Quando penso alle grandi battaglie fantasy, quelle in cui armate immense si affrontano in scontri senza quartiere, penso sempre ai Campi del Pelnenor o al Fosso di Helm, complice l’avvincente visione che ne ha dato Peter Jackson al cinema. Dopo aver letto Il giorno degli eroi, ora devo parlare di trinità, perché la Battaglia della Piana dei Ciclopi (maiuscolo più che meritato!) è uno dei momenti più strabilianti di Dragonero. Non della saga delle Regine Nere, ma della serie nel suo insieme.
Il giorno degli eroi è quell’albo che stavamo aspettando tutti, quel punto della guerra per l’Erondar che sapevamo era in procinto di scatenarsi. E ammettiamolo, avevamo una serie di aspettative che si sono sviluppate grazie al sadico giochino degli autori nel torturarci con spauracchi di morti eccellenti e il ritmo della storia sempre più lanciato verso un evento epocale.
Con Il giorno degli Eroi, Dragonero offre ai suoi lettori una spettacolare e drammatica battaglia
Il giorno degli eroi non è un semplice albo fantasy, ma ha il tono di una storia di guerra, di quelle spietate che uniscono la carica adrenalinica della battaglia nel suo insieme alle figure dei singoli. Gestire questo equilibrio non è semplice sia nella tempistica della sceneggiatura, che nella realizzazione dell’impatto visivo.
E quindi è inevitabile fare anzitutto una lode spassionata a Gianluca Pagliarani. Già dalla prima tavola si capisce abbiamo tra le mani una lettura unica: il grifone che si avvicina lentamente, la posa tesa di Sera che incocca una freccia, giri la pagina… e mi è mancato il respiro per una delle migliori splash page viste negli ultimi tempi. E siamo ancora alla seconda tavola, ne mancano ancora una novantina!
Pagliarani ha utilizzato la sua bravura in modo perfetto. Solitamente mi metto a cercare, da puntiglioso, qualche imperfezione, un dettaglio fuori posto, ma con Il giorno degli eroi non ci sono riuscito. O meglio, non ne ho proprio avuto la voglia. I disegni sono perfetti perché colpiscono emotivamente nel modo migliore, trasmettendo in pieno non solo il crescendo emotivo degli ultimi albi, ma la ferocia della battaglia.
Ci sono dei momenti ritratti da Pagliarani che meriterebbero di esser incorniciati. Dalla corsa delle staffette prima della battaglia, che trasmette in pieno il senso di nervosa attesa, agli scontri nella Piana dei Ciclopi, passando per gli istanti più tragici.
Evitando spoiler, in questo albo più che mai, vi posso dire che alla fine ci arriverete a pezzi. Può sembrare crudeltà da parte di Vietti, che ha scritto questa storia, ma si tratta di esser onesti con il lettore, mostrando come Dragonero, ancora una volta, voglia esser un fumetto fantasy innovativo, capace non solo di farci sorridere con momenti leggeri, ma anche di ferirci all’occorrenza. Siamo in una guerra, e nei campi di battaglia si muore, una sorte che tocca anche gli eroi. Anzi, forse a volte è la dipartita a rendere eroe un personaggio.
Quello che mi ha sorpreso è notare come, in un albo così denso e carico, ci sia comunque spazio per valorizzare ogni personaggio, senza strafare, sfruttando anche giochi di sguardi tra i protagonisti come un mezzo per spostare l’attenzione nel campo di battaglia. Ogni eroe ha il suo momento, ne viene esaltato e ferito, ma rimane sempre fedele a se stesso, nel bene e nel male.
Ho riletto più volte questo albo, più del solito quantomeno. La prima volta sono stato travolto dai disegni, quasi tralasciando il nervo della storia, ma solo rileggendolo mi sono reso conto come trama e ‘visione’ siano ugualmente impietose e violente, spietate e, inserite nel contesto fantasy di Dragonero, incredibilmente realistiche.
In alcune pagine ho avuto il magone, e confesso che la fitta maggiore la ho avuta per il povero Sawel. Se non sapete chi è, non avete ancora letto l’albo, ma credo che il suo ruolo sia stato uno dei punti di massima espressività emotiva dell’albo. Vietti e Pagliarani hanno scelto questo emozionante punto di vista per distaccarsi, in un certo senso, dall’epicità dei protagonisti e riportare in primo piano le prime linee della battaglia, con una sensibilità che solo il delicato tocco di Marina Sanfelice al lettering poteva completare (tavole 64 – 68).
Difficile dire quale sia l’aspetto migliore de Il giorno degli eroi.
I disegni sono, come detto, strepitosi. Giustamente Luca Barbieri rende merito anche a Simone Paoloni che ha aiutato Pagliarani con le chine nelle ultime tavole, contribuendo a creare una delle più incredibili e coinvolgenti scene di battaglia viste nel mondo dei fumetti, almeno di recente.
Vietti, ancora una volta, ti prende il cuore e te lo stritola, con una narrazione serrata che sa come colpirti con rapidità e darti una scossa emotiva senza pari.
La copertina di Matteoni è emblematica di quello che leggeremo in Il giorno degli eroi, una tavola dal taglio epico e ricca di fascino.
Leggendo questo albo di Dragonero, scommetto che in pochi noteranno un’assenza eccellente fino all’ultima pagina, presi da questa perfetta alchimia che ci viene offerta dopo Oltre le tempeste. È l’ennesima dimostrazione di come Dragonero sia, prima di tutto, un universo letterario (termine usato appositamente, sia chiaro!) solido e avvolgente, non solo emanazione di alcune figure, ma rendendo questi personaggi, per quanto ben congeniati, dei semplici abitanti di un mondo incredibilmente affascinante.
A luglio avremo modo di leggere anche il quinto speciale di Dragonero, La muraglia dei Troll, profondamente legato a Il giorno degli eroi. Ad agosto, invece, ci attende lo scontro finale di questa sanguinosa guerra.
Che i Khame ci assistano, e accolgano i nostri caduti!