Don’t Look Up: potrebbe accadere veramente?

Asteroide

Don’t Look Up ci ha fatto ridere, inorridire, riflettere e, sinceramente, anche messo addosso un po’ di fifa. La pellicola di Adam McKay cela al suo interno un messaggio di allarme, rivolto all’umanità, riguardo al cambiamento climatico in atto sul nostro pianeta per via delle attività dell’uomo. Se, come me, credete al 97% degli scienziati che sostengono questa tesi, saprete che questo non è uno scenario ipotetico e apocalittico ma assolutamente reale, verso cui ci dirigiamo a suon di marcia funebre postando il tutto su TikTok.

Chiediamoci però, per qualche minuto, cosa succederebbe se la più grave minaccia alla nostra sopravvivenza non fosse l’alterazione rapidissima degli equilibri del pianeta, ma un gigantesco asteroide diretto verso di noi pompando gli Aerosmith nelle casse (e per fortuna che l’asteroide non ha TikTok!).

Insomma, quello che abbiamo visto in Don’t Look Up potrebbe accadere veramente?

Don’t Look Up: potrebbe accadere veramente?

La brutta notizia è che non si tratta di “se”, ma di “quando”.

Niente allarmismi, non sto dicendo che c’è un asteroide diretto verso di noi (o almeno che noi si sappia). Piuttosto che, in qualche momento del futuro, è molto probabile che accada. Come facciamo a saperlo? Perché è già accaduto nel passato.

Ricordate i dinosauri? Non lo sappiamo con certezza assoluta ma è molto probabile che il declino dei lucertoloni sia imputabile ad un’asteroide, che ha colpito il golfo del Messico circa 66 milioni di anni fa. Questo non è che un grande evento catastrofico di questo genere, ma la realtà è che la Terra viene colpita da qualcosa come 15 mila tonnellate di meteoroidi ogni giorno.

jennifer lawrence dont look up

E allora, perché a Jennifer Lawrence non viene una crisi di panico ogni momento? Semplicemente perché si tratta di corpi piccolissimi, spesso nell’ordine di millesimi di millimetro. Tutto questo materiale entra in contatto con l’atmosfera terrestre e, grazie alle grandi velocità in gioco, si vaporizza molto prima di raggiungere la superficie terrestre. Oggetti come questi, diciamo sotto la grandezza di un metro, danno origine alle “stelle cadenti”.

Abbiamo quindi stabilito un primo concetto: la pericolosità di un corpo celeste in rotta di collisione con la Terra è proporzionale alle sue dimensioni. Gli altri fattori che incidono sono la velocità relativa rispetto alla Terra e la composizione dell’oggetto. Maggiore è la velocità, e più denso è il materiale di cui è composto, maggiore è l’energia sprigionata – e quindi la sua pericolosità.

Possibile ma improbabile

Torniamo al nostro quando: si stima che un meteorite come quello di cui si racconta nel film possa colpire la Terra ogni 180 milioni di anni circa. Questo significa che, nell’arco di una vita media di 80 anni, ci sia una probabilità dello 0,00000044% che possa accadere. Come ci insegna il buon Jonah Hill in Don’t Look Up, non si tratta dello zero per centro, ma ci va molto vicino.

Naturalmente anche un asteroide più piccolo (e quindi con probabilità più elevate) potrebbe causare ingenti danni, ma non tali da provocare la morte quasi sicura per praticamente tutta l’umanità.

Nonostante l’arrivo di meteoroidi (che definiamo meteoriti solo se abbastanza grandi e compatti da raggiungere il suolo) sia quotidiano, non si sono mai accertate morti in seguito ad essi. Anzi, l’unico caso di una persona colpita direttamente da un meteorite risale a una donna dell’Alabama nel 1954, mentre faceva un sonnellino sul divano; colpita al fianco, sopravvisse senza danni permanenti. Insomma, non dovrete preoccuparvi troppo la prossima volta che vi addormentate davanti a Netflix!

Molte di queste informazioni le ho trovate nel libro Se Tutte Le Stelle Venissero Giù, di cui potete leggere anche la nostra recensione, e che trovate A QUESTO INDIRIZZO.

I PHO

Supponiamo che, per un grande colpo di sfortuna, quella probabilità su quasi due milioni e mezzo si verifichi. Cosa potremmo fare?

