Sherlock Frankenstein e la Legione del Male, l’altra faccia del mito di Black Hammer

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Dopo aver letto Black Hammer, diventa inevitabile voler sapere di più sull’affascinante mondo di mondo creato da Jeff Lemire. La storia vista nei primi due volumi pubblicati da BAO Publishing ha mostrato come la grinta narrativa di Lemire abbia dato vita ad una spettacolare ambientazione in cui sia possibile prendere anche percorsi narrativi differenti per esplorare meglio questo mondo affascinante. Da questa sua voglia di ampliare la storia è nato Sherlock Frankenstein e la Legione del Male, spin off di Black Hammer pubblicato, ovviamente, da BAO Publishing.

Sherlock Frankenstein e la Legione del Male è lo spin off di Balck Hammer che approfondisce l’universo supereroistico di Jeff Lemire

In realtà, più che spin off con Sherlock Frankenstein siamo in presenza di una sorta di innesto nella serie principale. Lemire con il primo volume di questa collana ha mostrato in maniera palese la sua volontà di creare un proprio universo narrativo espanso. Seguendo il giusto snodarsi degli eventi, BAO Pubishing ha pubblicato Sherlock Franskestein dopo l’uscita del secondo volume di Black Hammer, in modo da manternee il filo narrativo teso ed evitare fastidiosi spoiler nella lettura.

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In Black Hammer, avevamo visto come la figlia dello scomparso supereroe, Lucy Weber, non abbia mai accettato la sparizione degli eroi, convinta che siano ancora vivi, in attesa di esser salvati. La Battaglia con l’Anti-Dio (nota come l’Evento) ha privato il mondo dei suoi eroi, sacrificatisi per salvare l’umanità, che si ritrova orfana dei propri protettori. Se la società sembra avere presto trovato un modo per andare oltre questa perdita, Lucy ha vissuto l’assenza paterna con maggior fatica.

Nel crescere, la giovane Weber ci viene mostrata come una bambina testarda che diventa un’adolescente indomita, che lascia infine spazio ad una donna inflessibile nelle sue convinzioni, capace di non piegarsi a nessuna pressione. Lemire è bravissimo nel costruire questi passaggi della crescita di Lucy, dando ugual risalto alla sua tempra adamantina e ai suoi attimi di debolezza. Se la prima parte del volume si concentra maggiormente sul suo percorso di crescita, l’entrata in scena di un vecchio collega del padre, James Robinson (alias Doctor Star), fornisce alla giovane gli indizi mancanti per mettersi sulle tracce del padre.

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Ovviamente, il percorso di ricerca non può che basarsi sul confronto con i nemici storici di Black Hammer, quattro personaggi che ci vengono presentati nello stesso modo con cui abbiamo conosciuto gli eroi dispersi nei precedenti volumi della saga, tramite dei flashback rapidi e ben strutturati. E qui Lemire mette sullo stesso piano eroi e villain, andando anche in questo caso a sollevare la maschera e mostrare il volto nascosto, mettendo a nudo l’anima dei ‘cattivi’. E alla fine questi villain non sono così malvagi, sono persone che hanno una vita comune, alcuni sono anche riusciti a costruire una sorta di relazione amicale con gli eroi che avrebbero dovuto contrastare. La parentesi di amicizia tra Metal Man e Black Hammer, ad esempio, è toccante.

Il picco di emozione, ovviamente, si racchiude sul villain che dona il titolo a Sherlock Frankestein e la Legione del Male. Se è vero che ogni eroe ha bisogno di un grande nemico, qui siamo di fronte alla nemesi che ogni supereroe vorrebbe. Immortale, capace di attraversare la storia e di varcare il sottile confine tra eroe e cattivo più volte, Sherlock è il fulcro di questo volume, la chiave di lettura che mostra come Lemire si sia inserito al meglio all’interno del nuovo modo di intendere il fumetto supereroistico, in cui la calzamaglia lascia maggiormente spazio all’animo vero dei personaggi, positivi e negativi.

Sherlock Frankenstein rende ancora più appassionante il mondo supereroistico creato da Lemire, grazie al talento visivo di David Rubin

Sherlock Frankestein si avvale del talento alle matite di David Rubin. Il disegnatore iberico non fa rimpiangere il lavoro di Ormoston su Black Hammer, ma anzi riesce a dare alle proprie tavole un tono particolare che mantiene una certa eco di quanto visivamente goduto in Black Hammer, riuscendo comunque a mostrare la propria originalità. Ritrarre Chtu-Lou e la sua figlioletta, avendo l’accortezza di far emergere una tenerezza e una grande umanità nei loro tratti mostruosi è forse l’elemento di maggior spicco in quella che rimane una grande prova autoriale.

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Non è solamente il tratto a rendere appassionante la lettura, ma è la costruzione delle pagine, in cui Rubin riesce a creare un impianto visivo che guida l’occhio del lettore, lo stuzzica e appaga con un racconto visivo che sembra animarsi, quasi si sia in presenza di fotogrammi in sequenza. Questo storytelling così particolare è stato possibile perché Rubin si è dedicato anche alla colorazione, fatta di contrasti marcati, acidi e dal sottotono malinconico che rispecchia la ricerca di Lucy,. Nell’edizione originale, Rubin ha curato anche il lettering, che nell’edizione italiana non ha comunque nulla di cui vergognarsi.

Lemire con Sherlock Frankenstein ha mostrato di essere uno degli autori più in forma nel riscrivere i canoni del fumetto supereroistico, osando abbandonare un ambiente più commerciale preferendo lanciarsi nel mondo indie, tipica del suo stile, adattandola ad un genere di fumetto spesso troppo chiuso sui propri dogmi. BAO Publishing ha scelto con lungimiranza di puntare a questa produzione, inserendo nella propria scuderia una delle serie più interessanti degli ultimi anni.