I colori del male: iniziano le Morgan Lost Black Novels – Recensione

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Morgan Lost torna in edicola nello splendore del colore. Esatto, Morgan Lost a colori. All’annuncio di questo albo, il primo delle nuove Morgan Lost Black Novels, rimasi un attimo confuso. Morgan Lost per me è assiomaticamente in tricromia, come dalla sua prima apparizione. Ma siccome solo i Sith ragionano per assoluti, e soprattutto per la fiducia alle due firme de I colori del male, sono tornato in edicola con una grande curiosità per l’inizio del terzo ciclo di storie dedicate al bounty hunter bonelliano.

Con I colori del male prendono il via le Morgan Lost Dark Novels

Dopo la conclusione del primo tempo del crossover distopico con Dylan Dog, avevo decisamente voglia di rivedere in azione il Morgan giovane. Non dimentichiamoci che nel corso delle Morgan Lost Dark Novels abbiamo assistito al confronto finale tra il cacciatore di taglie e la sua nemesi, Wallendream. Questa resa dei conti in Europa ha segnato profondamente il personaggio di Chiaverotti, ma ha avuto un forte impatto anche sulla società di New Heliopolis.

La fine di Wallendream segna il tracollo del motore sociale della metropoli, in cui l’idolatria dei serial killer era un modo per spingere l’economia, facendo leva sulle pulsioni peggiori dell’animo umano, non ultima la morbosa curiosità per le efferatezze di certi delitti. E se vi sembra assurdo, non dimentichiamo come certe trasmissioni odierne facciamo boom di ascolti con queste ombre dell’umana condizione.

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In I colori del male assistiamo alla reazione di questo meccanismo inceppato. Le sexy news non hanno più mordente, private della loro vera natura di istantanee di morbosa curiosità, al punto che la stessa conduttrice accusa un senso di totale inutilità. I vertici politici, consci di come sia venuta meno una leva di controllo essenziale delle masse, cercano nuove figure che rimpiazzino i compianti serial killer.

Questo nuovo piano politico si dipana mentre anche i bounty hunter sembrano patire l’assenza degli eterni rivali. Chiaverotti, sotto questo aspetto, offre una visione particolarmente lucida della dualità che da sempre anima il mondo dei comics, specialmente quelli supereroistici: il rapporto buoni e cattivi. Probabilmente l’esempio migliore potrebbe esser un altro grande fumetto urbano, Batman, con il dualismo Bats-Joker, ma Chiaverotti si spinge al punto di mostrare il vuoto che alberga ora negli animi dei cacciatori di taglie,

La fine della caccia si trasforma per alcuni in una sopraggiunta inutilità, che innesca una spirale di auto distruzione. Chi riesce a ritagliarsi una nuova vita, chi si arrende, chi si appoggia disperato alla prima storia, tutti reagiscono in modo proprio, ma incredibilmente umano. Sembra quasi ironico che la salvezza, la cura ad una dipendenza emotiva, possa arrivare da un potere che molti di loro sembrano odiare.

I colori del male è un ottimo punto di incrocio delle diverse anime della serie mostrate finora. Se la prima run era una sorta di raccolta antologica di racconti indipendenti con una blanda continuità, con le Morgan Lost Black Novels Chiaverotti si è dedicato alla creazione di una continuity serrata, quasi una graphic novel a episodi.

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Con le Morgan Lost Black Novels, l’autore sceglie di creare un punto di equilibrio tra queste diverse impostazioni narrative. Questo primo albo prosegue la narrazione delle Dark Novels, ma fa propria anche la modalità di racconto autoconclusivo che aveva sancito il successo di Morgan Lost con la prima serie.

E proprio forte di questa auto-conclusione, Chiaverotti motiva in pieno il passaggio al colore delle avventure di Morgan Lost. La tricromia per me è un tratto caratteristico di Morgan, ampiamente spiegato nel corso di numerose interviste dallo stesso autore. La colorazione di questo numero, tuttavia, è necessaria, proprio per rispetto al canone del personaggio e diventa parte essenziale della trama, come dialoghi e disegni. Non si tratta di un capriccio, ma di un importante elemento narrativo che assume ancora più valore nel finale dell’albo.

Chiaverotti, come suo solito, non perde mai il focus della storia. Il passaggio tra i giochi politici e il personale di Morgan è preciso e organico, non si vivono scollamenti nei diversi momenti dell’albo, ma è sulla personale traversia di Morgan che l’autore torinese mostra una sensibilità incredibile. I fantasmi del passato, la mente che elabora una propria dialettica per far riaffiorare il ricordo e l’accettazione della perdita sono trattati con passione e rispetto per l’emozione che li origina, con la classe immancabile che accompagna il lettore alla scoperta dell’animo di Morgan.

Ovviamente, per una storia come I colori del male serve un tratto deciso e suggestivo, ed è fortuna che nella scuderia di Morgan Lost figuri Giovanni Talami. Premetto che qui potrei di obiettività, visto che per me Talami è uno dei migliori rappresentati dell’arte italiana nei fumetti. Perfetto nel contesto urbano, Talami possiede un’incredibile capacità nel ritrarre il movimento dei personaggi, riuscendo a coglierne i momenti meno consueti, ma incredibilmente realistici. Anche in I colori del male, la mano di Talami riesce a ritrarre Morgan e gli altri protagonisti con realismo, ne enfatizza il contesto emotivo.

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Sono i dettagli, però, che rendo i disegni di Talami incredibili. La scivolata di Igraine con la moto o la magnifica tomba di Lisbeth sono un concentrato di stile e vitalità, capaci di dare alla già ispirata trama di Chiaverotti una perfetta visione. Un successo a cui contribuiscono i convincenti colori dell’Arancia Studio e il lettering di Alessandra Belletti.

L’albo d’esordio delle Morgan Lost Dark Novels sfoggia come di consueto l’arte di Fabrizio de Tommaso in copertina, lucida analisi della nuova economia di New Heliopolis.

L’attesa per il secondo capitolo, Il Babau, è stata sapientemente lanciata da Chiaverotti sul finale di questo primo albo, ma dobbiamo pazientare sino al 22 febbraio.