Dune: la recensione del film di Denis Villeneuve del 2021

dune film denis villeneuve
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Data di uscita
16 Settembre 2021
Regista
Denis Villeneuve
Produzione
Legendary Pictures e Warner Bros.

Ho fatto 69 chilometri per andare a vedere Dune. E altrettanti al ritorno. Non che non ci fossero dei cinema di livello medio-buono dalle mie parti; ma volevo essere certo di godermi la nuova pellicola di Denis Villeneuve nella sala migliore che potessi ragionevolmente raggiungere. Mentre guidavo all’andata, in mezzo ai tir, da solo, in un pomeriggio feriale, mi chiedevo se ne sarebbe valsa la pena. Qual è, dunque, il responso? Beh, per scoprirlo non resta che leggere la recensione di Dune, il film del 2021 che ho atteso in maniera spasmodica (ben conscio che aspettative così alte spesso lasciano l’amaro in bocca) da almeno due anni a questa parte.

Senza spoiler, tranquilli!

Dune: la recensione del film

Prima di addentrarci nella recensione di Dune, tracciamo un po’ di cornice: Dune è l’adattamento cinematografico del primo libro – della prima metà, per la precisione – del Ciclo di Dune di Frank Herbert, grandiosa opera che è quasi riduttivo inquadrare nella sola fantascienza. Il primo volume, intitolato semplicemente Dune, ha vinto il premio Nebula ed il premio Hugo nel 1965, i massimi riconoscimenti nell’ambito della narrativa di fantascienza.

Nei decenni successivi, oltre a numerosi altri libri della saga o dell’universo espanso, Dune è stato protagonista di videogame, giochi da tavolo, giochi di ruolo… insomma, Herbert aveva creato un immaginario così vasto, coerente ed interessante da dare il via a molti progetti che avevano vita nella sua ambientazione. Ma torniamo all’ambito cinematografico.

Già pochi anni dopo la pubblicazione, sono stati ingaggiati dei tentativi per la trasposizione cinematografica di questo universo, nessuno condito dal pieno successo. Andiamo dal progetto mai realizzato di Alejandro Jodorowsky negli anni ’70, raccontato dal documentario Jodorowsky’s Dune, passando per la pellicola omonima di David Lynch del 1984, bocciata da critica e pubblico e quasi disconosciuta dallo stesso regista, fino a numerose serie e film per la tv, più apprezzate ma il cui budget non era in grado di rendere onore all’universo narrativo.

Dune

Mentre forse a Hollywood iniziava ad aleggiare una leggenda su Dune, divenendo impronunciabile come Macbeth in teatro, nel 2017 è stato annunciato che Denis Villeneuve, regista canadese con relativamente pochi film alle spalle ma reduce da tre importanti ed apprezzati lavori (Sicario, Arrival e Blade Runner 2049), era stato incaricato di dirigere il nuovo adattamento di Dune.

4 anni, 165 milioni di dollari e un cast stellare più tardi…

L’Universo di Dune

Anno 10191. L’umanità si è diffusa nell’universo conosciuto colonizzando ogni angolo dello spazio. I collegamenti tra i pianeti dell’Imperium sono garantiti dalla Gilda Spaziale, una potentissima istituzione che ha il monopolio dei viaggi interstellari. La Gilda necessità di un costante rifornimento di Melange, una Spezia che garantisce poteri di preveggenza necessari ai suoi navigatori per trovare rotte sicure tra le stelle. Questo, unito al fatto che il Melange allunghi l’arco vitale di chi ne fa uso, rende la Spezia la sostanza più preziosa dell’intero universo. Ma la Spezia si trova soltanto sul pianeta Arrakis, un mondo desertico, arido e arroventato.

Dune Verme Sabbie

Il potere centrale è detenuto dall’Imperatore, che governa sulla base di un sistema feudale le Grandi Casate. Tra di esse gli Atreides, che stanno per prendere in feudo il pianeta Arrakis, dopo ottant’anni di controllo da parte degli Harkonnen. Il Duca Leto Atreides, insieme all’amata concubina Lady Jessica e al figlio Paul, stanno quindi per ottenere una delle più grandi fonti di profitto e potere dell’universo; ma gli Harkonnen sono determinati a non lasciare Arrakis, da tutti conosciuto come Dune, senza colpo ferire. Sullo sfondo, la sorellanza Bene Gesserit, che da millenni tenta, attraverso incroci genetici opportunamente combinati, di realizzare la venuta del Kwisatz Haderach, un essere messianico dotato di poteri di preveggenza destinato a cambiare il destino dell’universo.

