Lo scrittore statunitense George R.R. Martin, conosciuto principalmente per aver dato vita all’universo del pluripremiato Il Trono di Spade, all’età di settantacinque anni ha impugnato le armi e fatto causa a OpenAI.
In questa “nobile” crociata in difesa dei diritti degli scrittori, Martin non è solo a portare avanti questa battaglia, dato che a lui si sono uniti molti altri autori in cerca di giustizia. Insieme all’autore de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco ci sono infatti almeno una dozzina di colleghi dell’Authors Guild schierati contro OpenAI. Tra questi impavidi combattenti figurano nomi come John Grisham, Jodi Picoult e David Baldacci.
Il motivo di questa presa di posizione così dura nei confronti della compagnia dietro alla più celebra applicazione dell’Intelligenza Artificiale è dovuto all’utilizzo incontrollato di ChatGPT. Secondo molti autori, i guadagni derivanti dalla propria professione sono colati a picco dopo l’uscita dell’IA di OpenAI. L’impiego di questa intelligenza artificiale rappresenta senza dubbio una delle innovazioni più importanti degli ultimi anni ma non è stato privo di conseguenze, considerando che sembrano esserci le prove di un uso improprio di alcuni testi protetti da copyright per addestrare l’IA di chatGPT.
L’Authors Guild si è sempre battuta per i diritti degli autori e anche stavolta non si tirerà indietro. L’organizzazione è disposta a schierarsi al fianco di George Martin e gli altri scrittori con un gruppo di avvocati esperti e molto agguerriti.
I libri generati dall’IA, inoltre, stanno sempre più prendendo piede e sono in molti a voler diventare degli scrittori di fama internazionale utilizzando le potenzialità di chatGPT. Il problema più serio, però, è che con l’immissione nel mercato di centinaia di libri generati proceduralmente si continua a sovrappopolare con materiale di dubbia qualità un’editoria già satura e in difficoltà per il calo generalizzato del numero di lettori di libri.
Riuscirà la crociata legale guidata da George Martin ad avere la meglio su OpenAI?