Nantucket, a caccia di Moby Dick! – Recensione

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Chiamatemi Ismaele. Lo storico incipit di Moby Dick di Melville è uno dei più noti della letteratura mondiale, primo passo di un romanzo in cui ci è offerta la possibilità di vivere un’avventura marittima piena di fascino e carisma. Ismaele era il testimone di un’ossessione, quella del capitano Achab, per la Balena Bianca, una tragica sfida che partendo dal porto di Nantucket avrebbe condotto la Pequod ed il suo equipaggio alla rovina, lasciando il solo Ismaele a ricordare questo mito. Ma può un uomo vivere una simile avventura, e non sentire il bisogno di vendicarsi?

Secondo il nostrano Picaresque Studio, Ismaele non ha saputo sottrarsi all’ossessione per la Balena Bianca. Nantucket, videogioco indie uscito in questi giorni su Steam, è il modo perfetto per raccontarci come il personaggio di Melville abbia dato seguito alla missione di Achab. Il mito di Moby Dick è passato per il cinema (meraviglioso il film omonimo con Gregory Peck) o nel mondo dei fumetti (splendida la recente versione disneyana firmata da Artibani, Mottura e Andolfo), ma cimentarsi con questo caposaldo letterario non è certo facile. Picaresque Studio ha intelligentemente puntato su un primo impatto emotivo coinvolgente, grazie ad un’introduzione disegnata che esalta proprio il finale del romanzo originale, mostrandoci il percorso di Ismaele dopo la fine del romanzo di Melville.

Nantucket, il titolo indie italiano che omaggia l’epopea di Moby Dick

Tornato a Nantucket, Ismaele decide di tornare per mare, ma per farlo avrà bisogno di una nave e di un equipaggio. E qui entriamo in gioco noi! Novelli capitani, infatti, impersoneremo il personaggio di Melville, con la possibilità anche di cambiargli il nome. La prima mossa sarà proprio quella di dare una personalità al nostro alter ego, come in un RPG. In questo caso, le caratteristiche saranno Hunt, Navigation, Science e Crafting, tutte abilità utili a bordo. A queste si unisce un Trait, ossia una particolare abilità che potremo conferire al nostro capitano.

Dopo aver creato il nostro Ismaele, inizia l’avventura vera e propria: arruolare un equipaggio! Per farlo, useremo la nostra Reputazione, quantificata in punti, che saranno spesi per reclutare membri per la nostra ciurma, come arpionieri, medici e timonieri. La reputazione crescerà adempiendo incarichi e livellando, ma con una lenta progressione, quindi giocatevi bene i vostri punti! La nostra scelta sarà essenziale cercare di mantenere il nostro equipaggio unito il più a lungo possibile sarà una sfida non da poco. Svolgendo incarichi e completando cacce alla balena, ogni membro dell’equipaggio, capitano compreso, guadagna esperienza, che consente di livellare e sbloccare nuove abilità.

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Nantucket tiene molto a questo aspetto, e lo dimostra la perizia con cui ogni tipologia di marinaio ha a propria disposizione tre diverse categorie di specializzazione, ognuna con altrettante abilità sbloccabili. Un consiglio: non fate amicizia con l’equipaggio o patirete! Nantucket non è un videogioco che ci va leggero, vuole trasmettere il vero spirito della caccia alla balena del periodo. Sarà facile prendere un semplice arpioniere, fallo navigare con noi e vederlo diventare un mastro fiocinatore, ma all’improvviso perderlo per un assalto di pirati, o vedergli perdere una gamba durante una tempesta. La gestione dell’equipaggio è uno degli elementi più complessi di Nantucket, tatticamente ed emotivamente. Non vi dico le maledizioni agli dei del mare quando si perde un valido medico o un fiocinatore sopraffino!

All’inizio avremo disponibili tre slot equipaggio, visto che la nostra prima nave, la Melville, è un piccolo sloop. Per i primi passi, specie rimanendo in una porzione di mappa abbastanza ridotta, è più che sufficiente, pur mostrando i suoi limiti, specialmente per la stiva. La Melville potrà esser migliorata tramite la ricerca tecnologica, ma presto o tardi sarà necessario passare ad una nave di maggior stazza e resistenza, in modo da poter affrontare anche tratte più lunghe di navigazione.