Il Dune di Denis Villeneuve, anno 2021

Denis Villeneuve, immagino, ad un certo punto si sarà trovato di fronte ad un grande quesito – comune a tutti coloro che si apprestano a realizzare un adattamento per il cinema di un’opera scritta: quanto essere fedeli al libro? Beh, personalmente ritengo che Villeneuve abbia realizzato un adattamento semplicemente perfetto.

I lettori come me troveranno in Dune praticamente tutto quanto viene narrato nella prima metà del primo libro del Ciclo, almeno dal punto di vista degli eventi a cui assistiamo. La natura onirica e filosofica del libro è praticamente impossibile da replicare su grande schermo, a meno di un utilizzo pesantissimo del voice over, una delle principali critiche mosse a Lynch. Villeneuve, anche grazie alle problematicità emerse nell’adattamento del 1984, che ha sicuramente ed accuratamente studiato, non cade nello stesso errore nel 2021. E tuttavia, grazie alla fotografia e alla colonna sonora ispiratissime (Hans Zimmer in stato di grazia) l’atmosfera di Dune si sente, si vede, si vive.

Il primo terzo del film in particolare ci presenta l’universo narrativo di riferimento, dando prova che l’aspirazione è creare qualcosa di più di un film in due parti. Ma lo fa tratteggiando gli aspetti fondamentali, lasciando nel non detto ciò che allo spettatore non era strettamente necessario sapere. I classici e un po’ antipatici “spiegoni”, sempre dietro l’angolo quando si ha a che fare con una cornice narrativa così grande, sono estremamente ridotti in numero e durata, e scorrono via, chiari e lisci, molto prima di avere il tempo di iniziare a sospirare.

E tuttavia, proprio in questo sta forse una – mi verrebbe da dire l’unica – possibile problematicità del film. Quanto, chi non è lettore, riesce a cogliere dell’universo narrativo? Il Dune di Denis Villeneuve demanda alle emozioni, suscitate dal visto e dal sentito, la comprensione della cornice, del mood in cui si cala la nostra storia, più che alle spiegazioni esplicite. Purtroppo, non ho gli strumenti per capire se è abbastanza, conoscendo già il mondo di Dune. Ma la mia sensazione è che sia stato trovato un buon, se non ottimo, compromesso tra l’eccesso e il troppo poco che lascia confusi e insoddisfatti.

Il Cast del film

A livello di recitazione, ho trovato alcuni più in forma di altri, ma nel complesso il cast ha reso una prova attoriale di buon livello. Il protagonista Timothée Chalamet si conferma un astro nascente del panorama, giovane attore che però lascerà un’impronta importante nei decenni a venire – si pensi alla scena del Gom Jabbar, l’equilibrio tra il dolore e l’autocontrollo che riesce a trasmettere senza proferire parola. In particolare l’ho trovato più a suo agio nei panni di Paul Atreides di Arrakis, rispetto al Paul di Caladan; forse sarà l’età (Chalamet ha dieci anni di più rispetto al personaggio) ma il più maturo (a livello di vissuto, non anagraficamente) Paul di Arrakis è stato messo in scena in maniera davvero magistrale. E, dopotutto, la trama lo prevede: “Arrakis, il pianeta noto come Dune, è la sua patria, per sempre.”

Dune Paul Atreides

Secondo volto per screen time è Rebecca Ferguson, Lady Jessica, madre di Paul. Insieme a Josh Brolin (Gurney Halleck), gli unici membri del cast principale che ho trovato un po’ meno ispirati rispetto agli altri. In particolare durante le scene d’azione e combattimento, complice forse la necessità di una prestanza fisica fuori dal comune. Benissimo invece Oscar Isaac (il Duca Leto), uno sbarbato Jason Mamoa (Duncan Idaho) e Javier Bardem (Stilgar), che hanno messo bene in scena delle figure di riferimento per Paul, ciascuna diversa, caratterizzata ed importante nella propria singolarità.

