Dragonero: Prigioniero! – Recensione

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Dragonero ha da sempre mostrato una particolarità, rispetto ad altre pubblicazioni, anche all’interno della stessa Bonelli. Come abbiamo rimarcato in più occasioni, l’Erondar creato da Stefano Vietti e Luca Enoch è un’ambientazione che riesce ad essere la protagonista del fumetto, lasciando quasi volontariamente spazio ad Ian.  Questo può sembrare un dettaglio da poco, visto che il lettore tende spesso ad identificare con il protagonista il senso del fumetto che legge. Con Dragonero si è andato oltre, i due autori hanno voluto, sin dall’inizio, creare un forte legame tra personaggio ed ambientazione, curando ogni minimo dettaglio dell’uno e dell’altro.

Dopo i primi dieci numeri di Dragonero abbiamo iniziato a vedere alcuni aspetti della vita sociale e politica dell’Impero Erondariano, addentrandoci in quelle che, all’epoca, erano delle domande rimaste sospese, ma che Vietti ed Enoch avevano sapientemente iniziato a seminare per condurci alla Saga delle Regine. Scherzosamente, il team dietro Dragonero ha detto a noi lettori che con questa saga avremmo visto la fine dell’Erondar come lo conosciamo. Dopo avere letto i primi capitoli della Saga delle Regine inizio a dubitare che scherzassero.

Il nuovo numero di Dragonero, Prigioniero!, rimarca la solidità dell’ambientazione del fantasy targato Sergio Bonelli Editore

Prigioniero!, il numero di febbraio, è forse l’emblema di quanto finora detto. Si tratta di un albo che non parla di Ian Aranill, ma dell’Impero Erondariano. Luca Enoch è diventato, per l’occasione, un cronista di guerra, vuole trasmettere a noi lettori la dura realtà della guerra contro le Regine Nere, uno sconto che non si è limitata alla sola Vàhlendàrt, come abbiamo visto in Le Regine Nere, ma che dilaga come un incendio inarrestabile per tutto l’Erondar.

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Per trasmettere questo senso di inquietante disfatta che aleggia in tutto l’albo, Enoch ha impostato una narrazione che tiene conto in modo netto delle pagine. In nessun caso lo scenario di battaglia in cui ci troviamo viene spezzato nella lettura, la fine dell’evento raccontato non ci attende mai voltando la pagina ma riempie sempre entrambe le pagine a vista, dando l’impressione di avere tra le mani una serie di capitoli precisi e netti. Voltare pagina corrisponde al nostro sguardo che si muove sulla cartina dell’Erondar, da uno scontro sul Vallo passiamo all’assalto di Roccabruna, in un turbinio di emozioni che instilla nel lettore l’ansia degli scontri.

Ed in tutto questo, non si vede mai Ian. Un’assenza che nemmeno si nota, tale è la frenesia e la spettacolarità degli eventi narrati. Ritroviamo volti noti, ci muoviamo in luoghi familiari che abbiamo visitato in passato in occasione di alcuni eventi che sembravano solo minacce lontane. Nelle parole del maestro Thauras durante l’assedio di Roccabruna è rivelata la chiave di lettura della Saga delle Regine Nere

“Era tutto pianificato per questo giorno…”

Ecco, il senso di Prigioniero!: svelare il giorno in cui l’Erondar capisce di esser di fronte alla sua fine. La pianificazione delle Regine Nere (o dovrei dire dei due Re Neri?) è perfetta, lucida come solo un odio puro può architettare. Le letture degli ultimi due anni di Dragonero sono riviste sotto una nuova luce, la riprova che la macrotrama della serie non ha mai perso di vista il vero obiettivo.

Luca Enoch si muove alla perfezione nelle diverse scene di guerra, vuole mantenere quel tono di sconfitta che abbiamo già respirato nello scorso albo, andando a focalizzare la nostra attenzione su tre personaggi in particolare: Nahim, Sera e Myrva.

