Sab 27 Luglio, 2024

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Dragonero Speciale: La principessa delle sabbie – Recensione

Dragonero si sposta nel deserto, portando Ian ad affrontare una pericolosa missione per ritrovare una principessa rapita

 

Quando si tratta di affrontare un albo di Dragonero si ha sempre quella sensazione che le pagine siano custodi di una storia appassionante; nella serie regolare questa emozione ci viene trasmessa dalle copertine di Giuseppe Matteoni, ma per le uscite extra ci si affida ad altri artisti.

Per questo quarto speciale, La principessa delle sabbie, il compito di rapirci alla prima occhiata è toccato a Jacopo Camagni, che si è impegnato nel regalarci la prima emozione di questo albo. Jacopo ha scelto di non lasciarci alcun dubbio su cosa ci attende in questa storia, ritraendo un Ian provato ma ancora indomito, alle prese con un temibile mostro, di cui condividiamo il punto di vista. La posa di Ian, le sue ferite e lo sfondo semi nascosto dalla sabbia sono i dettagli che rappresentano al meglio l’anima de La regina delle sabbie.

dragonero la regina delle sabbie jacopo camagni
La copertina di Jacopo Camagni per Dragonero: La principessaa delle sabbie

Luca Enoch abbandona le atmosfere delle foreste o delle città dell’Erondar, portandoci nel Vachondar, l’immenso deserto. Qui il nostro Ian si unirà ad un vecchio compagno dell’Accademia in una missione pericolosa e di vitale importanza per l’Impero, dal cui esito può dipendere il complicato gioco di alleanze che la corta erondariana sta cercando di vincere in previsione dell’inizio della Saga delle Regine Nere. Al centro della vicenda c’è la principessa Kaneesha, il cui rapimento metterà in moto la storia che anima questo albo.

Come sempre, Enoch riesce a creare una trama che non lascia respiro. Gran parte degli albi di Dragonero offre una lettura appassionante, con un ritmo dinamico e serrato, ma una delle caratteristiche meglio curate all’interno degli albi della serie è l’atmosfere complessiva della collana. Trattandosi di un fumetto fantasy, l’ambientazione è essenziale, deve essere perfetta e approfondita, in grado di mostrare al lettore ogni volta un nuovo dettaglio dell’Erondar, inserendolo alla perfezione all’interno del mito di Dragonero.

La principessa delle sabbie è l’ennesimo esempio di questo impegno. Creare sempre nuove scenografie per soddisfare la nostra voglia di novità non è un’impresa facile, eppure anche questa volta veniamo accontentati. Se il deserto del Vachondar è una nostra vecchia conoscenza, con La regina delle sabbie possiamo attraccare all’immenso porto volante gestito da Falst, amico di Ian, e covo di contrabbandieri, un porto franco nel cielo. La struttura stessa dell’attracco volante è interessante, il preciso funzionamento di ogni aspetto e la costruzione di un’impresa fiorente che sappia garantire una sorte di proprio ordine, una società che Falst è pronto a difendere ad ogni modo!

Sono però i personaggi che accompagnano Ian in questa avventura ad essere il fiore all’occhiello dell’albo, specialmente Kaneesha e Gaelig. Già in passato è stato mostrato come la società erondariana viva in modo più sereno aspetti come l’omosessualità, e soprattutto come gli autori degli albi, sia scrittori che disegnatori, sappiano affrontare l’argomento con naturalezza e rispetto, senza mai scivolare nel torbido o scandalizzando con scene particolari. La relazione tra le due donne è pulita, sincera, si tratta di un rapporto che unisce il dovere di Gaelig alla sincera passione che la guerriera prova per Kaneesha, ricambiata. L’anima di Gaelig viene ritratta magnificamente da Enoch, che sa mostrare la preoccupazione dell’amante unita al senso del dovere della guardia del corpo, due aspetti di Gaelig che riescono ad emergere in modo perfetto, bilanciati e curati.

dragonero la regina delle sabbie Alessandro Bignamini
La dinamicità del tratto di Alessandro Bignamini si sposa alla perfezione con Dragonero

Ma non pensate che Kaneesha sia la donzella in pericolo! La principessa incarna un’altra tendenza di Dragonero, quella di mostrare donne forti, dal carattere indomito e che si distaccano da una concezione di ‘damigella in pericolo‘, dando loro un valore umano e caratteriale intrigante. Kaneesha mostra di non essere una semplice principessa, ma di avere uno spirito adamantino, pronta a lottare all’occorrenza, senza dover aspettare salvataggi o aiuti esterni.

