Star Trek Discovery: Lete – Recensione

Star Trek Discovery

Lete, un episodio di Star Trek Discovery che offre nuovi spunti e chiarimenti

Il nuovo episodio su Netflix di Star Trek Discovery cerca di spingere ancora di più sulla costruzione di un impostazione narrativa solida e coerente. Le lamentele dei fan più intransigenti sul rispetto della continuità con il canone classico sono sempre presenti, e se in alcuni casi possono essere eccessive, su alcune mi sento di sostenere le recriminazioni dei fan.

Con Lete, la trama di Star Trek Discovery si concentra sui due personaggi più interessanti della serie, il capitano Lorca e la protagonista, Michael Burnham.

Il capitano della Discovery è sempre più simile ad un novello Achab, un uomo ossessionato al punto di non riuscire a concepire altro che la sua missione. Dopo la rivelazione dello scorso episodio sull’errore passato di Lorca, il ruolo del personaggio di Jason Isaac viene rinforzato, rendendolo ancora più affascinante.

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Solitamente i capitani della Flotta Stellare ci sono stati presentati in modo positivo, portatori di sani principi e pronti al sacrificio in nome dei propri ideali. Lorca è la metà oscura della poltrona, una differente visione del ruolo. La sua caparbia ostinazione è frutto del suo un capitano durante una guerra, in cui le ferite sono diventate costante ricordo di come non ci si possa fermare mai ma andare costantemente all’attacco. Ad ogni costo.

Lo si vede fin dalle prime scene, quando allenandosi con il nuovo arrivato, Ash Tyler, nel simulatore olografico (su cui torneremo in seguito) si addestra per le incursioni contro i Klingon. Lorca è un accentratore, al limite del paranoico, deve conoscere ogni singola debolezza e forza dei propri uomini. Da un lato può dare l’idea che sia un modo per poter valorizzare i propri ufficiali, ma il comportamento ‘reale’ del capitano sembra lasciare intendere che tutto sia mirato all’uso che i singoli ufficiali possono avere.

Anche la relazione con l’ammiragliato è controversa e difficile. La sua unica amica (e scopriamo qualcosa di più) è la Cornwell, che tenta in ogni modo di recuperare il Gabriel Lorca che conosceva, non l’uomo paranoico e ossessionato che è ora. Ma nonostante tutti i suoi sforzi, Lorca è ormai un capitano per i tempi bellicosi, l’esploratore non esiste più.

E qui entra in gioco anche la Burnham. Lorca vede in lei un elemento essenziale per il proprio equipaggio, contando sulla sua ribellione precedente e sul suo senso del dover, se adeguatamente stimolato e ‘pilotato’. Quando Sarek, il mentore vulcaniano di Burnham, sparisce durante un viaggio verso una conferenza di pace con una frangia secessionista Klingon, Lorca non esita a lanciarsi alla ricerca dell’ambasciatore vulcaniano, dopo che il legame empatico tra Sarek e Burnham mette la donna in allarme.

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La faccenda del legame ha fatto storcere il naso ad alcuni, ma all’interno del mito di Star Trek non è certo la prima volta che parte del Katra di un vulcaniano viene usato in modo simili. In Enterprise, Archer è stato il ricettacolo del katra di Surak, McCoy lo è stato per quello di Spock, e in The Next Generation parte del katra di Sarek era confluito in Picard, tanto che Spock in seguito chiese a Picard una fusione mentale per risentire i pensieri del padre. A ben vedere, la comunicazione remota tra Burnham e Sarek è già apparsa anche nella serie di libri Rise of the Federation, dove questa particolare unione a distanza univa Trip Tucker e T’Pol.

L’espediente usato in Lete non è un deus ex machina, ma si basa su un’evoluzione accettabile di alcune idee proposte in passato in Star Trek. Da questo punto di vista, la tanto temuta continuity è stata onorata, senza problemi.

Soprattutto viene approfondito in modo interessante il rapporto Burnham-Sarek. Quello che per l’umana è sempre stato uno dei ricordi più dolorosi, tramite questa fusione si presenta sotto una nuova luce, una diversa interpretazione che diventa anche un nuovo equilibrio tra i due. Agli spettatori mancherà il fiato sentendo nominare il più noto figlio di Sarek, Spock, vedendo come all’interno del progredito Vulcano ci sia una certa chiusura mentale.

Star Trek Discovery cerca di spingere i trekkie verso nuovi lidi, ma non sempre questo sembra funzionare. Il discorso appena accennato su Spock e l’incredibilmente emotivo Sarek sono, al momento, due spunti un po’ troppo traballanti. Certo, abbiamo ancora il resto della prima stagione (oltre all’appena annunciata seconda), ma sembra davvero strano che per 50 anni non sia emerso nulla sulla famiglia di uno dei personaggi più amati ed iconici del mondo di Star Trek.

Stesso discorso per replicatori alimentari e la tecnologia olografica (che compariva solo di sfuggita in un episodio della serie animata di TOS). Se da un punto di vista puramente scenico non stonano affatto, nel tanto vituperato rispetto della cronologia di Star Trek queste due invenzioni compaiono in The Next Generation, quindi, per quanto sicuramente funzionali per uno show ideato nel 2017, non era possibile evitarle, ricorrendo ad altro? Come potrà esser spiegata questa assenza nella Serie Classica?

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Detto questo, mettendo per un attimo da parte il trekkie intransigente, da spettatore non c’è di che lamentarsi. La dinamica degli episodi profondamente legati tra loro è sicuramente una buona intenzione, oltretutto ben seguita e molto curata. Il discorso vale anche per la caratterizzazione dei personaggi, sia i primari che secondari, che, contrariamente a precedenti serie, in Star Trek Discovery ci vengono ben descritti fin dalle prime battute. Le relazioni interpersonali non sono per nulla banali, ma anzi vengono utilizzate con oculatezza per dare ancora più concretezza all’ossatura della trama.

In tal senso, ottimo il dialogo a tre con protagonisti Lorca, Burnham e Stamets, in cui lo scienziato mostra un comportamento insolito rispetto al passato, a cui Lorca reagisce in modo piuttosto confuso (spettacolare Isacc in questo frangente). Che sia un cambio di personalità legato al finale di Scegli il tuo dolore?

Al netto di pregi e difetti, Star Trek Discovery continua a dividere la community trekkie, ma analizzandolo come ‘semplice’ serial fantascientifico è un prodotto interessante, frenato dal nome ingombrante che porta nel titolo e che sarà sempre uno dei punti deboli di questa serie. Nemmeno il nominare una certa nave di classe di Constitution in Lete aiuta Star Trek Discovery ad essere più salda nel canone classico, visto che serve molto più del nome di una nave a trasmettere lo spirito di Star Trek.