Dal lato dei cattivi, nei panni del barone Harkonnen un immenso Stellan SkarsgÃ¥rd, sia per mole che per recitazione. Per la prima il merito va a un buon trucco, ma per la seconda è tutto suo: si vede per poco, ma si ricorda. Spero invece di vedere qualcosa in più nella seconda parte della storia da parte di Dave Bautista (Rabban Harkonnen); dopo averlo amato nei panni di Drax del MCU, inizio ad avere il sospetto che sia più adatto a ruoli “comici” che drammatici. Eppure, in quella scena di Blade Runner 2049…

(EDIT: Dopo aver visto una seconda volta il film, stavolta in lingua originale, mi sono ricreduto sulla performance della Ferguson e soprattutto di Bautista. In particolar modo nel caso dell’ex wrestler, il doppiaggio non rende onore alla messa in scena dell’attore.)

Solido e convincente anche il resto del cast, in parti di importanza minore: Sharon Duncan-Brewster (l’ecologa imperiale Liet-Kynes), Chang Chen (il dottor Wellington Yueh), Stephen McKinley Henderson (il mentat Thufir Hawat), David Dastmalchian (il mentat di casa Harkonnen Peter DeVries) e Charlotte Rampling, nei panni della velata ma convincente reverenda madre delle Bene Gesserit Gaius Helen Mohiam.

Su Zendaya riservo il giudizio: presente più come ideale nei sogni di Paul che nei panni di Chani, i pochi momenti in cui ha davvero prestato il volto alla giovane donna Fremen nel suo ambiente desertico mi hanno però incuriosito.

Il lato tecnico

Come vi dicevo, ho fatto un po’ di strada per vedere Dune nelle migliori condizioni possibili, e finalmente posso svelare che ne è valsa assolutamente la pena. Il comparto tecnico del film è davvero ottimo, soddisfando pienamente le mie alte aspettative.

La fotografia (Greig Fraser) esalta la bellezza del pianeta, con i suoi colori accesi che ne descrivono gli spazi solitari, un po’ spogli ma magnifici; anche nelle scene all’interno, l’uso sapiente del contrasto tra la luce che penetra nelle strutture dall’esterno e le ombre ci ricorda come ci troviamo in un ambiente estremamente ostile alla vita. Fraser dichiarò scherzosamente, tempo fa, che non voleva essere “il tizio che combina disastri con la fotografia di Dune”; beh, caro Greig, tranquillo, non l’hai fatto, su con l’autostima!

Come non parlare dei vermi delle sabbie? I colossali animali indigeni solcano il deserto sollevando onde di sabbia e provocando smottamenti che trasmettono di più, a livello narrativo, della loro forma una volta emersi dalle sabbie. Le loro dimensioni sono messe a confronto con quelle dei veicoli umani, che ricordano nel disegno sia altre saghe sci-fi – non ditemi che non avete pensato ai sandcrawlers dei Jawas – che la natura – ovviamente le libellule/ornitotteri. Tutto ciò, però, non fa che da sfondo alla narrazione, senza eccessi di esibizionismo della CGI.

Dave Bautista Dune

Tutto ciò che colpisce l’occhio è esaltato, cullato e accompagnato dalla colonna sonora; Hans Zimmer è riuscito benissimo nell’arduo compito dell’essere sottofondo ma presente, protagonista senza manie di protagonismo, suggerendo in maniera discreta ma efficace l’emozione del momento. Tanto se ne è sentita la mancanza nell’ultimo lavoro di Nolan, Tenet, quanto è fondamentale il contributo di Zimmer in Dune. In alcuni momenti, ha reso quasi superflui gli effetti sonori, racchiudendo nelle sue note anche l’azione, quasi come se lo sviluppo del girato e delle musiche fosse andato di pari passo, secondo per secondo di sceneggiatura. Ottimo, quindi, anche il montaggio ad opera di Joe Walker, ormai al quarto film insieme a Villeneuve.

In definitiva, non posso che dare un consiglio a tutti coloro che non abbiano ancora visto il film Dune: la pellicola va vista non solo al cinema, ma nel miglior cinema possibile. Solo così si può apprezzare appieno l’esperienza nella sua totalità nella maniera in cui è stata pensata.

