Bumblebee: la recensione senza spoiler

bumblebee

Nella mattinata di oggi, ho potuto assistere all’anteprima stampa di Bumblebee, a Milano, presso lo splendido Cinema Anteo.

Primo spin-off del franchise robotico che ha preso vita nel 2007 con Micheal Bay alla regia e che, fra alti e bassi (più bassi che alti in verità) ha incassato negli anni oltre 4 miliardi di dollari.

La recensione di Bumblebee, primo spin-off del franchise robotico Transformers che arriverà nei cinema italiani il 20 dicembre

Protagonista assoluto è l’Autobot Bumblebee, il più amato fra i Transformers assieme ad Optimus Prime, calato in una California del 1987.

Vi confesso che, quando la notizia dello spin-off si era fatta strada fra le news di tutto il mondo, la mia faccia si è immancabilmente aggiunta alla moltitudine di altre facce, tutte stranite, che si chiedevano “Perché “?

La stessa faccia di cui sopra, però, è cambiata radicalmente dopo la visione del primo trailer del film.

All’improvviso mi è sembrato possibile un mondo in cui un film del franchise dei Transformers potesse avere un cuore, sotto tutto quel metallo. Forse persino una storia.

Il cuore, inaspettatamente palpitante, è sia quello del robotico protagonista della storia, sia quello (da artigiano) del regista Travis Knight (che, per chi non lo sapesse, è figlio del proprietario della Nike).

Knight ha alle spalle un piccolo capolavoro dell’animazione passo-uno come Kubo e La Spada Magica ed il suo tocco artigianale è più che evidente sia nell’organicità della pellicola che in tutte le scene ambientate all’interno dell’officina della protagonista Charlie (interpretata in modo sufficientemente credibile dalla giovane Hailee Steinfeld).

E, lasciatemelo dire, è un balsamo per gli occhi avere finalmente, in questa serie, un tocco registico personale e che, allo stesso tempo, non urli costantemente “FACCIAMO ESPLODERE TUTTOOOO!”.

Ma di cosa “parla” Bumblebee? Quali sono, se ci sono, i temi trattati dal film?

Ho utilizzato il termine “parla” chiudendolo fra virgolette non a caso.

Attingendo a piene mani da un immaginario Spielberghiano ed Eighties, il film non è altro che la classicissima storia del “mostro benevolo nell’armadio” in cui un adolescente (in questo caso una adolescente) che ha difficoltà a comunicare col mondo esterno e con la famiglia, incontra una creatura “diversa” con la quale è impossibile già in partenza comunicare.

Il limite fisiologico del “mostro” sarà lo sprone per il protagonista umano ad aprirsi e, appunto, a comunicare con chi gli/le sta intorno, facendolo crescere e maturare nel contempo, aiutandolo anche a superare il trauma originale che lo ha tenuto con “la testa sott’acqua” fino a quel momento.

A tal proposito è significativa una scena ambientata, appunto, nelle profondità marine.

Knight spoglia di inutile e boriosa epicità la storia di Bumblebee, mettendo a nudo, come detto in apertura, il cuore umano della macchina aliena.

Ne scaturisce un film deliziosamente ingenuo e pieno di semplice (non semplicistico però) calore, dove, inaspettatamente, il centro nevralgico di quel calore è proprio la macchina.

Bumblebee

Bumblebee si rivela un tenero protagonista ad altezza d’uomo (o di adolescente)

Dotato di una dolcezza del tutto fuori sincrono col suo aspetto comunque imponente, il protagonista che dà il titolo al film, entra di diritto in quell’olimpo di personaggi in cgi o animazione che, pur essendo muti o di pochissime parole, sanno esprimere sentimenti vari e variegati con grandissima comunicatività (Groot, Gigante di Ferro, sto parlando di voi).

Vengono corretti, per la gioia di chi vi sta scrivendo, anche i due difetti principali delle pellicole che hanno preceduto quella di cui stiamo parlando: la componente terrestre del cast e l’accessibilità delle scene d’azione.

Il cast in carne ed ossa del film regge benissimo il gioco narrativo, senza particolari spunti ma senza nemmeno rivelarsi fastidioso (come Shia Labeouf o Mark Whalberg) o anacronisticamente sexualized.

Persino il villain umano, interpretato da John Cena, ha un paio di momenti di luce: uno in cui si rende protagonista della battuta più esilarante del film ed un altro in cui sembra ridicolizzare un certo tipo di retorica americana/militaristica in maniera goffamente involontaria (forse però questa è un’opinione solo mia, nata dalla reazione (geniale) di Bee al comportamento del soldato).

Nella norma e quasi dimenticabili i villain cybertroniani.

Mentre per quanto riguarda le scene d’azione la regia è pulita, lineare e chiara.

Finalmente è un piacere vedere robottoni alti 6 metri che si scassano di mazzate, ad ulteriore riprova della bontà della scelta di aderire, in termini di character design, all’aspetto “originale” degli abitanti di Cybertron.

Vedere la versione G1 di Optimus Prime giganteggiare sullo schermo vi sembrerà un regalo di Natale anticipato

Il film è ben lungi dall’essere perfetto, intendiamoci.

Si tratta di una pellicola comunque ricca di cliché di un certo tipo di narrazione anni ’80, soprattutto nel comparto coming of age , come i continui riferimenti a John Hughes e a The Breakfast Club ci fanno capire anche un po’ troppo didascalicamente; inoltre la sua collocazione temporale apre tutta una serie di interrogativi su tutto ciò che ci era stato raccontato dal franchise prima di oggi.

Un paio di ruffianate nel finale erano anche risparmiabilissime, ma vengono -almeno da me- perdonate in toto grazie all’utilizzo più tenero di sempre di uno specchietto laterale (a voi il piacere di notare la scena in questione).

In definitiva, non certo una pellicola che passerà alla storia, ma una divertente e tenera cavalcata nelle praterie di un franchise già da tempo dato per spacciato, oltre che il primo film sui Transformers che mi abbia fatto versare una sincera lacrimuccia.

Ma io, imparerete a capirlo seguendomi a queste latitudini, sono grande e grosso ma con un debolissimo “Cuore di Panna”…

È il 1987 e Bumblebee, durante la sua fuga, trova rifugio in una discarica in una piccola città balneare della California.

Charlie (Hailee Steinfeld), alla soglia dei 18 anni e alla ricerca del suo posto nel mondo, trova Bumblebee, sfregiato dalle battaglie e inutilizzabile.

Quando Charlie lo fa rivivere, capisce subito che non si tratta di un normale Maggiolino Volkswagen giallo.