Sab 27 Luglio, 2024

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Manifest Destiny: Mnemophobia & Chronofobia – Recensione

Una nebbia insolita è il nuovo, pericoloso nemico che metterà a rischio la sanità mentale dei protagonisti di Manifest Destiny!

Dopo una lunga attesa, saldaPress ha riportato in libreria e fumetteria l’edizione in volumi di Manifest Destiny, il comics di Skybound dove esplorazione e orrore si fondono per portare il lettore agli albori della nascita degli Stati Uniti ed alla loro spinta espansionistica verso il Pacifico. Dingess continua a raccontarci le imprese del corpo di esplorazione guidato da Lewis e Clark, che ora devono affrontare un altro nemico, più implacabile rispetto alle creature che abbiamo incontrato finora: l’inverno.

Come abbiamo visto nel precedente capitolo, Sasquatch, le truppe guidate dai due militari sono state decimate nel loro viaggio, uno stillicidio che ha fiaccato in modo evidente il morale della truppa. La sfiducia che aleggia tra gli uomini sembra serpeggiare tra gli uomini, che iniziano a vedere nei propri comandati la causa della loro sventura. Il doversi arroccare ora in un forte improvvisato per sopravvivere all’inverno sembra acuire questa situazione, anche se la sedentarietà sembra offrire un minimo di solidità alla compagine di esploratori. Questo spirito ottimistico si respira nelle prime pagine, raccontante tramite le didascalie che riportano gli scritti di Lewis nel proprio diario, un ottimo modo per riassumere la situazione e lanciare Mnemophobia & Chronofobia.

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Per me, Manifest Destiny è una delle migliori proposte di Skybound/saldaPress, e Dingess continua a confermare questa mia sensazione. Lo stile narrativo è sempre solido, con un rodato sistema in cui in tre atti l’albo si snoda, con un crescendo che mantiene sempre alta la tensione del lettore. Questo quinto albo di Manifest Destiny diventa centrale all’interno della serie per la forte pressione psicologica esercitata sui personaggi. In questo volume il nemico non è fisico, non ha corpo ma solo sostanza, una forza incredibile che scaturisce dalle menti stesse degli uomini della spedizione. Dopo aver visto minotauri, anfibi e volatili da incubo, il pericolo ora arriva in modo più sottile e invisibile, o meglio, non percepibile.

La misteriosa nebbia che assalta la spedizione diventa il nemico più temibile finora affronta. Dingess la usa in modo strepitoso, trasformando questo impalpabile avversario nell’incarnazione dei sensi di colpa e delle paure dei soldati. L’idea è incredibile, ma ancora più la realizzazione, soprattutto se rapportata al modo in cui viene vissuta da ogni personaggio, con particolare attenzione a come questo stravolgimento mentale colpisce Sacajewa, Clark e la BonifaceLewis rimane indenne a questa influenza, diventando il nostro osservatore, guidandoci nell’inferno che si scatena all’interno dell’accampamento. Le vecchie ruggini tra gli uomini non fanno che aggravarsi, alimentando una follia indotta dalla nebbia, trasformando in nemici coloro con cui si è servito in questi lunghi, duri mesi.

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Dingess tocca il massimo nel mostrare l’incredibile resistenza ed equilibrio mentale della Boniface, che nonostante la follia che le si manifesta innanzi, attingendo al suo passato (di cui si spera di scoprire maggior dettagli), riesce a mantenere un controllo impeccabile, sempre in bilico, ma che non viene nemmeno neanche mentre aiuta Lewis a salvare i propri compagni. Senza citare il rapporto tra Lewis e la Boniface che si appresta a diventare il romance di questa serie, e che, visti certi aspetti di segretezza, potrebbe presto divenire un problema per il comando della spedizione.

Come con lo scorso albo di Manifest Destiny, anche in Mnemophobia & Chronophobia viene approfondito il passato di Sacajewa, con nuovi dettagli che rendono ancora più intrigante il vero motivo per cui la nativa americana si è unita alla spedizione. Il suo rapporto con la Boniface sta prendendo sempre più consistenza, e l’affetto della donna verso l’indiana ha tutto il potenziale per trasformarsi in un futuro problema per gli scopi meno nobili della spedizione.

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Manifest Destiny è scritto in modo tale che tutto trova la giusta collocazione, senza che il lettore se ne accorga. La narrazione parte lentamente, gettando il dubbio nel lettore, accrescendo l’ansia ed il sospetto, puntando inizialmente l’attenzione su dei fattori (la difficoltà relazionale di alcuni uomini) che vuol trarre in inganno chi legge. Tocca sempre a Lewis interpretare i fatti, cercare la spiegazione meno logica ma reale nel contesto di Manifest Destiny e salvare la truppa. Per quanto sia uno schema che possa risultare ormai rodato, la realizzazione risulta sempre convincente per la straordinaria capacità di Dingess di arricchire di side stories la trama principale, gettando indizi che danno ancora più solidità alla macrotrama dell’opera, aprendo nuove linee narrative.

Matthew Roberts trasforma la visione di Dingess in disegno, cogliendo in pieno i punti da esaltare e seguendo in modo perfetto l’andamento emotivo della trama. A dare ancore più solidità a Mnemophobia & Chronophobia è Owen Gieni, che con i suoi colori deve dare sostanza alla mefitica nebbia, rendendola impalpabile ed al contempo spaventosa. Compito difficile, ma che viene svolto benissimo!

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Ancora una volta, la Skybound (e di riflesso saldaPress) hanno portato ai lettori una storia emozionante, spietata, che riesce a offrire lo spazio per l’ironia, e mostrare il meglio dell’eroismo affiancato alla bassezza dei peggiori elementi umani. Un equilibrio precario, difficile da mantenere, ma che anche in questo quinto albo di Manifest Destiny mostra una consistenza concreta e ben concepita.

L’unico inconveniente è attendere a lungo per il prossimo volume, in cui vedremo le conseguenze dell’evento clou di Mnemophobia & Chronophobia, vedendo come come i già delicati equilibri verranno messi a dura prova!

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