Lost in space, la famiglia Robinson sbarca su Netflix – Recensione

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Reduce da quella colossale delusione che è stata The Titan, non ero particolarmente di voler dare fiducia nuovamente a Netflix. Ultimamente il canale di streaming americano sembra attraversare più bassi che alti, sia nel comparto film che sul versante serie (la seconda stagione di Jessica Jones). Quando lo scorso 13 aprile è stato rilasciato Lost in Space, però, la curiosità è stata troppa, e mi son lasciato rapire dall’epopea della famiglia Robinson.

Per gran parte del pubblico, Lost in Space riporta ad una dimenticabile pellicola del 1998, ma le radici di questo concept risalgono all’epoca d’oro della sci-fi televisiva americana. Un anno prima dell’uscita di Star Trek, infatti, andava in onda una serie creata da Irwin Allen: Lost in space, serie fantascientifica con protagonista una coraggiosa famiglia di esploratori spaziali.

Netflix punta all’intrattenimento familiare con Lost in space

Il remake di Netflix attinge da questo format originale, adeguandolo al 2018. Già nel 2013 si era tentato di riportare in vita questa serie, ma dopo un pilot fallimentare il progetto si è arenato fino all’arrivo di Netflix, ormai divenuto il salvatore dei progetti disperati. Per il canale streaming, sempre in cerca di nuovi contenuti, Lost in space è l’occasione per attrarre famiglie di spettatori, rivolgendosi ad un ampio target.

Per raggiungere questo scopo, la seire deve cogliere il favore di un’ampia tipologia spettatori, trasversale e di ogni età, cercando di creare una storia che fosse apprezzabile al contempo da tutti, da vedere sul divano tutti assieme. E chi meglio di una famiglia in difficoltà può raggiungere questo scopo?

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I Robinson apparentemente sono la famiglia perfetta, ma bastano tre episodi per capire come le apparenze siano diverse dalla realtà. Con un intelligente uso dei flashback, scopriamo lentamente la verità dietro questo nuovo inizio. I genitori, Maureen (Molly Parker) e John (Tobey Stephens), sono in crisi e il viaggio verso la nuova Terra potrebbe esser la loro ultima speranza di rimanere uniti, ma soprattutto di ritrovare la serenità e ricostruire una relazione ormai profondamente incrinata. Il tutto cercando di garantire ai propri figli un futuro migliore in questa nuova frontiera.

Ma l’universo non ha certo voglia di rimanere in disparte a guardare. Il progetto di colonizzazione si interrompe quando la nave madre, la Resolute, viene misteriosamente attaccata e le navette Jupiter, in cui sono presenti i nuclei famigliari dei coloni, vengono sganciate e lanciate sul vicino pianeta.

Da questo momento, Lost in space diventa una giostra di eventi e catastrofi che mette a dura prova i Robinson e gli spettatori. La storia di base non è delle più solide o originali, lasciando che lo spettatore sia maggiormente coinvolto dalle dinamiche familiari dei protagonisti e degli altri coloni. Come meccanismo, pur riuscendo a regalare momenti di grande pathos, la narrazione di Lost in space non riesce a nascondere una certa debolezza.

Gli eventi si susseguono rapidi, anche troppo. La sensazione è che gli autori abbiano preferito puntare al forte coinvolgimento emotivo più che alla solidità narrativa, una scelta che si mostra in una debolezza di alcuni passaggi. La conseguenza è che si finisce per dare allo spettatore la sensazione che alla fine non si perderanno vite, ma che, per quanto improbabili e impossibili le disavventure dei protagonisti di Lost in space, alla fine andrà tutto bene.

Lost in space merita di esser visto con tutta la famiglia per apprezzarlo al meglio

Quindi Lost in space non merita di esser visto? Tutt’altro. Nonostante una trama non particolarmente innovativa o originale, la serie di Netflix diverte e incuriosisce. Il merito è di un cast che riesce a dare vita personaggi interessanti.

Maureen Robinson in particolare è perfetta, ottimamente caratterizzata come scienziata e come madre. La Parker riesce ad esser sempre credibile, al contempo risoluta e fragile, mostrando una protagonista carismatica e credibile, capace di esser sia forte nelle difficoltà che fragile nei momenti di massima tensione.

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Non c’è una sola occasione in cui Maureen non sappia spiccare, anche con le proprie debolezze (specialmente nei flashback) mamma Robinson riesce a farti appassionare a lei, grazie allo sguardo intenso o alla sua determinazione incrollabile. Ed è toccante vedere il suo sforzo nel consentire ai propri figli di vivere nella nuova dinamica della colonizzazione, lasciandoli liberi di affrontare il mondo senza la sua costante vigilanza.

Particolarmente interessante la figura di Will (Maxwell Jenkins). Sarebbe facile indicarlo come l’anello debole della famiglia Robinson, ma il piccolo di casa si rivela anche una risorsa nei momenti di maggior difficoltà. Non va dimenticato che la sua amicizia con il robot alieno è al centro di molte delle problematiche scaturite in questa prima stagione di Lost in space, ma il giovane Robinson è una figura in crescita, capace di superare un iniziale sfasamento e sentire crescere il proprio senso di responsabilità.

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Chi sembra invece mostrare una certa debolezza è il villain, interpretato da Parker Posey. La  sua Smith convince nei primi episodi, ma la sua inizialmente affascinante capacità manipolatoria lascia pian piano spazio ad una certa prevedibilità al punto che ci si chiede come sia possibile tutti si facciano infinocchiare così facilmente.

Eppure, nonostante, questi difetti , Lost in space mi ha tenuto incollato allo schermo, in una maratona estenuante. La serie di Netflix rapisce per l’ottima realizzazione della componente fantascientifica, dal design dei mezzi al contesto ambientale in cui si muovono i coloni. La CGI, pur non priva di qualche piccola incertezza, è ottima, riesce ad assorbirci all’interno delle vicissitudini dei Robinson.

Al netto di pregi e difetti, Lost in space riesce a convincere, tenendo a mente che siamo di fronte ad un prodotto non particolarmente profilato (come potrebbe esser The Expanse), ma che viene presentato come una serie per le famiglie. Sotto questo aspetto, Lost in space centra in pieno il suo obiettivo, specialmente negli ultimi episodi in cui la trama della prima stagione prende una decisa accelerata, per arrivare ad un finale che lascia bene sperare sul seguito, ma soprattutto rende finalmente giustizia al senso di ‘perduti nello spazio‘.