Spoiler: poco.

Ma prima parliamo di come potremmo scoprirlo. Attualmente, il monitoraggio del cielo è continuo. Gli oggetti celesti che potrebbero rappresentare una minaccia per la Terra sono definiti PHO (Potentially Hazardous Objects, oggetti potenzialmente pericolosi); si tratta di tutti gli asteroidi e le comete conosciute con un diametro superiore a 150 metri che orbiteranno a meno di 7.500.000 chilometri dalla Terra (circa 19 volte la distanza della Luna) nei prossimi 100 anni.

astronauta asteroide terra luna

Alla data di Novembre 2021, sono ben 2,223 questi oggetti, di cui 160 con un diametro superiore al chilometro. Nonostante questi numeri siano un po’ preoccupanti, sono catalogati come PHO anche oggetti con una probabilità molto bassa di colpire la Terra.

Esistono due scale per la classificazione della pericolosità di questi oggetti, in base agli effetti e alla probabilità dell’impatto; la più immediata e meno tecnica, la Scala Torino, riporta una valore di 0 (il minimo, dove 10 è il massimo) per tutti i 20 oggetti più preoccupanti per il prossimo secolo. Il più grande tra gli oggetti attualmente attenzionati, l’asteroide (29075) 1950 DA, ha un diametro stimato di 1,3 chilometri e una probabilità su 8300 di colpire la Terra nel 2880. Il più probabile è invece un asteroide di 7 metri con una probabilità su 20 di colpire la Terra tra il 2095 e il 2121; troppo piccolo e lento per rappresentare una minaccia rilevante.

Diciamo quindi che, per quanto ci è dato sapere, non ci sono minacce realistiche nell’immediato futuro. Il problema è quello che non sappiamo.

Dallo spazio esterno con furore

Le più grandi potenziali minacce verrebbero dalle comete con orbite estremamente allungate, o da oggetti provenienti da fuori del nostro Sistema Solare. Per la natura dei loro movimenti nel cosmo, questi oggetti ci darebbero pochissimo preavviso in caso di impatto. Inoltre, rispetto agli oggetti attualmente conosciuti, la loro velocità potrebbe essere molto più alta: ancora meno preavviso e ancora più devastazione in caso di impatto.

Possiamo invece scegliere cosa preferiremmo per quanto riguarda la dimensione. Oggetti più grandi verrebbero avvistati prima, in quanto più luminosi; ma più grande sarebbe anche il botto!

Fortunatamente, fattori come la composizione tendenzialmente gassosa delle comete esterne e la grande, immensa vastità dello Spazio interstellare rendono questo tipo di incontri ancora più improbabile rispetto ai PHO – no, non sto cercando di portare sfortuna!

Di asteroidi, comete, ed altre amenità che possono ucciderci (o che possiamo utilizzare per costruire smartphone) parla bene e diffusamente Adrian Fartade nel suo libro Come Acchiappare un Asteroide. Lo trovate A QUESTO INDIRIZZO.

Come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare l’asteroide

Ma quali sono le reali possibilità d’azione dell’umanità in caso di impatto con un asteroide?

Fondamentalmente due: deviarlo o distruggerlo. No, trivellarlo non c’è.

La prima possibilità richiederebbe di avere anni a disposizione. Questo perché un piccolo cambiamento nella direzione o nella velocità di un oggetto celeste vede i suoi effetti “crescere” con il tempo, è quindi necessario poter contare su un lungo periodo di tempo affinché l’oggetto venga deviato abbastanza da non incrociare i flussi con noi.

Distruggerlo è un’opzione di ancor più difficile realizzazione, ed infatti non l’aveva proposta nemmeno Michael Bay. In realtà, avendo tempo a disposizione, non sarebbe né necessario né utile. Il rischio è infatti di creare una nube di frammenti sulla stessa orbita che potrebbe colpire la Terra comunque, o le cui interazioni gravitazionali sarebbero molto più difficili da calcolare. Davvero una pessima idea, quasi come farlo schiantare volontariamente sulla Terra. Quasi.

E tuttavia, in caso di poco tempo a disposizione, questa sarebbe l’unica soluzione praticabile. Al momento attuale, però, non abbiamo tecnologie pensate per questo scopo. In compenso, se volete bombardare una capitale nemica abbiamo molte bombe A e H, e solo per oggi c’è uno sconto sull’uranio impoverito! Missili balistici non inclusi nel prezzo.