I primi due sono alla guida dei superstiti dell’assalto alla capitale, diretti verso Frondascura, patria degli Elfi, in cerca di aiuto. La guerra ha imposto un radicale cambiamento a Nahim, da principe viziato e spocchioso come lo avevamo conosciuto in precedenza, a sovrano che deve tenere insieme una popolazione che vede bruciare la propria vita. Le parole del giovane imperatore sono sempre permeate da un evidente sconforto, ma non manca mai di ragionare in funzione dei suoi sudditi, che sono il suo primo pensiero. Se Nahim deve affrontare questo fardello, non meno impegnativa è la vita di Sera. La piccola elfa scorta il sovrano umano presso i regnanti di Frondascura, ma il patto che verrà stretto fra le corone avrà una brusca ripercussione anche su di lei.

In questo numero di Dragonero, Myrva è impegnata a cercare l’aiuto dei nani, il cui sostegno è essenziale in questa ora di difficoltà. Enoch ci accompagna in una della roccaforti naniche (con una bella battuta che ironizza su un certo ‘mellon‘), dove incontriamo un vecchio amico.

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Non manca il ritorno in scena della corte di Lehorian, che in passato aveva mostrato un certo astio nei confronti del trono imperiale. Le macchinazioni della casa di Lehorian assumono un nuovo perso, quella che era parsa una sconfitta si è rivelata una paziente attesa del momento, e dell’alleato, giusto per colpire il nemico al cuore, con un colpo netto. Gli avvenimenti legati a questa casata sono uno dei punti cardine dell’andamento della guerra, con uno dei più interessanti colpi di scena letti finora nella saga, che ribadisce quanto Ausofer sia un personaggio machiavellico, perfetto nel suo ruolo di capo della Cura.

E Ian? Il nostro scout non figura solo sulla copertina dell’albo, ma è al centro del finale. L’intento della Saga delle Regine è quello di tenerci con il fiato sospeso, lasciandoci sempre all’ultima tavola dell’albo con un cliffhanger che non ha nulla da invidiare a serie e grandi saghe cinematografiche. In questo caso, ciò che vediamo alla fine di questo numero di Dragonero si accompagna ad una serie di domande che ci farà compagnia fino al prossimo numero. Come mai Ian è in questa situazione? E dov’è Gmor? Sulla sorte dell’orco, io non mi stupirei di vederlo tornare in scena quanto prima con i suoi fratelli pelleverde.

La vera potenza di Prigionero! non è la storia, non me ne voglia Enoch, ma la perfezione delle tavole di Giuseppe de Luca. Riuscire a dare una profondità alle scene di guerra non è mai semplice, ma de Luca va oltre, ogni disegno è un piccolo quadro che ritrae un momento di violenza e disperazione, con delle tavole doppie impressionanti, per dettaglio e . La tensione dei corpi, le espressioni dei soldati e la costruzione delle tavole sono elementi che non nascono per caso, richiedono sensibilità e visione d’insieme, capacità a cui de Luca unisce un uso del nero sublime. Prigioniero! Offre una serie di contrasti cromatici che esaltano scene epiche, come nell’assalto a Roccabruna o nel ritrarre Frondascura. Si può dire capolavoro, vero?

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Matteoni firma come da tradizione la copertina, un colpo al cuore per i lettori di Dragonero, in cui il nostro eroe compare alla mercé del nemico, sconfitto. Ovviamente non manca neanche questo la mano di Marina Sanfelice al lettering!

Prigioniero! è uno dei numeri più intensi della saga di Dragonero, tanto che sarebbe da inserire immediatamente all’interno degli albi che non possono mancare nella nostra collezione! Ma considerato che siamo ancora all’inizio della Saga delle Regine Nere, possiamo aspettarci che altre storie sapranno colpirci ancora più duramente, come farà sicuramente L’ora più buia, che potremo leggere dal 10 marzo.

Che i Khame ci assistano, per l’Impero!