Out of the Box: l’intervista agli illustratori dell’antologia a fumetti

out of the box kickstarter

Questo aprile porta un’interessante novità nel panorama del fumetto italiano. Stiamo parlando di Out of the Box, rivista antologica a fumetti che sbarcherà con una campagna di crowdfunding su Kickstarter il 13 aprile. Noi di JustNerd abbiamo intervistato il team dietro questo progetto per scoprire tutte le novità di Out of the Box in anteprima!

Intervista agli illustratori e ai realizzatori di Out of the Box

Out of the box è un fumetto che raccoglie cinque diverse storie (Ghost Dance, Il lupo azzurro e la cerva fulva, Il rotolo di rame, Progetto Colibrì, Il vecchio e il tesoro dei Tesori) realizzate da un team di talentuosi illustratori: Giulia D’Urso, Zeno Colangelo, Marta Zaccarini, Elisa Di Virgilio, Eleonora Dea Nanni, Brian Freschi, Giacomo Masi, Matteo Parisi e Francis Green. Il fumetto è un nuovo progetto della Space Otter Publishing, una piccola casa editrice italiana che si dedica alla produzione di fumetti e giochi di tavolo.

L’antologia è fatta di storie che uniscono diversi temi e generi: dal western, alla fantascienza, dai racconti di spionaggio a quelli che parlano di ricerca di tesori, da quelli con protagonisti sciamani, fino a personaggi d’eccezione come Nikola Tesla. In attesa del lancio del Kickstarter abbiamo intervistato il team dietro Out of the Box per scoprire in anteprima più informazioni sul progetto e sulla campagna di crowdfunding.

Ciao a tutti ragazzi! Innanzitutto, grazie per questa intervista e per aver accettato di rispondere alle mie terrificanti domande (ma no dai, sono solo curiosa!). Iniziamo con qualche domanda, ahimè, scontata, ma… vogliamo sapere proprio tutto su questo nuovo progetto! Che cos’è Out of the Box?

Matteo: Un’occasione per scoprire voci nuove o insolite, e un tentativo di dimostrare che anche nel panorama editoriale corrente c’è spazio per una rivista antologica!

Giacomo: È un esperimento che punta a creare qualcosa di nuovo e fresco nel panorama italiano, dando voce a talenti nostrani senza aver bisogno di piegarsi alle volontà editoriali.

Brian: Out of the box è proprio come si mostra: un covo segreto formato scatola, pieno di storie e autori a briglia sciolta che non vedono l’ora di uscire e fracassare tutto con avventure cartacee divertenti, complesse e sfaccettate, per poi ritornare a casa… Ma solo per prepararsi in vista di un nuovo numero da pubblicare!

Il mercato del mondo comics ci ha abituato a un’immensa varietà di progetti, storie e prodotti. Anche voi con Out of the Box state realizzando qualcosa di particolare e originale. Come mai vi è venuta l’idea di creare una rivista antologica a fumetti?

Francesco: L’idea è mia e immagino provenga dal matrimonio tra follia e masochismo. Avevo queste due particolari storie che sentivo il bisogno di raccontare e che sono rimaste in incubazione per anni e anni. Inoltre ho sempre apprezzato le antologie – narrative o a fumetti – ma ero un po’ frustrato dalla loro natura (“obbligata” per motivi di fattibilità) di contenitori di storie auto-conclusive a tema. Ho messo insieme le due cose ed è spuntata fuori l’idea di Out of the box. Ah, nel frattempo Alan Moore l’aveva già messa in pratica con Cinema Purgatorio. Ma la nostra è a colori, tiè.

E di che cosa si occupa la Space Otter Publishing (che nome fantastico!)?

Francesco: Grazie! È un’etichetta (ancora non formalizzata) che ho messo in piedi principalmente per produrre dei futuri progetti nell’ambito dei giochi da tavolo, ma poi – d’accordo con il resto del team – abbiamo deciso di “incorpare” anche Out of the box, che rientra perfettamente nelle corde di quello che vuole essere Space Otter e che penso sarà un bellissimo primo progetto.

Out of the Box verrà lanciato tramite campagna Kickstarter, si tratta quindi di un crowdfunding per finanziare il progetto. Una campagna Kickstarter è un percorso che necessita preparazione e tanto lavoro da parte di tutto il team, complimenti! Come funzionerà questo Kickstarter? In che modo potremo supportarvi? Tra l’altro un uccellino mi ha spoilerato che ci sarà molto altro oltre al fumetto (gioco da tavolo, coff coff) e speciali collaborazioni (Kent Williams, coff coff): diteci qualcosa in più!

