Ody-C: Verso Ithicaa. Recensione

Ody-C

Cantaci, o Musa,

di Odyssia,

scaltra e raminga,

che viaggiò verso casa

alfin cessata la guerra

Con un credito di licenza poetica, è questa l’invocazione che ci introduce alla lettura di Ody-C: Verso Ithicaa, il primo volume della serie a fumetti di Image Comics, scritta dallo statunitense Matt Fraction e arricchita dal tratto e dagli inconfondibili colori e disegni di Christian Ward, che il 9 febbraio approderà in Italia grazie a saldaPress.

Al termine di una guerra interminabile, in un lontano futuro e nel cuore dell’Universo, dopo il sacco della città di Troiia-VII e la vittoria finale, Odyssa, Gamen e Ene (le tre regine di Achaea) possono finalmente tornare a casa.

Ma è solo l’inizio di una vera e propria odissea, un viaggio psichedelico in cui le tre donne incarnano la versione femminile e speculare di Ulisse, Agamennone e Menelao.

In viaggio tra mito e fantascienza

Ody-C: Verso Ithicaa, ci racconta l’inizio del viaggio verso casa dell’astronave Ody-C e del suo equipaggio, trasportandoci e immergendoci in un mondo sospeso tra futuro e mito dove fato e scienza si fondonno in un caledoscopio di avvenimenti e  di colori che travolgono letteralmente il lettore.

Una prima cosa che va infatti detta su quest’opera è che Ody-C: Verso Ithicaa sfida apertamente il lettore catapultandolo senza mediazione nell’universo immaginato da Fraction e Ward, un universo dove gli elementi classici dell’opera omerica vengono riproposti completamente trasformati e stravolti, divenendo allo stesso tempo familiari ma anche nuovi.

Così Odyssa, futuristica e fiera Ulisse, si ritrova a navigare raminga in una galassia dominata, per volere divino, da sole donne. Reduce da una lunga e vittoriosa guerra contro la città regno di Troiia-VII e bramosa ormai unicamente di tornare ad Ithicaa dai sui affetti, la forte regina e le sue compagne dovranno nuovamente affrontare il capriccio degli dei.

Non ancora sazie di tanto sangue e sofferenza, gelose del successo delle donne Achaee o semplicemente offese per un sacrificio non dato, la madre-padre Zeus e le altre divinità del cosmico olimpo, continuano a giocare col destino delle mortali guerriere, spingendo la loro nave, la Ody-C lungo rotte inesplorate, lontano da una casa che sembra sempre più irragiungibile.

Oltre a questa trasposizione non convenzionale del racconto omerico, anche la scelta di sostituire la prosa dei dialoghi con una narrazione in versi e l’utilizzo abbagliante del colore, sono elementi che possono rappresentare un’iniziale barriera per il lettore che si appresta ad intraprendere questo viaggio insieme all’eroica Odyssa.

Un mondo classico trasformato dalla creatività

Se qualcuno può sentirsi scoraggiato da questi aspetti, va sottolineato però che per chi ha la tenacia e la curiosità per addentrarsi nel racconto di Ody-C: Verso Ithicaa, ecco che gli elementi più controversi, ma anche più innovativi di questa opera, si trasformano nel suo vero punto di forza.

Pagina dopo pagina si diviene sempre più coinvolti dalle vicende di Odyssa, eroina mai vista nel suo genere eppure allo stesso tempo già conosciuta. I versi diventano così il giusto linguaggio per descrivere una storia avvincente che fonde l’epicità del mito col fascino della fantascienza.

Si capisce allora che la vera musa ispiratrice di Ody-C: Verso Ithicaa è la creatività. Il racconto scritto da Fraction non si limita ad essere un mero tentativo celebrativo dell’Odissea, ma vive di una vita propria che, se da un lato sicuramente si alimenta delle suggestioni che i miti dell’antica grecia hanno lasciato in molti di noi, dall’altro ci racconta qualcosa di sorpendente.

Discorso analogo vale per la scelta grafica fatta da Ward, che riempie le nere profondità dello spazio con un’esplosione di colori, con un tratto ora deciso e concreto, ora più sfumato e psichedelico, quasi a ricordarci che la storia che si sta svolgendo davanti a noi si nutre tanto dell’umana realtà quanto della mitica fantasia.

Ody-C: Verso Ithicaa resta a mio avviso un’opera unica nel suo genere che, superata un’iniziale confusione e possibile smarrimento del lettore che viene letteralmente catapultato in questo mondo classico e fantascientifico allo stesso tempo, merita quel credito di licenza poetica che ci può far sognare di una giovane e futuribile Odyssa persa tra le stelle a sfidare il fato e gli dei per ritrovare la sua strada verso casa.