Il ritmo di questa storia è incalzante, rallentato nei punti giusti per dare spazio alla crescita caratteriale dei personaggi o spinto al massimo con picchi di adrenalina che rapiscono il lettore, complice anche un comparto grafico che è ormai un fiore all’occhiello della serie di Dragonero.

I disegni sono opera di Alessandro Bignamini, che dopo averci stupito con l’ottimo lavoro sul Romanzo a Fumetti I pionieri dell’Ignoto decide di deliziarci. Alessandro è uno di quei disegnatori che ha il controllo totale della scena, riesce a costruire una tavola in modo che il lettore possa sentirsi parti integrante dell’ambiente; le scene nella taverna dell’approdo volante sono emblematiche di questo sua capacità, con Ian che assiste all’arrivo del terzetto in fuga ben delineato e al centro dell’attenzione, ma sullo sfondo si vede il continuo movimento degli avventori di fondo, una sorta di rumore di fondo che ci aiuta a sentirci parte integrante dell’avventura.

Sono anche altri i dettagli che rendono Alessandro uno dei talenti più importanti del nostro panorama fumettistico. I suoi personaggi sono incredibilmente realistici, arricchiti nei primi piani da minuzie come rughe d’espressione o imperfezioni, curati nella struttura fisica (Gaelig in alcune tavole ha una muscolatura in tensione che è strepitosa). Il suo occhio guida la mano in modo da creare un taglio cinematografico, libero e dinamico, che sarebbe più che adatto in una scena da action movie; leggendo questo albo di Dragonero in diversi punti questa sua bravura rapisce il lettore, al punto che mi sembrava di sentire il sibilare del vento durante l’inseguimento o il ruggito della sabbia del deserto.

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I colori di Piky Hamilton sono sempre perfetti su Dragonero

A dare ancora più lustro al lavoro di Bignamini ci sono i colori di Piky Hamilton. All’interno de La principessa delle sabbie la gamma di colori è impressionante, specialmente nella prima parte, dove il porto volante sfoggia un arcobaleno di tinte, ma Piky ci regala una visione stupenda, con colori sgargianti, a cui unisce sfumature e tinte particolari quando subentra l’elemento magico. Particolarmente riuscito l’effetto di colorazione del villaggio del deserto alle ultime ore del giorno, con il tramonto che riesce a insinuarsi nella colorazione come ci si aspetterebbe nella realtà!

Dopo aver citato anche Marina Sanfelice, impeccabile come sempre al lettering, una piccola valutazione personale. Dragonero in questo albo sembra fare due omaggi a due grandi opere che hanno fatto del deserto una loro caratteristica; le piovre della sabbia ricordano molto i vermi di Arrakis conosciuti con Dune, mentre il rapporto di ‘sposa di scudo e spada’ tra Gaelig e Kaneesha mi ha ricordato la complicata dinamica sociale degli Aiel del ciclo de La ruota del tempo di Robert Jordan.

Personalmente sono un appassionato di citazioni, perché oltra a creare un senso di familiarità tra storia e lettore, sono una garanzia che gli autori siano persone che uniscono alla professionalità una passione comune con il lettore, mostrando un background comune ma soprattutto una preparazione impeccabile. E Dragonero su questo aspetto non ha assolutamente nulla da invidiare a nessuno!

Tra pochi giorni torneremo nell’Erondar con l’uscita de La vendetta, il numero cinquanta della serie regolare, albo celebrativo interamente a colori!

Ricordate: Diverso è il passo, uguale è il cuore!

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