Francesco: Il crowdfunding era appunto la scelta più sensata per rendere quanto meno possibile un progetto decisamente improbabile e rischiosissimo. Ci stiamo lavorando da ormai due anni, e abbiamo tutto il pacchetto completo! Promozione pre-campagna: iscrivendovi alla nostra newsletter e poi prenotando una copia fisica del libro, vi regaleremo un poster! Ricompense: versione digitale, versione cartacea, offerta per rivenditori e due speciali in cui potete diventare personaggi secondari (parlanti e non) di una delle storie principali. Il gioco di carte che menzioni fa parte dei “social stretch goal”, ovvero ricompense che si sbloccano gratuitamente per tutti i sostenitori se vengono raggiunti precisi obiettivi, nel nostro caso follower sui social e condivisioni dei post che indicheremo. Il gioco è di mia ideazione (sono autore di giochi da tavola e ho pubblicato la serie “Misantropia” e il prossimo Saloon Showdown), e consiste nell’impiegare i personaggi delle storie di Out of the box per risolvere delle “crisi” narrative. È un cosiddetto “stampa e gioca” composto da carte e da un libretto dei finali. In ogni partita i giocatori “scrivono” una storia originale facendo recitare i personaggi di Out of the box! La ciliegina sulla torta sono gli “Stretch goal”, tra cui le collaborazioni che citi. Abbiamo la disponibilità di Daw, Ekra, Massimiliano Favazza, e fuori dall’Italia K5Fuwa, Safely Endangered e sì, anche il mitico Kent Williams. ^_______^ Farà una variant cover, ma prima dobbiamo arrivare al goal finale, che sarà svelato durante la campagna.

Ho dato un’occhiata ad alcune illustrazioni e vignette in anteprima e non posso dire altro che wow, siete bravissimi! Va beh che io so a malapena disegnare l’omino stilizzato con la casa vicino, ma dettagli. Comunque, parlando di cose serie, quali sono state le vostre ispirazioni per le storie e le illustrazioni di Out of the Box? Quali sono gli artisti verso i quali sentite di essere “debitori”, e che sono stati importanti per la vostra formazione passata e per l’ispirazione per questo nuovo progetto?

Francesco (Il vecchio e il Tesoro dei Tesori): Il mood dell’ambientazione e del ritmo è indiscutibilmente ispirato dalla Lega degli straordinari Gentlemen di Alan Moore, ma quanto a contenuto ci distacchiamo nettamente: sono andato a pescare dai testi e dalle biografie dei Maestri della spiritualità e dall’autobiografia di Nikola Tesla (ops, spoiler).

Eleonora: La mia ispirazione per i disegni prende spunto da tutto quello che caratterizzò l’estetica dei primi anni del ‘900, in particolare dall’Art Nouveau e da artisti come Alfons Mucha, ma anche da autori più vicini al nostro tempo come Gianni De Luca e Sergio Toppi.

Matteo: In Ghost Dance ho mescolato molte suggestioni a me care, ma se devo trovare un punto d’origine è la saga de La Torre Nera di King.

Elisa: In generale devo moltissimo a Glen Keane, storico animatore della Disney, insieme ad Alessandro Barbucci, che con W.I.T.C.H. e SkyDoll ha decisamente folgorato il mio immaginario.

Brian (Il rotolo di rame): Per questo progetto in particolare ho avuto punti di riferimento fuori dal diretto contesto fumettistico. Come le meglio avventure di papà Spielberg, con qualche ammiccamento all’amato Indy, così come l’epopea videoludica di Nathan Drake creata dalla penna di Amy Henning. Inoltre mi sono state vicine anche alcune atmosfere fortemente ovattate e filosofiche viste in opere come l’Ergo Proxy di Murase o i colori e la varietà di film iper sottovalutati come Titan A.E., ultimo lungometraggio di Don Bluth e Gary Goldman.

Zeno: Il mio punto di riferimento per anni è stato Massimiliano Frezzato; sicuramente gli son debitore, ma ora il mio faro è la bacheca di Pinterest che aggiorno costantemente! Le tematiche fantascientifiche (Star Trek/Wars, Alien, Dune…) sono il mio pane quotidiano, e con la storia di Brian mi son subito trovato.

