Mer 30 Aprile, 2025

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La recensione di Tetris, ovvero, come ti distribuisco il videogioco

Se pensando ad un film di Tetris potreste pensare and un film legato a dei blocchi che cercano si incastrarsi negli spazi rimasti, un po’ come nella vita un piccolo imprenditore cerca di incastrarsi negli spazi lasciati dalle grandi compagnie, il film diretto da John. S. Baird con Taron Egerton come protagonista è… proprio quello che avete pensato.

Mattoncino dopo mattoncino

Distribuito su Apple TV+, Tetris, più che la storia del videogioco o del suo creatore, è la storia di chi lo ha scoperto e portato nel mondo.

Henk Rogers, imprenditore del settore di videogames, fondatore della Bullet-Proof Software, viene a conoscenza del celebre gioco dei mattoncini nel 1988 a Las Vegas, durante il Consumer Electronic Show. Da quel momento in poi la vita di Henk consisterà nell’entrare a forza nelle sedi dei vari produttori di videogame, senza appuntamento e abbattendo tutti gli ostacoli che gli si parano davanti per ottenere i diritti di distribuzione di Tetris per le varie piattaforme di gioco, arrivando a volare in Unione Sovietica ma mantenendo la propria sfacciataggine americana.

L’Unione Sovietica non sono però gli USA e l’ostacolo da superare non è qualche segretaria d’ufficio, ma il più temibile KGB. La fortuna per il nostro protagonista è che il comunismo russo nel 1988 era sull’orlo del collasso, ed è lì, nelle piaghe di questo sgretolamento, che Henk cerca di incastrarsi, proprio come un blocco di Tetris. Blocco dopo blocco, l’imprenditore americano riuscirà a costruire il suo obbiettivo.

Taron Egerton Tetris

Tetris made in America

Per ammissione del vero Henk Rogers, la sceneggiatura scritta da Noah Pink, è molto romanzata e, vedendo il film, è facile capire il perché. Sul fronte sovietico alcuni personaggi rischiano ripetutamente la vita senza averne un valido motivo, se non quello di aiutare il protagonista. Aleksej Pazitnov, l’inventore di Tetris, interpretato dall’attore russo Nikita Yefremov, è a tutti gli effetti il co protagonista della pellicola. Diventato amico di Henk, più volte metterà a repentaglio la sua vita e quella della sua famiglia per il solo scopo di aiutare l’amico.

È una storia un po’ “americanizzata” e sembra quasi un film di propaganda, dove il classico self made man caparbio riesce a raggiungere un obbiettivo che sembra impossibile per chiunque, contrastando il decadente comunismo dell’Unione Sovietica applicandone il capitalismo occidentale. In alcuni momenti Tetris rischia di essere un po’ ingenuo, imitando il finale di Rocky 4, dove Stallone, da solo, risolveva la guerra fredda, ma resta comunque un film divertente, per quanto inverosimile, e che rende appassionante la storia di un gioco che ha cambiato gli anni ’80, e degli uomini che l’hanno fatto conoscere al mondo.

La storia che viene raccontata nel film è molto vicina ad una spy story, con doppiogiochisti, falsi contratti ed interrogatori.

L’Unione Sovietica degli anni ’80

John S. Barid, dopo il biopic Stanlio e Olio, racconta un’altra storia vera romanzandola parecchio, ma riuscendo a contestualizzare la vicenda nel clima politico che all’epoca permeava il paese di Gorbachiov (che appare anche nel film). Sul finale assistiamo alla caduta del muro vista in televisione da Aleksej Pazitnov, parlando in russo la moglie chiede: “È una notizia buona o cattiva?”, “Probabilmente entrambe le cose” risponde il marito, facendo intuire che la differenza fra quella Russia e quella di oggi, non è poi così marcata.

Baird è anche abile nel mescolare la grafica a 8 bit, tipica del gioco, insieme alle immagini reali, specialmente durante un particolare inseguimento fra le vie di Mosca, dove le auto vengo sostituite in più momenti dalla loro controparte virtuale.

Come tutti i film ambientati negli anni ’80, la colonna sonora viene pescata tutta direttamente dal hit parade dell’epoca, con The Final Countdown degli Europe e una versione del tema di Tetris a farla da padrone.

Il cast di Tetris

Taron Egerton ha portato in scena un Henk Rogers come un bulldozer, che non si ferma davanti a niente e nessuno per ottenere l’agognato Tetris, sfidando magnati dell’industria e l’intera Unione Sovietica, incurante di quello che le sue azioni possono causare a chi gli sta intorno. Un elogio all’individualismo, forse anche troppo sbattuto in faccia.

La sua controparte russa, Aleksej è invece più composto e timorato, è Nikita Yefremov ed è perfetto nella parte dell’uomo vessato dal proprio governo.

Il cattivo russo che mettere il bastone fra le ruote di Henk, è Valentin Tifonov, politico del partito comunista che apprezza le capitalistiche mazzette che arrivano oltreoceano, interpretato da Igor Grabuzov. Toby Jones, interpreta un altro contendente peri diritti del gioco, Robert Stein, assoldato dal magnate Robert Maxwell (Roger Allam) e dal figlio Kevin (Anthony Boyle). Ayane Nagabuchi interpreta la moglie nipponica di Rogers, mentre Sofya Lebedeva è l’interprete di Henk in terra sovietica.

Tetris Film

La verità dietro Tetris

Come già detto, per ammissione dello stesso Rogers, il film è molto romanzato. Henk Rogers, nato ad Amsterdam, di origini indonesiane, cresciuto a New York e trasferitosi in Giappone negli anni ’70 è sicuramente una figura particolare che ha fatto la storia del settore videoludico, ma dubitiamo che sia arrivato a sfidare le autorità sovietiche dell’epoca, o quanto meno che l’opposizione del governo, allora presieduto da Michail Gorbacev, non sia stata così caparbia. In un Paese dove tutto è di proprietà dello stato, è difficile pensare che un cittadino americano, in possesso del visto da turista, sia riuscito praticamente da solo a mettere in scacco il KGB.

Quello che invece è un dato di fatto è che i diritti, in qualche modo, Rogers li ha ottenuti e, insieme a Aleksej Pazitnov, vero creatore del gioco, ha fondato la Tetris Company, che tutt’ora possiede i diritti dell’amato titolo. Ad oggi, Tetris è il terzo videogioco più venduto al mondo, con 105 milioni di copie.

Sentimentalismo americano

Tetris è un film da un buon ritmo e ben interpretato, anche grazie al cast russo. Al di là delle licenze poetiche la storia è intricata e con svolte, forse prevedibili, ma comunque ben messe in scena. La contrapposizione fra la meraviglia USA e la freddezza sovietica è riassunta nel momento in cui, Henk in fuga dal KGB, prima di imbarcarsi sull’aereo tenta di abbracciare l’amico Aleksej, che scostandosi dice: “Non è il momento per il sentimentalismo americano.” Un buon film quindi, che racconta la Storia (quella con la S maiuscola) attraverso una storia minore e paragonando la vita, fatta di incastri, con il videogioco.