Nathan Never Rinascita: Il richiamo del sangue – Recensione

Nathan Never Rinascita arriva alla sua conclusione con Il richiamo del sangue, occasione perfetta per un discorso sull’intera miniserie

Dopo sei intriganti numeri, Nathan Never Rinascita, la miniserie opera del duo Michele MeddaGermano Bonazzi arriva alla sua conclusione. Questa nuova visione del mito di Nathan Never, un differente inizio rispetto alla tradizione neveriana, ha raccolto il testimone della precedente Annozero, creatura di Bepi Vigna e Roberto de Angelis, altre due pietre miliari della prolifica storia dell’Agente Alfa.

L’idea alla base di queste miniserie è da sempre quella di dare una nuova lettura degli esordi di Nathan come Agente Alfa. Questa volontà si può ritrovare in quanto spiegato da Antonio Serra nella sua intervista con Just Nerd di qualche tempo fa, in cui l’autore (padre di Nathan Never assieme a Vigna e Medda) spiegava come, dopo anni, si possa voler raccontare una storia in modo differente, offrendo una visione diversa. Annozero prima e Rinascita poi hanno mostrato questo intento visto con gli occhi di Vigna e Medda, mettendo, però, a dura prova l’affetto degli affezionati lettori di Nathan Never.

La serie fantascientifica è stata la prima in casa Bonelli a venire pensata con una continuity serrata, cosa che negli anni si è rivelata una complicazione per gli autori. Le miniserie si pongono in un limbo che si discosta da questa macrotrama, permettendo agli autori di ripartire da zero con la storia, secondo quello che oggi a loro avviso sarebbe una visione più intrigante, fresca.

nathan never rinascita copertina

Medda, con Rinascita, è riuscito a rimanere molto più inerente alla classica storia di Nathan, con la capacità di offrire comunque una rivisitazione delle origini del personaggio. Esserne stato co-creatore ha comunque costituito un certo freno nello stravolgere completamente i primi passi di Nathan (cosa fatta a suo tempo da Vigna), ma questo compromesso tra novità e richiamo al ‘classico’ è stato uno dei motivi della perfetta realizzazione di Rinascita.

Un’operazione del genere, per essere apprezzata, richiede però una partecipazione onesta del lettore, specie quello più affezionato. Per quanto il ‘canone‘ di Nathan Never sia ben consolidato, questi ‘what if…?‘ devono essere letti con un’apertura mentale che sostenga lo sforzo autoriale, senza rifugiarsi dietro una difesa dogmatica delle storie finora raccontate. Non si cerca di riscrivere la storia di Nathan Never, ma di rispondere ad una domanda: e se fosse andata diversamente? Una domanda che all’interno della mente degli autori nasceva come: oggi, come riscriverei quell’esordio?

Tenendo bene a mente questi due interrogativi, si può dire che Rinascita sia un arco narrativo decisamente appassionante, adatto anche a chi non conosce minimamente il mito di Nathan Never. La macrotrama che lega i sei episodi è gestita su più fronti in modo accattivante, soprattutto considerando come ci sia stato spazio per dare ad ogni personaggio una profondità psicologica complessa e mai banale.

Ci si sarebbe potuti aspettare una preponderanza del titolare della serie all’interno di ogni albo, ma Medda ha trattato la serie come un unico, grande episodio, orchestrando quindi gli eventi in modo che i tempi narrativi si occupassero con perizia di ogni personaggio, di ogni linea narrativa. In Rinascita non viene riscritto solo l’esordio di Nathan, ma anche la nascita dell’Agenzia Alfa, con i primi passi di Reiser e delle sue macchinazioni all’interno della sfera politica della Città.

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Proprio quest’ultimo dettaglio è uno dei punti meglio sviluppati da Medda. I richiami alla tradizione neveriana sono ben evidenti, dai Proconsoli al sindaco Hoenzoller, ma sono inseriti in modo così netto da risultare sensati e legittimi. In alcuni numeri, la parte ‘politica‘ sembra prendere maggior corpo, in un’ottica in cui si cerca di dare maggior valore alla narrazione di Rinascita lavorando in modo accurato sull’ambientazione, creando una rete di interessi e di intrallazzi politici che cattura l’attenzione del lettore, portandolo all’interno di una connivenza nelle alte sfere che trascende la fantascienza e la fantapolitica, entrando nella quotidianità di un qualsiasi notiziario.