Come abbiamo capito, il tempo sarebbe un fattore cruciale per poter agire efficacemente. Quanto tempo? Dipende da molti fattori.

“THIS IS ONLY AN EXERCISE”

Nel mese di Aprile dello scorso anno, la NASA ha tenuto delle esercitazioni per simulare uno scenario simile a quello che abbiamo visto in Don’t Look Up (qui la nostra recensione). Non si trattava della prima serie di esercitazioni di questo tipo, siamo infatti alla quinta edizione. Queste ultime, però, sono state caratterizzate dall’aver saputo dell’arrivo dell’asteroide solo sei mesi prima dell’impatto sulla Terra. Quello che si chiama “scenario a breve preavviso”.

Volete sapere come è finita? Molto male. Non è stato possibile, con così poco tempo a disposizione, tentare di deviare l’asteroide, ed anche il tentativo di distruggerlo con dei dispositivi nucleari è fallito – tentativo che, sottolineano i partecipanti all’esercitazione, non sarebbe comunque possibile nella realtà per l’attuale incapacità di mettere insieme un veicolo spaziale atto a tale scopo in così breve tempo. L’asteroide è precipitato nell’Europa Centrale, con le conseguenze che potete immaginare.

pdc 2021 nasa asteroide

Fortunatamente si trattava solo di un’esercitazione, come ricordano numerosi e poco rassicuranti avvisi in rosso su ogni pagina informativa.

Quello che gli scienziati della NASA si sono portati a casa dall’esperienza si può riassumere nel fatto che prima si viene a conoscenza della minaccia, meglio si è in grado di reagire. Con 7 anni di anticipo, ad esempio, si sarebbe potuto indagare attentamente la dimensione e la composizione del corpo celeste, rendendo possibile tentare di deviarlo con la forza cinetica di semplici impatti (si ipotizza anche attraverso l’uso di laser).

In ogni caso, i partecipanti dell’esercitazione hanno stimato come 5 anni il tempo minimo di preavviso per poter adottare soluzioni efficaci, ma alcuni parlano addirittura di 10 anni. L’astronome del MIT Richard Binzel ha riassunto perfettamente la questione con la frase “il tempo è la risorsa più preziosa che puoi sperare di avere, se ti trovi ad affrontare la minaccia di un vero asteroide”.

Per evitare che Don’t Look Up accada veramente… Just Look Up!

Al momento attuale la nostra migliore (ed unica) soluzione è un continuo e sempre più completo monitoraggio dei cieli. Come direbbe Malocchio Moody: VIGILANZA COSTANTE!

Abbiamo infatti capito che non è sufficiente sapere dell’arrivo di un asteroide per poter tentare di fare qualcosa. È fondamentale saperlo il prima possibile. Nel frattempo, però, i nostri eroici scienziati non se ne stanno con le mani in mano (oltre a fare apocalittici giochi di ruolo).

È infatti stata lanciata, nel Novembre scorso, la missione DART (Double Asteroid Redirection Test). Si tratta, semplificando, di far schiantare a 6,6 chilometri al secondo (quasi 24.000 km/h) una sonda di 500 chili contro l’asteroide (innocuo per noi) 65803 Didymos. Questa manovra dovrebbe cambiare la velocità dell’asteroide di appena 0.4 mm/s; ciò dovrebbe essere sufficiente, nel tempo, a modificare la rotta dell’asteroide. La missione mira a verificare il principio, che sulla carta funziona perfettamente, ma resta da vedere se sarà così anche nello spazio. I primi dati li avremo già dopo una settimana dall’impatto, previsto nel prossimo autunno, ma sarà solo nel 2024, con la seconda parte della missione, che avremo un riscontro più certo. Don’t worry, THIS IS ONLY AN EXERCISE!

Insomma, come ci ha spiegato Ariana Grande nel film, per evitare che Don’t Look Up accada veramente… Just Look Up!

Se voleste dare una mano anche voi, e confermare una volta di più che I Simpson avevano previsto pure questo, trovate un bel telescopio per poter cominciare ad osservare il cielo A QUESTO INDIRIZZO.

Ma in fondo chissenefrega, il cambiamento climatico ci distruggerà molto prima.

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