Conclusioni della recensione del film Dune

Passiamo alle conclusioni della recensione di Dune, un film di cui sicuramente ci ricorderemo.

Dune

Denis Villeneuve ha scelto una strada non semplice per realizzare la sua pellicola, quella di un adattamento il quanto più possibile fedele ad un’opera letteraria che ha pochi uguali nel suo genere. La riuscita è indubbia, anche se Dune non è una pellicola perfetta. Alcune volte ci si chiede se fossero necessari tutti quei momenti di preveggenza che vive Paul che, sebbene non lunghi, sono numerosi e molto simili tra loro.

Il ritmo è talvolta lento, e l’azione meno preponderante di quanto i trailer suggeriscano. Ma non poteva essere che così: l’ambientazione di Dune è rispettata, oserei dire con affetto, e celebrata per gran parte delle due ore e mezza di durata. Prendiamo ad esempio il paio di scambi umoristici tra i personaggi presenti nel film: non buttati lì a caso, ma giustamente discreti per un film serioso e che si prende sul serio, dato che una deriva comica in Dune sarebbe stata davvero fuori posto. Sempre a proposito della lunghezza, anche se considerevole, direi che difficilmente si poteva ridurre senza impoverire la narrazione. Il film si prende il tempo che gli serve, senza brusche accelerate che possano confondere i meno attenti, e quando sono apparsi i titoli di coda mi sono stupito che fossimo già alla fine.

Dal lato di spettacolarità, sono numerosi i momenti in cui si viene lasciati senza fiato, anche grazie all’onnipresente energia trasmessa dalla colonna sonora. Le scene d’azione non sono tantissime, ma realizzate davvero bene e con la meritata e sacrosanta epicità.

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Dune è un film potente, coinvolgente, e ricco d’amore per la storia che racconta. Difficile che possa piacere proprio a tutti: l’universo narrativo è sufficientemente tratteggiato anche se non può essere trasmesso appieno, lasciando in sospeso molti dettagli per concentrarsi sul momento presente (e futuro!). Ma probabilmente non è questa la sua ambizione; piuttosto è quella di raccontarci le storie di Paul, dei Fremen, della Spezia, del deserto, del potere, dei tradimenti, delle profezie e di Arrakis, il pianeta noto come Dune. In questo, il successo è pieno, per un film che è difficile definire secondo le categorie classiche del kolossal, del film d’autore (perché lo stile di Villeneuve si vede) o dell’adattamento cinematografico.

Anche senza forse arrivare a quei livelli qualitativi, la nostra scommessa è che Dune sarà per la fantascienza ciò che la trilogia de Il Signore degli Anelli è stata per il fantasy. Un’epopea che non solo sarà ricordata nei decenni a venire, ma darà il la a tutta una serie di prodotti derivati e ispirati, colpendo il grande pubblico come prima venivano colpiti solo in pochi. Per primo, e speriamo davvero che la sua realizzazione si concretizzi, Dune: Part Two.

E, dopotutto, l’ultima profezia è proprio questa: è solo l’inizio.

Se non lo aveste mai letto, ed almeno il primo, per quanto mi riguarda, è un must-read, trovate il primo romanzo del Ciclo di Dune A QUESTO INDIRIZZO.

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Dune
Dune è un film potente, che colpisce con le immagini, i suoni ed alcune splendide interpretazioni. Alcuni aspetti e personaggi brillano meno, è vero, ma forse perché molto del resto è abbagliante come il sole nel deserto. Per una volta i lettori usciranno dal cinema soddisfatti per come è stato reso il loro amato romanzo, riuscendo al contempo a non appesantire né complessificare troppo la visione a tutti gli altri. Si apre un nuovo capitolo.
Pro
Un adattamento del libro magistrale
Già visivamente impressionante, ma ancora più esaltato da tutto il comparto sonoro
Interpretazioni di alcuni personaggi (su tutti Paul, il Barone e Stilgar) memorabili
Contro
Forse alcuni passaggi non riescono ad essere sufficientemente chiari per tutti, soprattutto per coloro che non conoscono già l'ambientazione
8.8
Voto Finale