Elon Musk e le IA: ci attende una difficile convivenza?

La paura delle IA di Elon Musk, strane leggi e l’impatto della vita artificiale nel nostro futuro

Quando ero un nerd ancora in erba in pieni anni ’80 c’era un oggetto del desiderio che per diversi Natali mi ossessionava: Emilio, il robottino. Per l’epoca era un qualcosa di impressionante, un robot personale dall’aria simpatica e perfetto compagno di giochi, luminoso e divertente, come resistere?

La passione per i robot era nata con la coppia dei droidi di Star Wars, ampliata dal curioso robottino del telefilm di Buck Rogers ed Emilio ne era l’ovvia incarnazione, almeno fino a che Cameron non decisee di mostrare il lato oscuro della robotica: Terminator. Dopo aver visto il metallico alter ego di Schwarzy, non ho più visto Emilio come prima. E credo che un’esperienza simile l’abbia avuta anche Elon Musk che, mentre studia come colonizzare Marte, si erge anche a paladino dell’umanità contro l’incedere delle IA!

Elon Musk e le IA

Proprio l’altro giorno, il The Wall Stree Journal ha annunciato che il patron di SpaceX ha dato vita a Neuralink, una startup che ha come fine ultimo quello di creare delle interfacce neurali tra mente umana e dispositivi elettronici vari, consentendo anche il download di software nel nostro cervello. Questa sorta di Matrix sembra essere nata da una delle principali preoccupazioni del geniale Elon, ovvero l’impatto che l’evoluzione delle IA potrebbe avere sulla nostra società; qualche tempo fa lo stesso Musk aveva espresso questa sua paura in un’intervista a Vanity Fair.

Con le intelligenze artificiali stiamo evocando il diavolo. Avete presente tutte quelle storie con il tizio con il pentacolo e l’acqua benedetta, e lui è tutto tranquillo che potrà controllare il demone evocato? Alla fine, non ha funzionato!

Quanto influiscono ed influiranno realmente le IA nella nostra vita?

Allo stadio attuale le IA non sono certo una minaccia così impellente, siamo bene lontani da robot e androidi senzienti in grado di contrastare il nostro modo di vivere, ma la paura di Musk è così irrazionale? Sembra essere d’accordo con lui l’eurodeputata Delvaux, che ha presentato una proposta di legge in cui vuole portare l’attenzione sulla necessità di una legislazione in materia di rapporti tra umani e IA, raccogliendo pochissimi consensi e copiose risate, merito anche dell’incipit non proprio convincente:

Dal Frankenstein di Mary Shelley al mito del Pigmalione, dal Golem di Praga al robot di Karel Capek , le persone hanno sempre fantasticato sulla possibilità di creare macchine intelligenti e dalle fattezze umane

Quello che fino a pochi anni fa poteva essere considerato un tema da libro di fantascienza (chiedere a Asimov e alle sue Tre Leggi della Robotica), sembra iniziare a far parte della nostra quotidianità, inizialmente deriso dai più, ma che progressivamente assume importanza. Storicamente l’evoluzione comporta un certo disagio sociale e paura nell’innovazione, come accaduto ai tempi della prima Rivoluzione industriale (non a caso in quel periodo nascono termini come sabotaggio e luddismo), e la manifestazione della preoccupazione di Musk e della Delvaux sono i primi passi di questo processo.

Roy e Priss, IA in Blade Runner

Se da un lato il magnate è mosso principalmente da una paura simile alla sindrome di Frankenstein, l’eurodeputata pare voler affrontare il discorso su un piano più sociale, vagliando quali siano le conseguenze di un’integrazione tra umani e IA (che ricorda, per fare un parallelo, proprio le prime trame del Ciclo dei Robot di Asimov), ma soprattutto la voglia di capire come identificare una IA come essere senziente, attribuendole quindi una figura giuridica con doveri ma anche diritti. Fantascienza? Può darsi, ma vedendo come periodicamente vengano presentati nuovi passi in avanti nella costruzione di robot sempre più umani, spingendo verso un’integrazione che sembra un’eco di Blade Runner, queste idee non mi sembrano più così assurde; certo, vanno prese con la dovuta cautela e non come un allarmismo, ma tutto sommato prima di trovarsi di fronte a una Jihad Butleriana stile Dune, magari tra una risata e l’altra un pensierino lo farei!

Sembra che la mente umana sia restia all’idea di progresso, la paura ci blocca più di quanto la curiosità ci spinge a migliorarsi. Oggi per noi i robot sono i servi nelle catene di montaggio, i nostri sostituti nelle attività pesanti, ma dimentichiamo che la loro presenza anche in campo medico e scientifico li rendo spesso più dei colleghi che non dei sottoposti e da un punto di vista evolutivo, al momento, i nostri amici metallici sono il corrispettivo robotico dell’australopiteco, con la differenza che la loro evoluzione sarà sicuramente più rapida della nostra. Eppure, sentiamo parlare di auto guidate da intelligenze artificiali, la parola IA è sempre più presente in campi scientifici e sociali, liberandosi da quell’etichetta di fiction, di strumento narrativo; personalmente, credo che questo approccio di Musk sia eccessivo, ma non vedo perché stigmatizzare l’idea della Delvaux, che mi pare invece un proposito più sociale. Vedremo il futuro cosa ci riserva, nel caso faremo un bel colloquio di lavoro alla Tyrell Corporation.