I figli del tempo: una fantascienza insolita – Recensione

Di Federica Florio 6 Min di lettura

I figli del tempo (Children of time) è il primo romanzo di fantascienza di Adrian Tchaikovsky, edito in Italia da Fanucci Editore.

Vincitore del premio Arthur C.Clarke nel 2016, il libro è già stato preso in considerazione per un eventuale adattamento cinematografico sia dalla Lionsgate che dalla Summit Entertainment… ma scopriamo insieme di cosa si tratta!

Ambientato in un futuro non così tanto lontano da noi, I figli del tempo ci mostra una Terra ormai morta, una razza umana inesorabilmente in declino e un intero universo che è stato prima colonizzato dagli umani e poi abbandonato.

Il libro inizia spiegando l’ambizioso progetto di Avrana Kern, una scienziata che ha trovato il modo di terraformare un nuovo pianeta, donandolo a un gruppo di scimmie a cui è stato iniettato un virus che, secondo i suoi studi, dovrebbe renderle estremamente intelligenti.

Il suo scopo è quello di creare una nuova civiltà più evoluta, ben lontana dalla superstizione e dall’inefficienza umana. Al momento del lancio della capsula però i Non Oltre Natura, un gruppo di radicali convinti che il progetto della dottoressa Kern vada fermato a tutti i costi, riescono a sabotare l’intero lavoro e a fare esplodere la capsula stessa.

Circa duemila anni dopo, la navearca Gilgamesh, che trasporta gli ultimi essere umani in fuga da una Terra ormai morta, trova un pianeta perfetto per la vita umana che probabilmente è stato terraformato e successivamente abbandonato.

Ma nulla è come sembra e, benché esso appaia disabitato, terribili creature si nascondono nelle foreste incontaminate: si tratta degli invertebrati, in particolar modo formiche e ragni, che sono stati contagiati dal virus e sono diventati talmente intelligenti da creare delle vere e proprie civiltà, assumendo il controllo dell’intero pianeta.

La guerra tra gli ultimi umani e gli autoctoni per la sopravvivenza ha così inizio…

Insetti e ragni, protagonisti inusuali ma efficaci

Ammetto che non ero particolarmente convinta all’inizio della lettura, soprattutto quando ho fatto la conoscenza di Portia, uno dei ragni modificati dal virus.

Ho avuto l’impressione che si trattasse di qualcosa di grottesco, forzato, eccessivo e senza capo né coda. Mi sono dovuta ricredere.

Anche se magari l’idea dell’autore, spiegata in una sinossi di qualche riga, non vi attira particolarmente perché immaginate orde di ragni che tentano di mangiare esseri umani (e magari, chissà, soffrite pure di aracnofobia come la sottoscritta), prendete in mano questo libro e cominciate a leggerlo: lo divorerete.

I figli del tempo è un’opera pianificata su tutti i piani, dove nulla è lasciato al caso e tutto si intreccia perfettamente.

Le spiegazioni scientifiche dietro le teorie della scienziata, le descrizioni dei pianeti terraformati e dell’utilizzo delle nuove tecnologie sono precise, fantasiose ma, allo stesso tempo, studiate nei minimi dettagli.

Tchaikovsky può vantare un’immaginazione davvero invidiabile, basti pensare alla minuzia con cui ha descritto la civiltà dei ragni: tutto ha un preciso scopo, tutto è governato da un ordine perfettamente equilibrato.

Il lettore assiste allo svilupparsi di una civiltà sempre più simile a quella umana, dove gli invertebrati seguono la stessa strada che hanno intrapreso i primati (Età della Pietra, del Ferro ecc…), ma con l’uso di tecniche e competenze completamente diverse dalle nostre.

Lo stile scorrevole ed accattivante de I figli del tempo tiene il lettore incollato alle pagine

Ciò che ho apprezzato di più è stato sicuramente lo stile.

Pur reggendosi su un gioco estremamente complicato di dettagli, la lettura risulta fluida e veloce; le idee scientifiche sono spiegate con semplicità, rendendo il testo adatto a tutti, perfino ai lettori più giovani.

Le spiegazioni delle varie teorie, i dialoghi, le descrizioni… tutto appare semplice e allo stesso tempo perfetto in ogni più piccola parte, come un ingranaggio dove tutto si incastra con una precisione millimetrica.

L’unica cosa su cui ho avuto dei dubbi è il finale, un pochino scontato. Verso gli ultimi capitoli già ci si immagina come andrà a finire e, purtroppo, tale impressione viene presto confermata. A parer mio, il finale è anche troppo “politicamente corretto”.

Eviterò di fare spoiler, ma vi basti sapere che per certi versi non sembra in linea con la visione globale del libro e, a dir la verità, non sembra neanche frutto dello stesso autore.

A parte questo, I figli del tempo è un’opera che vale la pena di leggere.

Lo stile e la cura nei dettagli vi soddisferà sicuramente! Vi terrà incollati alle pagine, capitolo dopo capitolo e, chissà, magari potrà curare anche coloro che soffrono di aracnofobia! Consigliato con decisione.

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