmeranno il destino di un intero impero!

La Vendetta è stato realizzato da un team di artisti che ha saputo valorizzare al meglio la profondità e il dramma della storia.

I disegni di Francesco Rizzato sono appassionanti, riescono a dare ad ogni istante il giusto impatto emotivo per mostrare le emozioni di Ian. Dalla spensieratezza alla terme fino alla scontro con il passato, tutto viene tratteggiato con passione, rispetto del crescendo emotivo, in modo da coinvolgere il lettore. La ricostruzione dell’evento chiave della storia è perfetta, intensa e drammatica, la dinamicità dei personaggi è mossa dalla disperazione del momento, così come il gioco di sguardi tra Ian e un personaggio in particolare (che fatica evitare gli spoiler!) è impressionante! Rizzato rasenta la perfezione, non fosse che in una tavola sposta la cicatrice di Ian, ma è un errore che può capitare, contando il livello di dettagli e qualità mostrato.

Per la prima volta, Bonelli decide di colorare un albo ben prima del fatidico numero 50. Visto il tenore della storia e la centralità per la serie, è una decisione più che corretta a mio avviso. La colorazione di Giada Marchisio e Paolo Franscescutto è impeccabile, riesce a dare ad ogni istante il giusto spessore, rendendo il lavoro di Rizzato ancora più empatico. La colorazione dei flashback è impressionante, con una prima tricromia bianco-nero-rosso (stile Morgan Lost) con giusto qualche traccia di rosso che improvvisamente viene ribaltata, ad enfatizzare ansia e dramma con il rosso che dilaga, evidenziando la tragicità della vicenda. Ottimo anche il contrasto che si crea nello scontro finale dell’albo, dove Ian ed il suo antagonista vengono valorizzati inizialmente con due colorazioni dai toni opposti, un’impostazione possibile grazie ad un’attenta costruzione della scena presentata con una strepitosa splashpage.

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Anche Myrva ha un ruolo in Dragonero “La vendetta”

Potremmo quasi leggere in La vendetta un dualismo interiore di Ian, già riscontrato in alcuni frangenti in Dragonero. Se spesso si tratta di un contrasto da dover e volere, in questo momento si mette direttamente in gioco la sua anima, con una rilevanza ulteriore della sua Tagliatrice Crudele; l’ideale, giunti alla fine dell’albo, sarebbe rileggere l’albo dedicato alla storia della spada di Ian, in modo da avere sempre presente quali sia il reale potere della lama. Leggere Dragonero è appassionante proprio per questo, perché ogni albo, come dicevamo prima, ha rimandi ai precedenti che rendono sempre più solido l’intero universo narrativo.

La copertina di La vendetta porta la firma di Giuseppe Matteoni, garanzia per i lettori di Dragonero, che ancora una volta riesce a cogliere il vero spirito di questo albo e ci attrae alla lettura con una tavola che valorizza il tema del dualismo. Marina Sanfelice con il suo lettering riesce invece a dare voce ai pensieri interiori di Ian, all’occorrenza con delicata speranza o con minacciosa disperazione.

Piccola annotazione personale. Qualcuno nei social ha sospettato che per la fisiononia di Ian ci si sia ispirati a Geralt di Rivia, personaggio della saga di The Witcher, con successiva smentita degli autori. Curiosamente, la curatrice del Grande Vallo che vediamo ad inizio albo ricorda non poco Triss Merigold, curatrice amica di Geralt. Caso o scherzo degli autori?

Conclusosi questo emozionante racconto, Ian ci aspetta il mese prossimo, quando scopriremo perché sia stato rinchiuso nel carcere più temuto dell’Impero, il Sepolcro, e conosceremo L’inferno senza luce.

Ricordate: Diverso è il passo, uguale è il cuore