Dark Phoenix: la storia della saga simbolo degli X-Men!

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La Saga di Dark Phoenix, che ha ispirato il trailer appena uscito del prossimo film sui mutanti Marvel, X-Men: Dark Phoenix, è sia una delle opere più rappresentative del fumetto americano moderno sia una fotografia del gusto dei lettori tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, un’epoca in cui gli X-Men erano i personaggi più amati.

La saga di Dark Phoenix non è un semplice crossover

La Saga di Dark Phoenix è un evento che tenne compagnia ai lettori della collana X-Men per quasi tutta la durata dell’anno 1980 e andava a completare una storia le cui basi erano state poste ancora prima. Niente miniserie collegate o incursioni su altri fumetti: anche se, dal punto di vista dei lettori e dei personaggi, è cresciuta di importanza nel tempo fino a diventare qualcosa di epocale. Dal punto di vista editoriale era un’operazione ordinaria.

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L’intera saga di Dark Phoenix si deve al lavoro di Chris Claremont ai testi e John Byrne ai disegni: il primo è stato colui che ha determinato molti elementi degli X-Men moderni scrivendone le storie per più di un decennio; il secondo, uno dei disegnatori più determinanti degli anni ’80, spesso chiamato a rilanciare quei personaggi che rappresentavano la tradizione delle maggiori case editrici ma stavano perdendo popolarità presso i lettori.

L’ambiguità del potere e degli usi che se ne possono fare, la seduzione che esso comporta e il modo in cui i rapporti umani possono cambiare il destino di un individuo erano i temi cari a questi autori, e la Saga di Dark Phoenix li riassume nel racconto della trasformazione della mutante più forte di tutti i tempi da forza del bene a portatrice di caos e distruzione.

Jean Grey: da Madonna Mutante a Dark Phoenix

Jean Grey è sempre stata un fardello enorme per gli autori e per i lettori e per gli X-Men. Il suo potere di muovere gli oggetti col pensiero e di leggere nelle menti le consente apparentemente di fare tutto ciò che voglia, ma deve continuare ad apparire come la fidanzatina d’America: mite, un po’ sottomessa a quel nerd di Ciclope e capace di far innamorare qualsiasi testicoli-munito dell’universo Marvel.

Al punto a cui siamo nel 1980, si sono già dichiarati a lei l’eterno fidanzatino Ciclope – si sposeranno soltanto 14 anni dopo – Angelo, Il Professor X, nonostante abbia almeno una ventina d’anni più di lei e l’abbia praticamente cresciuta come una figlia, e Wolverine, nonostante abbia un centinaio d’anni più di lei e in quanto uomo basso e irsuto sia molto brutto.

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Sospetto anche che pure la Bestia e l’Uomo Ghiaccio (nonostante sia omosessuale, ma d’altronde all’epoca non si era ancora dichiarato) non siano riusciti ad abitare sotto lo stesso tetto di Jean senza provare un certo turbamento nei confronti di colei che sta all’X-Mansion come entrambe Betty e Veronica stanno a Riverdale. Credo che l’avesse adocchiata anche Peter Parker; d’altronde è rossa, come Mary Jane Watson, o Natasha Romanoff, o Marlo Chandler… Insomma, ci siamo capiti: l’intero universo Marvel ha un problema con un certo colore di capelli.

Quattro anni prima della saga in cui si trasforma in una creatura oscura, Jean ha barattato la sua mente per il potere di salvare gli X-Men durante il difficile rientro di uno shuttle, con un’entità cosmica chiamata Fenice. Il gigantesco uccello di fuoco è la rappresentazione di una forza dell’universo dotata di un istinto a distruggere per poi creare di nuovo, che ha scelto di legarsi a Jean per acquistare consapevolezza di sé come solo una coscienza umana può avere.

Da questo salvataggio in extremis Jean torna cambiata: adesso ha una tutina aderente verde e oro, non è più così succube di Ciclope, disdegna sempre l’irsuto canadese, e ha chiesto a Xavier 800 euro per la reflex, 200 per yoga, etc… per emanciparsi.