Il bello di questa trama è il mostrare come tutto il mito di Nathan si basi su una sorta di macchinazione politica, con un Reiser manipolatore che, pur di aver la propria agenzia di vigilanza e sicurezza, non esita a usare ogni mezzo, morale o meno, per raggiungere il proprio scopo. La distinzione tra personaggi positivi e negativi in Rinascita è sottile, non si vogliono creare due schieramenti nettamente separati, ma dare un senso di veridicità mostrando come le situazioni e le esigenze possano influire in modo decisivo sul carattere degli individui.

Ecco come mai Nathan Never e la sua storica nemesi, Ned Mace, ci sembrano improvvisamente più definiti, in un certo senso complementari all’interno di Rinascita. Mace, in modo particolare, pur rimanendo il villain principale della miniserie, mostra un lato decisamente più umano, sempre mediato dal suo ruolo di antagonista, ma i flashback e una più approfondita disamina del personaggio lo rendono anche carismatico, vicino ai lettori che, pur continuando a fare il tifo per Nathan, non possono ignorare le motivazioni che lo animano. È soprattutto il suo rapporto con Ann che affascina, quello che abbiamo sempre pensato come un rapimento vendicativo nei confronti di Nathan Never si tramuta in una relazione quasi familiare. Medda gioca molto bene su questo aspetto, confonde il lettore storico ribaltando alcune convinzioni e rapisce il neofita presentando una storia in cui non esiste una separazione netta tra buono e cattivo, bianco e nero. Scelta coraggiosa quella dell’autor (specialmente in relazione agli aficionados), ma che viene premiata da una solidità narrativa non indifferente, che aumenta di intensità albo dopo albo fino al finale di Il richiamo del sangue.

In tutto questo, Nathan Never rimane fedele a sé stesso? Non è facile da leggere il ruolo di Nathan, ad esser onesti. Sicuramente siamo di fronte allo stesso Nat che abbiamo conosciuto in questi anni, caratterialmente parlando, ma il diverso contesto in cui ricompare Ann dopo la sua sparizione, mostra un lato più spietato di Nathan, alimentato dalla spasmodica ricerca della figlia. In Il richiamo del sangue questa sua determinazione diviene lampante, in un crescendo emotivo e adrenalinico che culmina nello scontro finale con Mace. Dove la storia tende a ripetersi. Per tutta Rinascita si possono ritrovare richiami alla storica ‘classica’ di Nathan Never, ma Medda inserisce proprio nel capitolo finale un dialogo tra Nathan e Ned in cui l’ex poliziotto sceglie una punizione per Mace che gli pare una tortura senza fine, un richiamo al mitico duo di storie L’abisso delle memorie e L’undicesimo comandamento, opera sempre di Medda e disegnata magistralmente da Nicola Mari. Il vero Nathan, quello tormentato e afflitto dai sensi di colpa che abbiamo conosciuto in questi anni, alla fine comparare proprio in chiusura di Il richiamo del sangue. Lo stato catatonico in cui piomba Ann alla presunta morte di Mace, il ricovero al Sinclair Asylum e l’offerta irrinunciabile di Reiser (nuovamente deus ex machina del destino di Nathan) sono il legame con il personaggio che conosciamo da sempre, ne ripresentano i tratti essenziali, offrendoci un finale decisamente ad effetto, quasi cinematografico, in cui il ‘nostro’ Nathan sembra finalmente tornare protagonista assoluto. Rinascita si conferma, infine, una vera e propria storia delle origini, che non ha nulla da invidiare ai canoni classici del personaggio.

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Fortunatamente per noi, a disegnare Rinascita si è adoperato un altro dei simboli grafici di Nathan Never, Germano Bonazzi. Il tratto di Bonazzi ha sempre esaltato la trama di Medda, spesso riprendendo tavole di autori che avevano in precedenza ritratto le scene citate da Rinascita. In questi casi, Bonazzi non si è limitato ad un copia e incolla, ma ha reinterpretato la concezione della scena, mantenendo un senso di familiarità ma imponendo la propria visione, sempre lucida e coinvolgente.

A giochi finiti, si può quindi dare un giudizio complessivo su Rinascita. Sicuramente da premiare la voglia di Medda di rimettersi in gioco sulle origini del proprio personaggio, in una riscrittura dei primi passi di Nathan Never molto più strutturata e delineata che non in precedenza, con una maggiore cura non solo sul personaggio in sé, ma anche su tutta l’ambientazione in cui si muove l’agente Alfa. Rinascita non è solo una nuova visione dell’esordio di Nathan Never, ma, secondo me, la vera idea che Medda avrebbe voluto raccontare nei primi numeri dell’Agente Alfa. Il merito di queste miniserie è proprio questo, ed ora non ci resta che attendere l’inizio della terza, affidata, per la storia, al genio di Antonio Serra.