The Expanse, da un’appassionante saga letteraria SyFy e Netflix ci offrono un serial fantascientifico incredibilmente affascinante
Quando mi sono messo in caccia di una space opera letteraria, sono stato indirizzato da un amico attento a questo genere verso The Expanse; la serie fantascientifica scritta da S.A. Corey si è da subito presentata come una perfetta unione di innovazione e classica atmosfera fantascientifica. Sapere che su Netflix sarebbe approdato un serial tratto da questo ciclo di libri, e prodotto da SyFy (che riesce a realizzare ottimi prodotti oltre a cose mediocri come Killjoys) ha avuto l’effetto di farmi catapultare sulla piattaforma americana alla prima buona occasione, anche se con un po’ di ritardo. Mentre oggi vi parlo della prima serie di The Expanse, è già iniziata la spasmodica attesa per la seconda stagione, attualmente finita in America e quindi imminente anche per noi italiani. Il rischio di queste operazioni, solitamente, è l’aderenza alle idee che ci siamo fatti leggendo le vicende di Holden e della Rocinante; trattandosi di una trasposizione ritornano le tematiche e la linea narrativa principale della serie di libri (in particolare i primi due, Leviathan-Il risveglio e Caliban-La guerra), con la storia di base e i personaggi principali ben delineati e abbastanza fedeli alla controparte cartacea, con qualche variazione che viene usata come strumento narrativo per dare maggior completezza alla storia.
Il mio timore principale era il mancato rispetto dell’ambientazione. The Expanse trae origine da uno spunto classico nella fantascienza, il contrasto fra le future frange dell’umanità sparse nel cosmo, che in The Expanse significa terrestri, marziani e cinturiani (gli abitanti della fascia asteroidale), con un prevedibile e comprensibile clima di sfiducia e senso di guerra imminente, centrale nella versione letteraria e ottimamente reso anche nella versione di SyFy e Netflix. Il forte senso di tensione tipico dei libri rivive in pieno nelle prime dieci puntate di The Expanse, lo si ritrova sia nei dialoghi dei protagonisti che nelle ambientazioni e nei discorsi di sottofondo che fanno da contorno alle vicende di Holden e compagni. È da apprezzare anche il rispetto nell’inserire nei dialoghi i diversi slang tipici, in particolare il dialetto dei cinturiani, un patois di diverse lingue e idiomi, che nei libri viene costruito in modo perfetto e usato con cura per evidenziare il distacco tra le diverse culture umane, una funzione che torna prepotente, anche se con meno evidenza, nella serie.
SyFy ha ben presente che un aspetto fondamentale delle diverse società umane è il livello tecnologico, che ha un impatto anche nelle società presenti, con i cinturiani condannati al gradino più basso, complice anche le conseguenze dell’ambiente di vita sul corpo umano; la fisionomia dei diversi umani (gli spaziali hanno fisci più esili slanciati, per via della bassa gravità, mutazione che frutta loro il nomignolo dispregiativo di ossalunghe) è resa in modo credibile e realistica, diventando uno dei principali indizi che guidano il lettore nel riconoscere i diversi agenti coinvolti nelle azioni. The Expanse è stato accuratamente costruito tenendo bene a mente la storia originale, tentando di creare un’eco immediata che si ricolleghi alle atmosfere vissute nelle pagine della saga letteraria. La trama è ben scandita, si cerca anche negli episodi di seguire una certa linerarità con la narrazione dei libri, in modo da dare ad ogni personaggio il giusto spazio.
Quando la nave da trasporto Canterbury, un vecchio rottame incaricato di recuperare il ghiaccio nello spazio per poi processarlo in preziosa acqua, viene distrutta, i sopravvissuti, guidati da James Holden, diventano gli scomodi testimoni di un complotto che mira a mettere in contrasto Marte e Terra; nel frattempo sulla base di Ceres, punto di contatto tra terrestri e cinturiani e fonte di svariate tensioni, il corrotto poliziotto Josephus Miller, disilluso agente di una forza di vigilanza privata, viene costretto ad indagare sulla scomparsa di Juliet Andromeda Mao, figlia di una delle più potenti famiglie del sistema solare. La fuga di Holden e soci li mette sulla strada di Miller, in un interessante intreccio in cui la missione dei sopravvissuti si sovrappone alla caccia all’uomo di Miller, portandoli a scoprire come le tensioni che infestano il sistema solare possano diventare il minore dei problemi.
Anche gli attori coinvolti concorrono nel catturare le attenzioni dello spettatore. Pur se inserita in anticipo, la Avasarala è forse il personaggio meglio riuscito e più fedele alla sua controparte cartacea, con il suo carattere spigoloso e la sua caratteristica parlantina volgare e sconveniente, che la donna usa come un’arma nelle su battaglie diplomatiche. Uguale considerazione merita Thomas Jane, il cui Josephus Miller, uno dei personaggi più complessi e intriganti dei libri, è semplicemente stupendo, tormentato e disilluso al punto giusto, con una disperata voglia di redenzione che lo guida nella sua missione, grazie alla recitazione di Jane che riesce a dargli in pieno l’aria da investigatore hard-boiled . Curiosamente, sono proprio questi due personaggi ad essere i più convincenti, anche se Holden e il suo equipaggio non sono mal interpretati; le caratteristiche principali del loro background e del loro comportamento sono rispettate, anche se in alcuni frangenti gli attori sembrano un filo troppo giovani, e carenti di convinzione. Sfortuna vuole che il più debole sia proprio Holden, il vero protagonista della serie letterarie che sembra patire di una mancanza di incisività nei momenti in cui dovrebbe essere più presente, ma viene salvato dalla perfetta sinergia che si crea con gli altri attori che compongono la squadra dei sopravvissuti della Canterbury.
Per dare un tono di fantascienza realistica servono una regia ed una fotografia che sappiano trasmettere un senso di realismo, capace di trasmettere il senso di abbandono delle strutture cinturiane, in contrasto alla vita più facile dei terrestri. Con un taglio quasi cinematografico ed una prevalenza di colori scuri e tendenti al freddo viene costruito un intenso effetto emotivo, con un ritmo narrativo serrato sosenuto da una colonna sonora sempre all’altezza. Anche gli scontri nello spazio vengono realizzati con un buon mix tra realismo e immaginario fantascientifico, con un equilibrio che valorizza maggiormente il tono action e spettacolare della serie, ma che conferisce a The Expanse una forza espressiva originata dal senso di potenziale realismo, con un tono da fantascienza che ricorda la definizione di narrativa d’anticipazione del genere letterario
Pur continuando a preferire quanto raccontato nella versione cartacea, The Expanse rimane un ottimo serial sci-fi , forse la migliore produzione sci-fi attualmente in circolazione, in grado di offrire allo spettatore un’ottima storia magnificamente realizzata.