Il Club Infernale

Avanti veloce per quattro anni, durante un’avventura degli X-Men tra New York e Chicago Jean Grey finisce nel radar del Club Infernale, una sorta di loggia massonica mutante in cui ricchi e disinibiti uomini d’affari cercano di controllare la società in una maniera più occulta e sotterranea di come avrebbe fatto Magneto. Il team dei buoni è uno dei più rappresentativi del gruppo: Ciclope, Fenice, Tempesta, Wolverine, Nightcrawler e Colosso.

Fa la sua prima apparizione anche Kitty Pryde, presto anche lei nelle mire dei cattivi. Il Club Infernale invece è formato da vari elementi, i cui più in vista sono Sebastian Shaw, mutante in grado di assorbire l’energia, Donald Pierce, cyborg che darà filo da torcere agli X-Men ancora di più negli anni a venire, e soprattutto Emma Frost, bellissima telepate che svolge il ruolo di opposto ideologico del Professor Xavier. A loro si è unito anche Jason Wyngarde alias Mastermind, vecchio tirapiedi di Magneto in cerca di ascesa sociale:  sarà proprio Mastermind a usare i propri poteri illusori per far breccia nella mente di Jean.

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Il Club Infernale è copiato quasi pedissequamente da un episodio della serie Tv The Avengers andato in onda nel 1966 (i Vendicatori non c’entrano niente, stiamo parlando di un telefilm di spie britannico che per ragioni e me non chiare ha influenzato tutti gli scrittori di lingua inglese del periodo successivo. Sospetto che c’entri il fatto che era la prima volta che vedevano dei culi avvolti in pantaloni aderenti di pelle). Questi raffinati gentiluomini e dame, quando non tramano per il potere, passano il loro tempo a compiacersi delle loro stravaganti e antiquate pettinature e a sorseggiare brandy indossando abiti ottocenteschi per gli uomini e corsetti di cuoio per le donne, non disdegnando – non mi capacito di quanto questa parola sia diventata frequente nel mio vocabolario da quando scrivo di fumetti – un po’ di sadomaso (“Professor Marston, anche lei qui? …Ananas!”).

Ascesa e caduta della Fenice

Dopo alcune scaramucce tra gli X-Men e il Club Infernale, culminate nello scontro tra Emma Frost e Ororo Munroe e nel tentativo fallito di catturare Kitty, la giovane mutante che passa attraverso i muri, gli X-Men passano all’attacco infiltrandosi nel Club infernale (X-Men 132, quarto capitolo della saga, aprile 1980). Wolverine e Nightcrawler tentano l’ingresso dalle fogne, mentre gli altri, coadiuvati dalle amicizie altolocate di Angelo, temporaneamente di nuovo nel gruppo dopo una lunga pausa, partecipano a una delle feste superesclusive del Club.

In questa occasione, Mastermind, che già da diversi giorni ha cominciato a plagiare Jean Grey, viene sfidato dai membri più anziani della loggia a dimostrare che la mutante è ormai sotto il suo controllo. Quando arriva il momento di scoprire le carte, gli X-Men sono sorpresi, più ancora di trovare un vecchio tirapiedi di Magneto fra i nuovi nemici, nel vedere Jean sotto la sua dominazione! Nella battaglia che segue i buoni hanno la peggio. Wolverine addirittura risulta isolato dal gruppo, e nel numero successivo combatte nelle fogne contro i soldati anonimi del Club Infernale, che quando ero ragazzino mi sembravano dei manichini ma probabilmente dovrebbero rappresentare i pedoni degli scacchi, simbolo della gerarchia dell’associazione segreta.

Gli X-Men sconfitti non battono in ritirata, e al momento del contrattacco la furia della battaglia, in cui Jean si scatena contro i suoi adorati Ciclope e Wolverine, scatena in lei gli istinti dell’entità cosmica, con la forza della quale si ribella a Mastermind, facendolo cadere in coma. Durante il volo di ritorno, Jean è costretta ad ammettere di fronte ai suoi amici di non essere più la stessa: con un cambio di costume da verde a rosso scuro, la Fenice rivela nuovamente la sua furia. Arriva Dark Phoenix.

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L’esplosione con cui si manifesta abbatte l’aereo degli X-Men e disegna nel cielo di New York un gigantesco uccello di fuoco, che allarma anche Spider-Man, Doctor Strange, Silver Surfer e gli Avengers (stavolta, quelli veri). Ebbra di potere, la Fenice si scaglia nello spazio e consuma la forza di una stella, distruggendone il sistema di pianeti e allarmando gli alieni Shi’ar, una civiltà che conosce bene la Fenice: essi stessi infatti, anche se somigliano ai terrestri, sono geneticamente più simili a uccelli.

