The Orville: scontro di culture e risate nel quarto episodio! – Recensione

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Ma come si può non amare The Orville? Va detto, senza alcun timore, che la serie fantascientifica di Seth McFarlane è una ventata di freschezza in un genere che negli ultimi anni si concentra su un approccio estremamente serio. The Expanse e i più recenti Star Trek Discovery ed Altered Carbon mostrano come ci sia una tendenza ad offrire agli spettatori una visione seria, anche cupa del futuro, senza un alleggerimento comico che renda più lieve la narrazione.

McFarlane ha voluto dare alla propria serie un tono più ironico, giocando con uno dei suoi strumenti narrativi più apprezzati. Inizialmente ero piuttosto scettico, pure apprezzando creazione di McFarlane come Family Guy, spaventato da come il tono parodistico di una certa fantascienza potesse rivelarsi un divertente filmetto di poche ore allungato per un’intera stagione. Insomma, parlavano del nuovo Star Trek ed io mi aspettavo un Galaxy Quest malamente diluito. Fortunatamente, ad ogni episodio di The Orville mi ritrovo a darmi del pessimista, perché McFarlane ha saputo realizzare una divertente, profonda serie di fantascienza.

Confini inesplorati, il quarto episodio di The Orville, mostra la perfetta alchimia della serie di Seth McFarlane

Confini inesplorati rimarca questa tendenza della serie. La Orville è in missione in una zona di spazio inesplorato, impegnata una missione di mappatura delle stelle che sembra non appassionare particolarmente l’equipaggio. La plancia diventa per un attimo teatro di un cameratismo e di una libertà che solitamente non ci si aspetterebbe in una serie ‘matura’, ma che serve a dare quel tono frizzate e leggero che caratterizza The Orville.

Il punto di svolta è la scoperta di un gigantesco relitto spaziale, una bio-nave che da duemila anni viaggia nello spazio, i cui motori in avaria la hanno portata a seguire una traiettoria che la porterà a scontrarsi con una stella, con conseguente distruzione. Mercier decide di intervenire, ma non è detto che il suo equipaggio sarà bene accolto dagli abitanti della nave.

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Il quarto episodio di The Orville punta ad una tematica piuttosto calda di questi ultimi tempi: il confronto di culture. Coraggioso, McFarlane, molto coraggioso. E soprattutto, una aderenza a quello che è stato lo spirito iniziale della fantascienza narrativa, ovvero il rivedere tematiche attuali decontestualizzate e proposte in un’altra versione, per spingere alla riflessione. L’intento dell’equipaggio della Orville è lodevole, comprensibile e nei panni di Mercier anche io avrei agito in questo modo, ma d’altro canto si tratta di interferire con lo sviluppo di una cultura.

A bordo della bio-nave, infatti, nessuno sa di esser su un’astronave, tutto si basa sul rispetto ad una legislazione stile teocrazia, in cui i precetti di un fantomatico profeta sono divenuti un’arma potente in mano ad un dispotico leader. Il contrasto tra il fanatismo dell’ambiente cittadino e la tendenza ad una maggior apertura mentale di alcuni gruppi rurali, i Riformatori, che invece si interrogano su cosa ci sia oltre i limiti di pensiero loro imposti.

McFarlane struttura molto bene questo episodio, giocando su un filo narrativo da maneggiare con cura, senza mai renderlo ridicolo con la sua ironia. Al contrario i tempi comici di Mercier (che ricordo è lo stesso McFarlane) e del suo equipaggio sono puntuali, a tratti iperbolici ma mai fuori luogo. Prendete il suo dialogo con Isaac su come funzionino le dinamiche di coppie, o la terminologia volgare umana, sono esempi di come mantenere la stessa spinta narrativa dell’episodio (il confronto culturale) ma da un’angolazione divertente, ironica.

The Orville riesce a mantenere anche una gradevole continuità nello sviluppo dei personaggi. Dopo la loro personale traversia, Bortus ed il compagno ora ci vengono mostrati come una coppia in crisi, con un taglio reale e che ironizza magnificamente su certi atteggiamenti tipicamente umani. A tenere però testa è la comandante Grayson, una coriacea (e sempre bellissima, ammettiamolo) Adrianne Palicki. Durante la sua prigionia, l’ex signora Mercier mostra un grinta ed una verve decisamente esplosive, con una parlantina che ricorda in modo sublime gli eroi da action movie degli anni ’80-’90. E poi mi cita nientemeno che Friends, Mercier ma come hai fatto a perdere una donna così, diamine!

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Confini inesplorati ha una trama perfettamente scandita, con il suo solito andamento preciso e studiato per appassionare lo spettatore. Continuo a stupirmi su come The Orville sappia arrivare ad un punto in cui magistralmente preme al massimo sull’emotività (in questo episodio con l’aiuto di un Liam Neeson versione profeta involontario), con un gioco di equilibri che suggestiona sia visivamente che con le musiche, creando quell’empatia che ci rende partecipi delle avventure dell’equipaggio. Ma non troppo, grazie all’immediata battuta o breve siparietto che ci riporta alla dimensione comica di The Orville.

La serie di Seth McFarlane merita di esser considerata nella sua natura e nel suo concept come una produzione indipendente, data la sua piena potenzialità di crearsi una fan base che possa apprezzarla senza dover per forza cercare richiami di altre produzioni. É The Orville, è comica, coraggiosa nei temi che affronta, dissacrante ed emozionante, ha, insomma, tutti gli elementi per dare vita ad un nuovo mito della fantascienza.