Sprayliz, volume tre – Recensione

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E siamo a tre! Da qualche settimana è in edicola il terzo albo della riedizione di Sprayliz di Luca Enoch pubblicato dalla scatenatissima Editoriale Cosmo, ma, complici viaggi e impegni vari, il sottoscritto è giunto a pubblicare la recensione solo ora. Poco male, meglio tardi che mai direbbe qualcuno.

Come già detto nelle precedenti recensioni, quando parliamo di Sprayliz parliamo di un fumetto pubblicato a puntate prima su L’intrepido, storica rivista a fumetti italiana, per poi passare sotto l’egida della Star Comics, editore che all’epoca (si era a metà anni ’90), ha lanciato un sacco di pubblicazioni di notevole profilo. Una su tutte, il Lazarus Ledd di Ade Capone.

Autore unico e sovrano è Luca Enoch, oggi noto perlopiù per i suoi lavori alla Sergio Bonelli Editore: Gea, Lilith e Dragonero. Si può affermare aldilà di ogni ragionevole dubbio che sia stata proprio Sprayliz ad aprire ad Enoch, ai tempi un giovane autore trentenne, le porte del successo nel mondo del fumetto italiano.

Sprayliz continua la sua nuova vita in edicola con il terzo volume della riedizione di Editoriale Cosmo

Da qui si comprende la necessità di questa ristampa che ripropone l’intera serie di Sprayliz: nei primi due volumi abbiamo avuto tutto ciò che è stato pubblicato su L’intrepido, con eccezione dell’ultima storia del secondo albo che invece era già sotto Star Comics.

A partire dal terzo volume, quindi, troveremo le storie del periodo più florido della serie, quelle che hanno conquistato un notevole gruppo di appassionati.

Elizabeth Petri è una graffittara ribelle e anticonformista che crede nei murales come forma d’arte rivoluzionaria e per questo firma le proprie opere con lo pseudonimo di Sprayliz. Il suo lavoro, però, non è apprezzato da ceti più tradizionali della città, soprattutto dal collerico e reazionario sindaco Brown, il quale ha più volte tentato di far arrestare la giovane graffittara utilizzando tutti i mezzi leciti (e pure qualcuno un po’ illecito) a propria disposizione, con l’unico risultato di rimediare figuracce.

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Liz è uno spirito libero e indipendente, odia i moralismi di facciata e le ipocrisie, per cui non esita a sbeffeggiare i benpensanti e a scavare all’interno delle loro contraddizioni per svelare le loro meschinità. Ad aiutarla, una miriade di comprimari fra i quali spicca Kate, amica di Liz e apertamente lesbica. La sua infatuazione per l’amica è palese sin dai primissimi capitoli della serie e raggiunge il proprio apice (almeno stando a quanto è stato pubblicato finora) già nel primo racconto di questo volume, Graffiti Corsari, in una bollentissima scena che ritrae le due giovani sotto la doccia, scena che verrà replicata, in tono minore, anche nella seguente La trappola.

Si può dire che il rapporto tra le due sia un po’ il filo conduttore delle storie pubblicate su questo volume, complice anche la relazione che Liz ha con Abe, un poliziotto di colore incaricato di catturarla e che in realtà si innamora di lei. Come potete immaginare, per un poliziotto che ha una relazione con una ricercata minorenne le cose non sono per nulla facili e infatti al povero Abe ne capiteranno di tutti i colori.

Le storie presentate qui presentano principalmente le vicende dei vari tizi incaricati dal sindaco Brown per catturare Sprayliz, una sequela di cattivoni per tutti i gusti, fra i quali spicca sicuramente Rafferty, capo della Squadra Antigraffiti. Si tratta di una figura tremendamente attuale, addirittura inquietante, ed è l’antagonista della storia Muri Puliti, a mio avviso la migliore fra quelle pubblicate finora, sicuramente quella con maggior valore politico. Rafferty e la sua squadra sono inquadrabili come quei vigilantes che da alcuni anni a questa parte pattugliano volontariamente le città controllando che tutto vada bene e che resti nello schema, non rendendosi conto che sono essi stessi parte del problema che vorrebbero risolvere.

Rafferty è una persona che si sente spaventata dalla diversità, dal fatto che il mondo non sia semplicemente diviso in buoni o cattivi, è spaventato dalle sfumature, dalle contraddizioni e dalle complessità. Non le capisce, non riesce a controllarle e quindi decide di combatterle in una crociata persa in partenza in nome dell’ordine e del decoro. Memorabile il monologo di Sprayliz contro di lui verso la conclusione della storia, una manciata di vignette in cui si racchiude l’intero spirito del personaggio e della serie.

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Forse è anche per questo che è un bene che Sprayliz sia tornata nuovamente in edicola. In tempi come questi, dove la paura del diverso è dietro l’angolo e dove le complessità sono in costante aumento, c’è bisogno di qualcuno o qualcosa che ci aiuti a tenere la barra dritta e a non lasciarci andare ai nostri istinti più biechi. Ovviamente una serie a fumetti non può cambiare il mondo, questo no, al massimo può servirci da salvagente in un mare in burrasca. Piuttosto che niente è meglio piuttosto, no?

Il resto dell’albo si mantiene su livelli più che buoni a testimonianza della validità di Enoch sia come sceneggiatore che come disegnatore. Qui l’autore non rinnega le notevoli influenze del fumetto giapponese, soprattutto per quanto riguardo l’uso del bianco e nero e alcuni aspetti della fisionomia dei personaggi, ma sembra evidente la ricerca di uno stile più particolareggiato e una regia di scuola nostrana.

A differenza di molte altre pubblicazioni di stampo Cosmo, questa edizione non soffre particolarmente il formato bonellide, formato che troppo spesso strozza una marea di albi ristampati dall’editore reggiano. Va anche detto che in questo caso abbiamo una griglia delle vignette particolarmente ordinata, benché tutt’altro che rigida, che rispecchia abbastanza fedelmente i canoni del fumetto italiano, quindi non è che ci sia stato da strozzare più di tanto.

Non resta molto altro da dire su questo terzo capitolo della riedizione di Sprayliz, edizione che è già arrivata a metà della propria corsa. Se non possedete ancora nulla di questo magnifico personaggio, forse è il caso che vi rechiate in edicola o in fumetteria ad accaparrarvelo. Si tratta di un ottimo investimento, non rimarrete delusi.