La parte gestionale di Nantucket è incredibilmente ben curata. Non solo dovremo vagliare al meglio le nostre scelte in termini di equipaggio o su quali migliorie apportare alla nostra nave, ma nel prepararci alle spedizioni dobbiamo considerare anche elementi come la cambusa, il grog per il morale o il legname da portare a bordo per le riparazioni. Non vorrete rimanere senza acqua o cibo in mezzo all’Atlantico e veder morire il vostro equipaggio, vero? Picaresque Studio ha voluto dare al proprio videogioco una caratterizzazione profonda, cercando di ripercorrere il più possibile le difficoltà della vita dei balenieri ottocenteschi. Devo confessare che le prime partite sono state un rodaggio faticoso, dovendo tener conto di tanti elementi, ma con la pratica questa impostazione diventa avvincente ed incredibilmente appassionante.

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Ma la vita di un baleniere è in mare, e sotto questo aspetto Nantucket cala i suoi assi. Una splendida mappa degli oceani ci aiuta a vivere la nostra avventura, spingendoci ad esplorare i mari per trovare banchi di balene o svolgere piccoli incarichi che ci vengono offerti nei diversi porti. La varietà di questi compiti non è poi così ampia, ma si aggira la potenziale noia inserendo all’interno della navigazione degli imprevisti che mostrano anche la vita di bordo e l’impatto che le decisioni di un capitano possono aver sulla ciurma. Uomini che si feriscono durante una tempesta, pirati o missioni di salvataggio, ogni evento proposto apre a diverse possibilità di azione, ognuna con la possibilità di esiti differenti che impattano direttamente sul nostro equipaggio.

La scelta di Picaresque Studio di utilizzare questo sistema per dare al giocatore il pieno controllo della propria avventura è ragionata e suggestiva. Scegliere di accompagnare un nostro uomo in porto a visitare il pargolo appena nato aiuta a creare un rapporto più saldo con il marinaio, così come imporre un regime stretto sugli alcolici a bordo può generare malcontento. In Nantucket ogni aspetto del gioco deve esser attentamente valutato, vista la profondità con cui la nostra avventura viene ideata.

Il tutto seguendo la nostra quest principale, ossia la vendetta sulla Balena Bianca. Spesso nei porti avremo notizie della Rachel, la nave che salvò Ismaele all’affondamento della Pequod, una prima pista per seguire la main quest del gioco. Dal punto di vista narrativo, un titolo genere avrebbe potuto presentare una certa semplicità, invece si riscontra una cura ed un’attenzione al dettaglio maniacale. Le finestre di dialogo, con un carattere che omaggia lo stile tipografico del periodo, sono degne di Melville, con alcuni concessione ad un inglese arcaico che ricalca il fascino della letteratura dell’epoca.

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A dare a Nantucket sostanza è però la parte di combattimento, contro creature marine o altri equipaggi poco ben disposti nei nostri confronti. La prima fase consiste nell’approntare una lancia, su cui imbarcheremo tre uomini. Scegliere i tre coraggiosi marinai è essenziale, perché la sinergia delle loro abilità è la chiave della vittoria. Potreste esser tentati di schierare il capitano, ma sappiate che in caso di morte di un marinaio la partita continua, mentre il decesso di Ismaele conduce al game over immediato! I combattimenti avvengono con un sistema mutuato dai boardgame, dove un lancio di dadi indica quale abilità potremo usare e l’ordine di attacco. Se i primi scontri sembrano semplici, andando avanti nel gioco il bilanciamento delle abilità dei nostri uomini diventa fondamentale.

Nantucket, lo ammetto, è stata una rivelazione. Non avrei immaginato che un videogioco del genere potesse mostrare una realizzazione così accurata e meticolosa. La parola chiave del prodotto di Picaresque Studio è preparazione, l’aver la cambusa rifornita, esser pronti a compiere azioni impopolari a bordo per un fine maggiore o l’accettare la perdita di un uomo dell’equipaggio. La presenza poi di cori marinareschi del periodo conferisce all’atmosfera di Nantucket un fascino superlativo. Bisogna riconoscere alla software house italiana di avere realizzato un gioco che ha fatto suo lo spirito del capolavoro di Melville, adattandolo in maniera perfetta al media videogioco.