Dal suo primo volume, Rough Riders ha dovuto convivere con l’ingombrante spettro de La lega degli straordinari gentlemen di Alan Moore. Nel mondo dei fumetti, l’idea di un supergruppo composto da personaggi storici è fortemente condizionato da questa opera dell’autore britannico, e Rough Riders non poteva sottrarsi al paragone, nemmeno con il terzo volume, Corri o muori.
I Rough Riders di Roosevelt ancora assieme per un’ultima avventura in Corri o muori
Trasportate l’ambientazione in America e prendere degli eroi popolari che hanno segnato un periodo travagliato della storia americana è stata un’idea interessante. Nel primo volume edito da saldaPress era contenuta una breve introduzione di Adam Glass che spiegava perché avesse scelto quei personaggi, dando una sorta di emancipazione al proprio lavoro che lo liberasse dall’accusa di esser una semplice copia del gruppo guidato da Alan Quatermann.
Il miglior segno di distacco, in questi casi, è mantenere, ironicamente, una certa affinità nei punti fermi dell’impostazione narrativa (combattimenti e ritratto del periodo), ma arricchendo il tutto con una connotazione dei personaggi approfondita, capace di unire le suggestioni della libertà narrativa con le verità storiche facilmente verificabili.
Selezionare come capo di questa supersquadra nientemeno che un presidente amato come Teddy Roosevelt è stato un bell’azzardo. Eppure, la sua figura di uomo d’azione prima e di saldo timoniere per un’America di inzio ‘900 è stata vincente. Glass non vuole limitarsi a mostrarci il lato eroico dei suoi personaggi, vuole, anzi, scalfire quell’aura di incredibile fascino che le generazioni successive hanno costruito per questi idoli, rendendoli umani, persino sgradevoli.
Corri o muori è il capitolo finale di questa squadra, e come tale deve necessariamente portare a compimento un percorso emotivo che ha caratterizzato la vita dei personaggi. Dal loro primo incontro ad ora sono cambiate molte cose, si sono rivelati segreti scomodi e si sono incrinati rapporti, con idealismo e realismo che hanno costretto compagni d’avventura a separarsi.
Roosevelt è un uomo che cerca di fare la cosa giusta, ad ogni costo. Ha iniziato questa avventura per non cedere la sua New York a personaggi potenti che governano nell’ombra, ha sventato guerre e respinto creature mostruose, il tutto con spirito di abnegazione in nome del bene nazionale. E si è meritato la Casa Bianca, ma a che prezzo?
Il suo senso del dovere, come scopriamo nelle prime pagine di Corri o muori, lo ha allontanato dalla famiglia, che è una semplice facciata della sua figura istituzionale. Il matrimonio della figlia dovrebbe essere l’occasione più lieta per lui, ma il suo ruolo, la sua vera natura di statista, emerge anche in questa situazione.
E non può mancare un’ultima missione, quando diventa chiaro che al centro di una serie di misteriose morti c’è proprio la sua dinastia. Il nome Roosevelt sembra esser improvvisamente da una maledizione, una sorta di vendetta mistica che mira alla distruzione del presidente e della sua intera famiglia.
Solo i Rough Riders possono aiutare il Presidente, per un’ultima missione. Sarebbe facile voltare le spalle a colui da cui molti si sono sentiti traditi alla fine del secondo volume, ma il senso di fratellanza che unisce chi ha affrontato scontri impossibili ha la meglio, ed i vecchi rancori vengono momentaneamente sepolti.
Corri o muori non è una storia di eroi, ma di uomini e donne che compiono gesta incredibili. Non c’è eroismo, per quanto il cinismo di certe battute o la voglia di agire per fini personali spesso finisca per far emergere un’inattesa generosità dei personaggi.
Glass rende i suoi personaggi quanto più umani possibili. Ognuno ha un proprio piano interiore, affronta la sfida cercando di mantenere saldi i propri principi, positivi o negativi che siano. Se Houdini si dimostra un uomo eccezionale soprattutto nello spirito, Edison non perde occasione di rendersi il male necessario per raggiungere lo scopo.
La lotta con il sovrannaturale presente in Corri o muori è ben scandita specialmente sul piano emozionale. Il terzo volume di Rough Riders è vincente proprio per questa maggior cura dell’aspetto emotivo dei personaggi, con momenti delicati di amicizia e sacrificio che Glass trasforma in modo suggestivo rendendoli parte integrante del mito di alcuni degli eroi in scena.
Soprattutto, Corri o Muori ha un finale che si sposa con la storia in modo astuto. Storie come queste devono trovare sostegno nei fatti reali, come accaduto nei precedenti volumi, e trasformare un fatto storico in una sorta di punizione a lungo attesa (niente spoiler, leggete Corri o muori) è un passaggio catartico che arricchisce il lavoro di Glass.
Ho apprezzato, però, il finale aperto, con una strizzatina d’occhio alla storia e la voglia comunque di mantenere una potenziale continuità, segno che Rough Riders non si può considerare del tutto concluso.
E sarebbe un peccato terminare una serie divertente e interessante come questa. Non solo per la trama di Glass, ma anche per gli ottimi disegni di Patrick Olliffe. Il modo in cui i personaggi vengono ritratti per mantenere la somiglianza con quanto la storia ci ha insegnato è avvincente, ma è soprattutto il modo in cui vengono realizzate le scene di combattimento ad essere travolgenti.
Anche nel ricreare gli aspetti tipici del periodo, dagli abiti all’architettura, Olliffe cerca di mantenere un’aderenza storica che convinca il lettore, senza scendere nell’eccessivo, senza ostinarsi nel dettagliare un’epoca a tutti i costi. Rough Riders non vuole esser un saggio storico, utilizza l’elemento storico come elemento strutturale parte di una complessità narrativa più sfaccettata ed Olliffe lo tratta, rispettosamente, come tale
saldaPress porta, dunque, a compimento la pubblicazione delle avventure di questo gruppo di insoliti eroi. Come da tradizione, all’interno del volume sono presenti le gallery con i contenuti extra, che per un appassionato sono sempre un bel vedere.
Vediamo ora se i Rough Riders hanno terminato la loro avventura, o se sono invece pronti a passare il testimone ad una nuova generazione.