March – La trilogia: cambiare la storia, un passo alla volta – Recensione

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Quando un anno fa all’interno della collana di Oscar Ink arrivò il primo volume di March mi ritrovai tra le mani non una semplice storia, ma la Storia. A volte siamo ancora legati allo stereotipo che il mondo delle nuvole parlanti non possano avere altro che un puro valore di intrattenimento, ma sono proprio opere come March che mostrano come il media fumetto sia molto più di un semplice intrattenimento.

March, storia di un uomo che riuscì a cambiare la sua nazione

Il fumetto, se visto scevri di preconcetti, può essere, come un buon libro o un bel film, anche uno strumento didattico, un modo innovativo di avvicinare le nuove generazioni per conoscere la vita di personaggi che in silenzio hanno cambiato la società, senza violenza ma con la forza delle proprie convinzioni e di adamantini principi.

John Lewis è uno di quegli uomini che meritano la U maiuscola. In un periodo in cui essere neri in America significava essere cittadini di serie B, Lewis ha scelto di non chinare la testa ma di mostrare che era possibile cambiare il mondo, che non tutto doveva rimanere l’ingiustizia con cui lui era cresciuto.

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March è il racconto della vita di quest’uomo straordinario, un lungo ricordo di una complicata epopea personale fatta di battaglie sociali, di avversità e soprusi subiti in nome di un ideale. Lewis da ragazzo del colore del Sud è divenuto un membro fondamentale della comunità afroamericana, lottando al pari di nomi come Rosa Parks o Martin Luther King. Questi nomi sono universalmente riconosciuti, ma la loro opera è stata possibile anche grazie a chi ha contribuito nelle retrovie a creare un movimento di cresciuta sociale che ha cambiato gli States.

Sarò onesto, March è un volume impegnativo, che richiede al lettore solo di esser aperto e di prepararsi a leggere la vita di un grande uomo. Sarebbe stato facile romanzare alcuni eventi della lunga e dura vita di Lewis per renderlo un eroe moderno, di quelli che da copertina, ma non era questo lo scopo di March. Al lettore non bisogna indorare la pillola o offrire una storia in cui si debba uscire con la sensazione che tutto sia facile.

March è un pugno allo stomaco, non giriamoci attorno. Pensare che quello che vediamo sia soltanto una finzione narrativa di un fumetto sarebbe troppo bello, ma la Storia ci insegna che il rogo della chiesa battista di Birmingham o la Marcia che conferisce all’opera il titolo sono eventi reali, sono cicatrici che Lewis si porta ancora oggi.

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Per diventare un politico di richiamo, Lewis ha affrontato sfide incredibili. Lo hanno menato, assieme ad altri attivisti. Lo hanno umiliato, hanno cercato in ogni modo di spezzargli lo spirito, senza mai riuscirci, rendendolo anzi ancora più deciso nel proseguire sul suo percorso. In alcuni punti di March viene quasi da dire ‘basta’, avrei voluto essere nelle pagine e dire a Lewis di fermarsi, di non continuare perché certe durezze non sono adatte ad un uomo.

E invece Lewis risulta sempre più forte, sembra essere lui a dover dare forza al lettore. Il politico di oggi, pronto ad esser premiato dal primo Presidente di colore, insediato alla Casa Bianca grazie alla sua lotta, ricorda la dura marcia verso questo giorno. March è un lungo flashback, in cui la lotta per i diritti civili non viene presentata come un movimento compatto e saldo, ma ne vengono evidenziate anche le debolezze, le divergenze interne e la complessa gestione di una lotta sociale.

In un periodo come quello attuale, in cui sembra che paura e un riaffiorare di certe brutture sociali riappaiano come un fantasma che riemerge, una lettura come March è essenziale. Leggere un volume come questo dovrebbe esser un compito affidato nei licei, figurare nell’elenco delle letture consigliate dalle biblioteche e venire regalato agli amici, perché questo è un monito, un ricordarci che certe battaglie si possono combattere senza violenza.

Non si tratta di una dichiarazione politica, ma di un forte messaggio sociale. La vita di John Lewis è una fetta di Storia americana, raccontata con precisa lucida e priva di retorica. L’intento di March è di offrire la possibilità ai lettori di conoscere un personaggio che ancora oggi, dopo avere dato tanto non solo agli afroamericani ma alla sua intera nazione, continua a fare la sua parte, a tenere salda la coscienza di una nazione che spesso dimentica quanto i diritti civili siano costati ad un’intera generazione di suoi figli.

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A rendere appassionante March è l’ottimo impianto visivo orchestrato da Nate Powell. In tutto il fumetto il bianco e nero sono strumenti emotivamente calibrati, capaci di rendere la storia di Lewis scritta da Andrew Aydin travolgente e struggente. Ricreare le atmosfere roventi della Georgia del periodo, trasmettere quel senso di oppressione sociale che ha caratterizzato gli stati sotto la famigerata linea Mason- Dixon negli cinquanta e sessanta non era un obiettivo facile. Powell riesce a veicolare l’ansia e la violenza delle scene più cruente senza metterla sulle pagine, lasciando che siano le parole e le espressioni dei personaggi a suonare le corde emotive dei lettori.

Per un anno ho atteso con ansia che Mondadori, nella sua collana Oscar Ink, pubblicasse gli ultimi due capitoli di March, ma la decisione della casa editrice di portare in libreria questo corposo volume che raccoglie tutta l’opera è stata una scelta ancora più azzeccata.

Il consiglio di prendervi una serata libera, spegnete il cellulare e mettetevi comodi sul divano per conoscere l’emozionante storia di John Lewis, parte integrante della Storia americana e insegnamento per le generazioni future.