L’episodio di questa settimana di Star Trek Discovery è uno di quelli che guardi con l’ansia di avere delle risposte di cui hai già un certo sentore, ma attendi comunque quella conferma che ti darebbe tutto un nuovo senso a quanto finora visto. Sfrenata ambizione arriva dopo una settimana di fibrillazione in cui abbiamo teorizzato chi sia realmente Gabriel Lorca e quanto i nostri eroi dovranno faticare per tornare nel loro universo.
Ma è stata soprattutto la settimana di Lorca, siamo onesti. Il sospetto che il capitano non ce la raccontasse giusta aleggiava nell’aria da parecchio tempo oramai, e gli indizi iniziavano ad essere sempre più evidenti. In Il lupo dentro eravamo totalmente concentrati sulla figura di Ash Tyler, altro grande mistero della serie, che ha mostrato infine la sua vera natura, distogliendoci in parte dallo strano comportamento di Lorca.
Star Trek Discovery risponde in modo appassionante ad un dubbio su uno dei personaggi cardine della storia!
Con Sfrenata ambizione non ci sono più ostacoli, tutto si concentra su Lorca ed il suo rapporto con la Burnham. Star Trek Discovery ha sempre mostrato un interesse particolare del capitano per la prima ammutinata della storia della Flotta Stellare, una particolare propensione che a lungo ha stuzzicato la nostra curiosità. Anche un capitano poco avvezzo a seguire i regolamenti avrebbe titubato nel salvare una reclusa in trasferimento, ma Lorca non ha esitato, convinto che la Burnham fosse un’arma per vincere la guerra con i Klingon. E se non fosse quella la sua ragione?
Lo scorso episodio ha iniziato a mostrare qualche tassello di quello che è il piano di Lorca, ma solo con quest’ultimo episodio abbiamo capito quale machiavellico genio sia il personaggio di Jason Isaac. E soprattutto, da dove venga realmente. Come dicevo prima, ormai ne eravamo più che certi, ma mancava la conferma ufficiale: Lorca viene dall’Universo dello Specchio. La rivelazione colpisce duramente la Burnham, che ricollega i diversi indizi che la guidano in questa scoperta solo dopo aver incontrato la massima carica dell’Impero Terrestre: l’Imperatore Georgiou.
Arrivata al suo cospetto per presentare il ricercato Lorca, la Burnham lentamente scopre come ci siano alcuni dettagli sulle dinamiche dei giochi di potere dell’Impero Terrestre che rendono la sua presenza in questo universo una necessità per qualcuno, una persona di cui pensava di potersi fidare ma che evidentemente non è stato propriamente sincero. Ossia Lorca.
Narrativamente parlando, la progressione con cui arriviamo all’evento clou di questo episodio di Star Trek Discovery è perfettamente scandita. Ogni azione ed ogni momento sono studiati per enfatizzare le differenze tra Impero e Federazione, fino all’istante in cui la Burnham non getta la maschera e confessa la sua provenienza. Ottimamente valorizzata la durezza con cui Burnham affronta la vita nell’Universo dello Specchio, grazie ad una recitazione minimal ma mai sottotono di Soneqa Martin-Green, capace di usare in modo suggestivo il proprio sguardo, trasmettendo una gamma di emozioni che vanno dalla paura alla comprensione, passando per la delusione. Questa sensazione è particolarmente evidente nel suo dialogo con la Georgiou, un momento davvero ben studiato, dove ogni spiegazione della Imperatrice diventa un ennesimo dettaglio che guida la Burnham in un viaggio a ritroso che le consente di comprendere la verità. Stilisticamente valida la scelta di accompagnarci in questa sopraggiunta consapevolezza con un flashback rapido in cui ripercorriamo gli attimi salienti in cui la natura di Lorca era mostrata, con un finale in cui lo stesso capitano, fino a quel punto fedele al suo personaggio, ci viene mostrato nella sua reale identità. Episodio costruito a pennello, sotto questo aspetto.
Meno convincente la parte dedicata a Stamets, il meccanismo vivente del motore a spore. Entrato in coma dopo il salto imposto da Lorca per tornare al suo universo, nel multiverso del micelio incontra la sua controparte dell’Universo dello Specchio. L’idea di questo strano incontro non è malvagia, ma viene rovinata dalla necessità di inserire anche il defunto Hugh. Come mai figura in questa visione del multiverso? La sua presenza sarebbe anche gradevole, con un giusto commiato tra i due innamorati, ma stona perché non ci sarebbe motivo per cui l’anima di un morto sia ancora presente nel multiverso. Peccato, perché in quest’ottica la presenza di Hugh è utile solo a mettere in guardia Stamets delle reali intenzioni del suo doppelganger, prima di un finale assolutamente scontato.
A bordo della Discovery si continua a studiare il tenente Tyler, la cui natura getta confusione su medici e colleghi. Nessuno riesce a comprendere chi sia realmente in questa situazione, e solo L’Rell ha le risposte. La linea narrativa di Tyler è coinvolgente, si basa su questa sua doppia identità che sembra non avere una definizione netta, in cui entrambe le componenti sono ormai compromesse. In Sfrenata ambizione potremmo arrivare alla conclusione di questa emozionante e intrigante vicenda, ma ho come il sospetto che non sarà così semplice salvare l’anima di Tyler.
Sfrenata ambizione è un episodio centrale, anche se non riesco a ritenerlo uno dei migliori. Per quanto sia stata curata con una perfezione quasi maniacale la parte dedicata a Burnham e Lorca, con un’esaltazione delle difficoltà della donna in una situazione decisamente ardua, Stamets e il suo passaggio nel multiverso non mi hanno convinto pienamente, con quell’addio a Hugh che perde la sua dimensione emotiva per esser più un deus ex machina con cui dare senso alla situazione. Al netto di pregi e difetti, complice una regia ed una scenografia decisamente da mozzare il fiato, Star Trek Discovery conferma ancora una volta di esser una buona serie TV, perfettamente inserita all’interno del canone di Star Trek.