Sulla terra, con l’aiuto di Bestia, gli X-Men cercano un modo di fermare Jean che non costi la sua vita. Nello spazio, Lilandra, imperatrice degli Shi’ar e vecchia conoscenza degli X-Men – ha persino avuto una storia con Xavier, che ha cambiato feticcio e ora su Pornhub non cerca più la categoria teen! –  decide che la Fenice deve essere distrutta.

Gli X-Men riescono a raggiungere l’amica trasformata in Dark Phoenix, ma nonostante lei stessa, in un momento di lucidità, lo chieda, non riescono a fare ciò che deve essere fatto: ucciderla, compito che spetterebbe a Wolverine e ai suoi indistruttibili artigli. Si trovano allora costretti a combattere in duello per il diritto di decidere le sorti della Fenice con la Guardia Imperiale Shi’ar: una sorta di Guardiani della Galassia meno divertenti e più sovraccarichi di potere, nelle cui fila milita anche Gladiatore, la brutta copia di Superman viola e con la cresta alla moicana.

La battaglia viene interrotta da un altro scoppio di potere della Fenice, e così tutte e due le forze si rivolgono contro di lei. Colosso ha la forza necessaria per stordire l’entità cosmica per alcuni secondi. Tanto basta a Jean per riprendere il sopravvento e, resasi conto che nessuno dei suoi compagni avrà mai la forza per abbatterla, decide di suicidarsi innescando una bomba, di fronte agli occhi attoniti e impotenti di Ciclope, che ha cercato fino all’ultimo di restare con lei e salvarla (X-Men 137, settembre 1980, finale della saga di Dark Phoenix). Nell’epilogo, si celebra sulla terra il funerale di Jean.

Il segno dei tempi

Alla fine della saga di Dark Phoenix, Jean Grey si è macchiata involontariamente del crimine di genocidio, avendo sterminato un sistema solare, e ha pagato con la pena di morte. Nella lunga gestazione di questa saga, gli autori Claremont e Byrne discussero a lungo con gli editor Louise Simonson e Jim Shooter sul destino del personaggio, avendo considerato sia di farla tornare depotenziata, sia di farla diventare un nemico ricorrente, ma prevalse il finale che imponeva al personaggio un castigo proporzionato al delitto: crimine, punizione e riscatto erano infatti uno dei temi più ricorrenti degli X-Men.

Altrettanto importante era il tema del diritto del potere: in questa saga vediamo più volte in azione individui in grado di condizionare la volontà altrui, contesi tra usare questo dono sfrenatamente o reprimerlo nel  rispetto della libertà altrui. Infine, come molte saghe degli X-Men precedenti e successive, la Saga di Dark Phoenix parla dell’incontro con una civiltà aliena, un tema importante per i mutanti quanto quello dell’integrazione del diverso, e della dicotomia tra amore e dovere, qui espressa al massimo di fronte alla possibilità che non uno ma due uomini innamorati della stessa donna debbano scegliere tra i loro sentimenti e il destino dell’universo.

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Ovviamente, la decisione di far pagare a Jean il prezzo dei suoi peccati non l’ha cancellata dalla storia del Marvel Universe e il ritorno della mutante dai capelli rossi avviene ufficialmente nel gennaio 1986, nel numero 286 di Fantastic Four. Da allora si è rifatta viva più volte anche la Fenice, fondendo il suo potere anche con altri mutanti, ma il più delle volte ha costretto proprio Jean a tornare o a sacrificarsi di nuovo. L’ultima versione di questa storia ha finito la pubblicazione italiana proprio a settembre 2018, nella miniserie La Resurrezione di Fenice, per i testi di Matthew Rosenberg e i disegni di vari autori.

La Saga di Dark Phoenix ha anche ispirato diversi altri media, il più importante dei quali è il poco riuscito film del 2006 X-Men Conflitto Finale, terzo capitolo della prima saga mutante sul grande schermo, con nel ruolo di Jean Grey l’attrice Famke Janssen.