Giacomo (Il lupo azzurro e la cerva fulva): Sia io che Marta siamo estremamente appassionati di storia e cultura mongola, e ho sempre desiderato raccontare una storia legata alla loro cultura senza dover necessariamente usare Gengis Khan come protagonista assoluto. Nella nostra opera cercheremo di emulare gli stilemi del Road movie andando al contempo ad esplorare gli usi e i costumi di uno dei popoli che ha plasmato la storia dell’umanità.

Marta: Per quanto riguarda il fascino verso l’Oriente e il genere di storie, direi Sergio Toppi. Per la linea, Kota Hirano (Hellsing) e la morbidezza di Alessandro Barbucci (Witch, Monster Allergy, Skydoll).

Francesco (Progetto Colibrì): Questa storia ha due anime. Quella simbolico-spirituale deriva dalla cultura precolombiana e in particolare dal mito di Huitzilopochtli. Quella puramente narrativa, insospettabilmente, da un manga che mi ha marchiato a vita: Arms, di Kyoichi Nanatsuki.

Giulia: Come confermano Elisa e Marta, la Disney e Barbucci sono sicuramente due fonti che hanno influito su tutta la nostra generazione. 😀 Anastasia Kim e Bertrand Gatignol sono due ispirazioni più recenti ma altrettanto fondamentali per Progetto Colibrì.

Domanda forse scontata, ma i classici ci piacciono parecchio! Che formazione avete seguito come illustratori? Avete sempre pensato di fare questo lavoro? Quali consigli dareste a una persona che volesse muovere i primi passi in questo settore?

Eleonora: Da quando ero piccola sapevo solo una cosa: volevo disegnare. Ma cosa? Questo era meno importante; l’importante era avere pennini e colori alla mano. Come illustratrice la mia formazione è partita osservando e amando gli autori classici dal 1500 in poi, in particolare il periodo impressionista e la secessione Viennese. Poi iniziai ad apprezzare anche il fumetto, con i grandi Maestri del disegno Italiano come Toppi, Battaglia e De Luca. Da lì in poi è stata una continua scoperta tra autori nazionali e internazionali che in qualche modo hanno segnato la mia evoluzione, come Carlos Gomez, Jorge Zaffino, Alex Ross, Frank Miller e tanti altri. Menzione d’onore per Charles Dana Gibson, illustratore a cavallo tra il 1800 e il 1900 che ha consacrato nel mio immaginario la bellezza e l’eleganza del disegno a pennino.
Per chi volesse entrare in questo ambito penso siano necessari passione, costanza, coraggio, voglia di mettersi in gioco e anche un pizzico di follia.

Elisa: Ho cominciato principalmente da autodidatta fino alla fine delle superiori; all’Accademia di Belle Arti di Venezia ho studiato grafica, e infine ho frequentato la Scuola Internazionale di Comics di Padova. Da lì ho partecipato a diversi workshop che vanno dal creature design allo studio del colore, e spero di farne molti altri in futuro!

Zeno: Con un padre pittore per me è sempre stato naturale immaginarmi in un campo artistico. Disegno da quando ho memoria, ma iniziai a far fumetti verso la fine del liceo artistico, quando mio padre mi regalò uno dei volumi de I custodi del Maser di Massimiliano Frezzato. Così feci anche la scuola di comics, ma a posteriori non so se la consiglierei… nell’arte ci sono ben poche cose che van bene per tutti, e ognuno dovrebbe seguire un percorso strettamente personale. L’unico consiglio che darei è provare tutte le cose che interessano, senza paura di perdere tempo: disegno, animazione, scultura, 3D… ogni cosa amplia la propria visione e rende più elastici indipendentemente se sia o no il proprio campo.

Marta: Ho frequentato l’Istituto Statale d’Arte ISART di Bologna, per poi dedicarmi ad un corso di tre anni di Fumetto alla Scuola Internazionale di Comics. Ho capito di voler fare fumetti da bambina, alle elementari. Mentre la maestra spiegava disegnavo i suoi discorsi attraverso vignette. Non c’è un regola fissa per iniziare a lavorare in questo settore. L’unico consiglio che mi sento di dare è: disegnate tanto e soprattutto quello che vi piace, il resto verrà in automatico.

Giulia: Ho sempre voluto fare fumetti, ma la vita mi ha portato invece verso l’animazione (che comunque amo molto!) Dopo l’artistico mi sono diplomata all’accademia di belle arti e poi alla scuola d’animazione Nemo di Firenze. Il liceo artistico non mi ha aiutata come avrei
voluto, consiglio quindi di informarsi bene sul programma e sui laboratori della scuola superiore che si vuole scegliere, per poi continuare la formazione e possibilmente crearsi un minimo di giro di conoscenze.