Ven 25 Aprile, 2025

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La Cina lancia il primo data center IA sottomarino

Tra server sempre più bollenti, consumi energetici stratosferici da parte delle IA che diventano sempre più voraci di risorse, la Cina ha appena fatto una mossa da manuale di fantascienza: ha lanciato il primo data center commerciale sottomarino al mondo, completamente alimentato da Intelligenza Artificiale.

Un intero centro elaborazione dati immerso nell’oceano, al largo della provincia di Hainan, che sfrutta le correnti marine per raffreddare i server e ridurre drasticamente il consumo energetico. È un colpo da maestro sul fronte della sostenibilità, ma anche un gigantesco passo avanti verso un’infrastruttura digitale pensata per il futuro (e per il pianeta).

Quando l’oceano diventa il climatizzatore perfetto

Chiunque lavori nell’IT o semplicemente abbia visitato una server farm sa che raffreddare le macchine è un vero incubo. Ventole, condizionatori industriali, sistemi di raffreddamento a liquido… tutto per impedire che i chip si sciolgano come cera. La Cina, invece, ha preso una scorciatoia geniale: “affondare” tutto sott’acqua.

Là sotto, le temperature sono naturalmente basse, stabili e restare al fresco lo si fa passivamente. Niente più impianti rumorosi o bollette stratosferiche. E il risultato è sorprendente: oltre 400 server ad alte prestazioni, in grado di gestire più di 7.000 query AI al secondo, tra cui addestramento di modelli, simulazioni industriali e sviluppo di videogiochi.

data center sottomarino cina intelligenza artificiale

Addio spreco di acqua dolce… e poi?

Parlando di sostenibilità, c’è un problema che pochi conoscono: l’Intelligenza Artificiale è assetata di acqua. Letteralmente. Ogni domanda a ChatGPT o immagine generata (vedi il fenomeno virale delle immagini in stile Studio Ghibli) consuma acqua per raffreddare i chip. Uno studio americano ha stimato che l’addestramento di GPT-3 ha richiesto oltre 700.000 litri d’acqua. Una cifra che fa sudare freddo (o caldo, nel caso dei server).

L’uso dell’acqua marina invece di quella dolce è un cambio di paradigma. Le riserve idriche del pianeta sono davvero allo stremo, e se vogliamo continuare a generare meme senza svuotare i fiumi, servono soluzioni creative. Come questa.

Deep sea per DeepSeek? Dal cloud agli abissi

Questa nuova infrastruttura, sviluppata in collaborazione con DeepSeek, potrebbe diventare il modello per l’IA sostenibile del futuro. Non solo per l’efficienza energetica, ma per il modo in cui ripensa il rapporto tra progresso tecnologico e risorse naturali.

Perché se è vero che ogni query AI consuma elettricità e acqua, allora è ora di smettere di far finta che non ci siano conseguenze. Il futuro non sarà fatto solo di chip più potenti, ma anche di scelte più intelligenti su dove e come farli lavorare.

In fondo al mar…meno terra e poi?

Costruire data center sulla terraferma significa occupare spazio prezioso e spesso danneggiare ecosistemi naturali. In India, ad esempio, un recente progetto ha scatenato proteste per il disboscamento di aree forestali. Portare i server sotto il mare evita tutto questo: nessuna deforestazione, nessuna battaglia urbanistica, solo una capsula d’acciaio e tanta acqua.

In più, i fondali oceanici offrono un ambiente più stabile: meno vibrazioni, meno polvere, meno sbalzi termici, e quindi meno manutenzione. È come se, per una volta, natura e tecnologia avessero trovato un equilibrio.

Ma è davvero così? Tutto sembra essere così perfetto, cosi green e così geniale, anche se, al momento, è davvero difficile capire l’impatto ambientale che potrebbe palesarsi quando i data center sottomarini dovessero raggiungere le dimensioni delle attuali server farm terrestri.

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